Da una parte Nugraha, che ha sulle spalle una storia di droga anche lui, l’ondata di gente che arriva suggerisce che la sua enfasi sulla riduzione del danno funziona. Dall’altro, la crescita di tossicomani da metamfetamina sembra sottolineare un’altra repressione della polizia nel paese che è convinto di trovarsi al centro di un’epidemia di droga.
“Lavoriamo sempre di più non perché la gente ha problemi di droga ma perché hanno problemi legali” dice Nugraha.
Con vari mezzi che vanno dalla disintossicazione forzata, lunghe sentenze di carcere e pena capitale, il governo indonesiano di Joko Widodo fa tutto quello che può per restare a galla in un paese pieno di droga.
La retorica ha avuto il suo massimo quando Widodo, in un discorso alla polizia, invitò a sparare per uccidere i trafficanti, specie stranieri, che resistono agli arresti, chiaramente copiando una pagina dal suo amico filippino Rodrigo Duterte.
“Uccideteli” scrissero i media locali citando Widodo. “perché davvero siamo un una posizione di emergenza”. I suoi commenti giunsero ad una settimana dopo che la polizia uccise un uomo di Taiwan che si disse avesse resistito agli arresti, mentre provava a contrabbandare una tonnellata di shabu nel paese dalla Cina.”
Tra tutte le droghe sembra che lo shabu sia la scelta su cui ricade il paese. I dati più recenti dell’ONU mostrano che furono sequestrate 4 tonnellate nel 2015, proveniente dalla Cina, Iran e Malesia.
Mentre la retorica da macho può piacere agli elettori, gli stessi poliziotti antidroga del presidente dicono che la diffusione della droga è spesso ingigantita, e serve a distrarre da metodi costruttivi di prevenzione e trattamento della dipendenza.
“Non è un’emergenza” dice Bali Moniaga del comitato nazionale della droga, il quale comunque afferma che l’uso della roga è allarmante. “Una cosa è sequestrare e arrestare, ma dobbiamo essere attenti al trattamento e alla prevenzione. Puoi sequestrare una tonnellata di shabu ma il mercato è pronto a rimpiazzarlo.
Bali Moniaga poi ha detto che non stava prendendo le distanze dell’agenzia dalle parole del presidente. “Non voglio dare l’impressione che siamo in una crisi. Il problema è reale. Siamo quasi in una situazione pericolosa”
Rigetta però le affermazioni secondo cui l’Indonesia è sullo stesso sentiero delle Filippine.
“Non c’è alcuna nuova politica come nelle Filippine. Abbiamo legge e democrazia. Il presidente esprimeva solo il suo sentimento. La legge non permette simili omicidi” dice Bali Moniaga.
Eppure Widodo corre per la rielezione nel 2019 ed è pronto ad afferrare il tema dell’uomo forte populista in un anno che ha visto i conservatori islamici sconfiggere e poi incarcerare l’ex governatore di Giacarta, Basuki Purnama, un tempo suo alleato. L’uso della droga è un grande tabù in Indonesia e sono valutati dimostrazione esterne di pietà.
Widodo è un sostenitore entusiasta della pena di morte del paese per trafficanti e signori della droga. Diciotto persone sono state condannate a morte nei tre anni di presidenza di Widodo, più che nell’intero decennio del suo predecessore.
“La gente lo sosterrà perché crederà che il governo sta facendo qualcosa per aiutarli e credono che la droga sia un male” dice Yohan Misero, difensore pubblico con LBH Masyarakat in casi di droga. “Spara per uccidere è difficile da monitorare. Ce ne sono pochi casi al giorno. Non genera la stessa attenzione che hanno gli ordini di Duterte di uccidere per strada, qualcosa che la gente non tollererebbe”
Permettere che la polizia uccida i trafficanti porterà ad indagini ed è facile ad essere abusata. Chi applica la legge, come anche guardie carcerarie e giudici, sono colti mentre accettano mazzette dagli spacciatori o mentre distolgono lo sguardo quando i signori della droga gestiscono il traffico dalla cella. Lo scorso anno l’agenzia disse che i tre quarti del commercio di droga dal valore di miliardi di dollari era gestito dalle prigioni del paese.
“Meglio mandare i sospettati in tribunale” dice Misero. “Ucciderli pone il rischio di distruggere un’indagine se hanno informazioni utili quali legami con le alte file della polizia o della mafia”
Non è chiaro se l’Indonesia ha un problema di droga. BNN stima che 5 milioni di persone hanno usato la droga occasionalmente o hanno problemi di dipendenza. Questo dato potrebbe essere esagerato. Varie ricerche suggeriscono che il numero reale potrebbe aggirarsi attorno ad un milione di persone.
Nel passato Widodo citò un lavoro dell’università indonesiana che direbbe che muoiono ogni giorno per overdose una cinquantina di indonesiani. Questi risultati, dice Misero, erano ricavati da un conto doppio e dalle estrapolazioni dei risultati incerti su tutta la popolazione.
Moniaga sostiene che il paese ha bisogno di dati migliori: “Abbiamo bisogno di un’indagine indipendente. Non ho fiducia della grandezza dei campioni o della metodologia”.
Anche così, una volta nel giro, i tossicomani potrebbero trovare difficoltà nel trovare un trattamento. Nel 2016 il governo stanziò 5,5 milioni di euro per il trattamento mirato ad aiutare 150000 persone. Quest’anno il fondo si dimezzerà. A paragone il fondo per il BNN è di 76 milioni di euro.
Chi è condannato per uso di stupefacenti può essere costretto ai programmi di riabilitazione. Per il primo reato non è data esenzione ed il trattamento si attesta sulla crisi di astinenza seguita da un’astinenza feroce. I rappresentanti del governo hanno minacciato di tagliare il trattamento con metadone usato per gli eroinomani, secondo la paura che il metadone sostituisca l’eroina come droga.
“C’è una crisi della droga ma solo perché le autorità prendono di mira i pesci piccoli ed ignorano i re che fanno entrare la droga con i container” dice Nugraha.
Jeffrey Hutton, SCMP