Se non è fallito non riformatelo. Le autorità sanitarie non prestano attenzione a queste parole di cautela, perché il loro piano per riformare la sanità in Thailandia non si gioca sul dare servizi migliori a 49 milioni di persone, ma solo per riprendersi il loro potere.
Il sistema di copertura sanitaria universale ha messo la Thailandia all’avanguardia nel mondo. Ma per il ministro della sanità significa perdere il vecchio potere. Cosa c’è quindi da essere felici?
Prima il ministero della sanità controllava tutti i portafogli di salute pubblica. Non più dopo l’introduzione della copertura sanitaria universale da 30baht, il cavallo di battaglia che diede a Thaksin una vittoria elettorale gigantesca nel 2001.
Con la legge della sicurezza sanitaria nazionale del 2002, la finanza del sistema sanitario è gestito dall’agenzia della sicurezza sanitaria nazionale, NHSO, che gestisce, oltre ai fondi secondo la densità di popolazione col principio di equità, l’acquisto di medicine ed forniture medicali.
Acquisti di massa per tutti gli ospedali del paese sono più efficienti nei costi. Il sistema di acquisto è anche più trasparente perché gruppi della società civile e gruppi di pazienti hanno la parola nelle decisioni.
Il risentimento del ministero sulla perdita del controllo sulla finanza e di potere è comprensibile.
Se si considera che la spesa corrente per la copertura sanitaria obbligatoria è di 147 miliardi di baht, è persino più comprensibile perché il ministero della sanità voglia assumere questo sistema.
Perché ora? Perché i precedenti tentativi con i governi civili sono tutti falliti.
Con la democrazia i gruppi della società civile e dei pazienti potevano resistere liberamente agli sforzi di cambiare il sistema. I politici avevano paura di perdere voti, ma il governo militare ha cambiato il gioco.
Dal golpe del 2014, la burocrazia sostenuta dai militari ha usato il potere per riportare in auge politiche impopolari per servire agli interessi costituiti su tutti i fronti: dal cacciare dalle foreste i poveri, alla liberalizzazione totale dell’industria mineraria, ai grandi progetti come le dighe distruttori dell’ambiente, alle centrali a carbone e ai porti profondi, usano i poteri militai per sopprimere l’opposizione sociale.
Naturalmente il ministro della sanità non vuole perdere questo treno. Se non lo fanno ora, sanno di non potere mantenere il vecchio potere sotto un sistema democratico.
Questo dimostra ancora una volta come i colpi di stato fanno male alla nostra salute.
Ovviamente i tecnocrati del ministero hanno bisogno di giustificare i cambiamenti. Ed hanno il più grande sostenitore. Nel 2015 il primo ministro Prayuth attaccò il sistema di sanitario universale perché è una politica populista insostenibile. A ciò seguirono le indagini da caccia alle streghe contro NHSO che alla fine congelò i servizi sanitari.
La rabbia generale terminò quando lo stesso Prayuth dovette usare il potere assoluto garantitogli dall’articolo 44, ora strumento di riparazione generale quotidiano, per ordinare a NHSO di continuare le operazioni. Ma il casino non si è fermato qui.
Si creò immediatamente un comitato per emendare la legge del 2002 creando più controversie. Sostengono le proposte del ministro di far pagare in parte ai pazienti il trattamento sanitario, di trasferire l’autorità di acquisto del NHSO, di aumentare la rappresentazione delle autorità di stato nel consiglio del sistema universale, e di impedire agli ospedali di usare il proprio budget della assistenza sanitaria universale per pagare i salari del personale e altre spese degli ospedali.
Affermano che la partecipazione ai pagamenti salverà dalla bancarotta il sistema sempre più costoso, che NHSO non ha autorità legale di comprare medicine, che si deve riaggiustare la partecipazione nel comitato e che è illegale per gli ospedali usare quel budget per altri scopi.
Sono argomenti che per lo meno ingannano.
La prima vera cosa: il sistema di compartecipazione. Si assume qui che il sistema sanitario universale, conosciuto anche sistema della carta dorata, sta mandando a secco le banche e quindi la gente deve contribuire. Questa ragione è falsa su vari punti.
Per iniziare, il costo procapite del sistema universale sanitario è 147 miliardi per 49 milioni di persone, 3109 baht a testa questo anno. Nel frattempo il governo spende 71 miliardi di baht per solo 5 milioni di persone della burocrazia e le loro famiglie.
