Pravit Rojanaphruk si è recato alla divisione della polizia per la soppressione del crimine informatico per ascoltare le accuse che gli rivolge la polizia.
Con Pravit erano presenti oltre al suo avvocato Yaowalak Anuphan, responsabile di Thai Lawyers for Human Rights, anche i rappresentanti delle ambasciate francese, tedesche, britannica e canadese a Bangkok, l’Ufficio dell’ONU dell’Alto commissariato per i diritti umani, e un rappresentante della Comunità Europea, e Kingsley Abbott del International Commission of Jurist, ICJ.
All’arrivo alla polizia Pravit ha promesso comunque di continuare a parlare a viso aperto sulla giunta militare nonostante le accuse di sedizione rivoltegli dalla giunta del NCPO.
“Non sono sorpreso delle accuse. Come tutti sappiamo viviamo sotto il regime del NCPO. Chiunque lo critichi deve pagarne il prezzo”.
Pravit ha detto “Ho visionato il contenuto delle denunce ed insisto nel dire che è un abuso della legge di sedizione. E’ una legge che è usata per mettere la museruola a chi critica la giunta sui media sociali”. Uso uguale è quello fatto con la legge del crimine informatico.
Da quanto appreso dalla polizia, Pravit ha detto che sarà processato in due processi separati. Uno è a causa di due post di febbraio 2016 su Facebook critici della bozza costituzionale del regime militare.
Il secondo processo sono cinque posti di Facebook di giugno e luglio in cui criticava il capo della giunta Prayuth Chanochoa e il suo governo militare.
In entrambi i processi le accuse sono di sedizione e di violazione della legge del crimine informatico con la pena complessiva che potrebbe arrivare fino a 14 anni di carcere.
Pravit è stato oggetto per ben due volte di detenzione senza mandato e processo per “aggiustamento di personalità”. Dopo la seconda detenzione senza processo Pravit fu costretto a licenziarsi da un noto giornale thailandese di lingua inglese. Attualmente lavora presso Khaosodenglish.
Recentemente Pravit è stato insignito proprio per la sua attiva opposizione democratica e pacifista alla giunta militare al premio per la libertà di stampa di CPJ di New York, dove dovrebbe recarsi a novembre per ritirare il premio, giunta permettendo.
Un riconoscimento al suo impegno di democratico e pacifista è stata espresso anche dal giornale presso cui lavorava prima, NationMultimedia, da cui fu costretto a dimettersi.
Scrive Human Rights Watch da New York:
“Il governo militare thailandese ha accusato un giornalista e due critici importanti di sedizione e di reati informatici per commenti critici alla giunta….
Le accuse penali contro Pravit Rojanaphruk,…, Pichai Naripthaphan, ex ministro dell’energia, e Watana Muangsook, ex ministro dello sviluppo sociale e della sicurezza umana, sono gli ultimissimi esempi del disprezzo del governo thailandese per i diritti alla libertà di espressione e dissenso pacifico”.
Brad Admas di HRW ha chiesto che queste accuse molto dubbie siano fatte decadere immediatamente.
HRW denuncia che le accuse rivolte ai tre, tra i quali Pravit, si basano sulle critiche fatte sui problemi economici e politici sotto la giunta, e per Watana anche il sostegno dato all’ex premier Yingluck Shinawatra, deposta dal regime militare, per la sua battaglia legale per la politica di sostegno al prezzo del riso.
HRW denuncia come la legge della sedizione che prevede la prigione fino a sette anni sia stata formulata in modo vago nell’articolo 116 del codice penale thailandese, rendendolo così usabile per chiudere la bocca ai dissidenti.
“Chiunque renda chiaro al pubblico mediante discorsi, scritti o altri metodi qualcosa che non è un atto all’interno dello scopo della costituzione o che non è espressione di onesta opinione o critica, (a) per causare un cambio nelle leggi o nel governo con uso della coercizione o violenza, (b) per sollevare confusione o disaffezione tra la gente al punto di causare disordini nel regno, o (c) affinché la gente violi la legge…”
In questo quadro chiunque esprime una voce di dissenso o di critica, o mostra sostegno all’ex premier Yingluck è una minaccia alla sicurezza nazionale e quindi passibile di essere accusato di sedizione.
La stessa legge del crimine informatico dà vasti poteri alla giunta e ai suoi organi di bloccare le voci che presentano verità distorte o false informazioni.
Dal golpe militare del maggio 2014 almeno 40 persone sono state accusate di sedizione tra i quali “l’ex ministro dell’istruzione Chaturon Chaisaeng per un discorso fatto al Foreign Correspondents Club of Thailand; il militante delle magliette rosse Sombat Boongamanong per articoli su Facebook e Twitter che invitavano le persine alle manifestazioni contro il golpe…”, per chi ha chiesto giustizia per i 99 morti della repressione di Ratchadaprasong; per i 14 militanti del Movimento della Nuova democrazia.
Tra gli accusati c’è persino l’avvocato difensore di molti imputati in processi contro la libertà di espressione Sirikan Charoensiri per aver dato assistenza legale ai manifestanti pacifici. Unico esponente delle magliette gialle è Veera Somkwamkid perché postò un questionario satirico sulle presunte conquiste di questa giunta militare.
Come ricorda HRW, il comitato dei diritti umani dell’ONU, presso cui la Thailandia ha sempre cercato un posto in vista, ha scritto:
“Il solo fatto che forme di espressione siano considerate un insulto ad una figura pubblica non è sufficiente per giustificare l’imposizione di pene… inoltre tutte le figure pubbliche, comprese quelle che esercitano la più alta autorità politica come capi di stato e di governo, sono legittimamente soggetti alla critica e all’opposizione politica. Di conseguenza il Comitato esprime preoccupazioni sulle leggi su questi argomenti come la mancanza di rispetto all’autorità e la protezione dell’onore dei pubblici ufficiali come l’esercito o l’amministrazione.”
“Dopo oltre tre anni al potere la giunta Thai non è riuscita a mostrare un reale impegno per controbatter le pratiche abusive dei diritti o nel difendere le libertà fondamentali” ha detto Adams. “I governi nel mondo devono richiamare la Thailandia che afferma di rispettare i diritti mentre li viola di proposito”