14200 baht a testa, quattro volte maggiore di quello che hanno chi pagano le tasse.
Discorsi sulla spesa e l’insostenibilità, certo, ma non è questo a preoccupare il governo.
Fa impazzire il cittadino ordinario ascoltare i burocrati con i loro privilegi della assistenza sanitaria accusarli di non prendersi cura bene della loro salute, poiché possono godersi un trattamento medico libero. L’accusa che il sistema sanitario obbligatorio non sia sostenibile crea anche un risentimento diffuso tra la gente se si considerano le spese folli dei militari per gli armamenti.
Sebbene il governo abbia provato a trascurare la proposta di compartecipazione, ci sono valide ragioni di preoccupazione. Le costituzioni precedenti affermavano chiaramente che il sistema sanitario senza spese ed uguale per tutti è un diritto. L’attuale costituzione omette questa clausola, ma stabilisce che i poveri hanno diritto all’assistenza sanitaria.
Inoltre il governo ha iniziato la registrazione dei poveri affinché siano eleggibili all’assistenza dello stato. 14 milioni di poveri lo hanno fatto. Se diventasse realtà la compartecipazione ai costi, è possibile che 14 milioni avrebbero un sistema sanitario gratuito. Ne rimarrebbero fuori oltre 35 milioni di persone.
Non è neanche chiaro come funzionerà il sistema proposto di compartecipazione. Ma la paura dell’imprevedibilità e della bancarotta impedirà alle persone di avere un trattamento appropriato. Il sistema di compartecipazione può essere facilmente distorto per favorire chi può pagare di più mentre il trattamento gratuito sarà solo per i senza nulla.
In sostanza ritorneranno a perseguitarci l’ineguaglianza, la disparità e la sofferenza a causa di un sistema sanitario costoso dei tempi andati.
Grazie alla rabbia generale il governo ha fatto marcia indietro per lo meno temporaneamente. Il comitato alla fine, incaricato di cambiare la legge del 2002, ha annunciato che non ci sarà alcuna compartecipazione alle spese almeno per il momento come temuto, ma non è stata abbandonata l’idea.
I militanti dei diritti che hanno provato a combattere le altre proposte senza riuscirci, sostengono che se si lascia l’acquisto delle medicine e dell’equipaggiamento medicale al ministero della sanità in un sistema chiuso, ritornerà la vecchia corruzione. Se il ministero assume il doppio ruolo di compratore e fornitore di servizi si alimenta l’inefficienza.
NHSO, nel frattempo, ha bisogno di sostenere i loro acquisti con la ricerca. Poter acquistare in massa comporta una riduzione immensa di costi, medicine poco costose e più assistenza alla gente. E se NHSO sarà alla fine dominato dalle autorità mediche come previsto, è certo che il sistema di assistenza sanitaria come lo conosciamo non ci sarà più.
Gli ospedali di comunità son preoccupati con il declino della qualità dell’assistenza sanitaria se i capi a Bangkok l’hanno vinta. Al momento permettere agli ospedali di comunità di stato di gestire salari e la finanza del sistema sanitario universale insieme crea flessibilità ed efficienza perché differenti popolazioni hanno bisogni differenti.
Se i due differenti finanziamenti sono separati strettamente, il costo pro capite sarà inferiore significativamente. La flessibilità se ne sarà andata. La qualità dei servizi e il raggiungimento ne soffriranno.
I tecnocrati del ministero continuano ad insistere che la legge non permette davvero questa pratica. Ma se funziona, e se vogliono cambiare la legge della assistenza sanitaria per migliorarla, perché non renderla legale?
Si riduce tutto al gioco di potere del ministro della salute per riprendersi il vecchio potere. E vogliono concludere il gioco a loro favore prima che cambi l’atmosfera politica.
Il sistema sanitario universale fu possibile grazie alla democrazia. E attraverso di essa continuerà a dare benefici alla gente. Prima ci saranno le elezioni generali, prima la gente potrà usare il proprio potere di voto per mantenere quello che vedono come fondamentale per la loro vita.
In un paese dove trionfano le più crasse ineguaglianze come la Thailandia, un sistema sanitario libero colma le differenze ed aiuta a mantenere sotto controllo le frustrazioni della gente che potrebbero esplodere anche violentemente. Se le elite al potere non riescono a comprenderlo la situazione futura potrebbe non essere ancora rosea.
Sanitsuda Ekachai, BangkokPost