Secondo alcuni analisti il governo thai e i militanti islamici sembrano abitare un falso processo di pace.
Entrambe le parti hanno bisogno di trovare un approccio nuovo.
Si devono superare le divisioni nell’insorgenza permettendo dei negoziati collettivi con il governo thai, mentre la giunta al potere deve smettere di ignorare le lamentele storiche e culturali che intercorrono tra la popolazione del meridione e lo stato Thai.
Ci deve essere giustizia per i civili innocenti uccisi o feriti delle due parti.
Solo se si affrontano queste questioni, ci potrà essere speranza per un processo di pace, che fu lanciato nel febbraio 2013 a Kuala Lumpur dal premier del tempo Yingluck Shinawatra con un’iniziativa che era poco più di un atto di fede nella possibilità di una soluzione politica della crisi.
I musulmani rappresentano meno del 6% della popolazione thailandese, ma sono il 90% nelle tre province del meridione thailandese. Qui hanno una maggiore affinità con la la confinante Malesia a maggioranza musulmana che rispetto al cuore a predominanza buddista della Thailandia.
Da oltre un decennio insorti armati alla ricerca dell’indipendenza lanciano attacchi terroristici che hanno fatto migliaia di morti.
L’attuale iniziatica di pace ebbe una partenza difficile. Il principale gruppo islamico che guida i militanti separatisti della regione, BRN, inviò dei suoi rappresentanti ai colloqui ma parvero volerli distruggere facendo richieste dure che includevano il rilascio di tutti i detenuti accusati di tradimento.
Richiese anche la partecipazione della comunità internazionale e chiese al governo thai di riconoscerli come i soli rappresentanti della popolazione della regione, cinesi e thai compresi. Bangkok rigettò le richieste dando al BRN il pretesto per abbandonare i colloqui che fecero alla fine del 2013.
Un altro colpo fu inferto all’iniziativa quando Yingluck, il loro principale sponsor, fu rimossa dal governo con una sentenza di tribunale seguito poi dal golpe del 2014. I militari, che da allora gestiscono il paese, non erano stati coinvolti strettamente nei colloqui di pace. Fonti dei militari sostengono che i generali non vennero a sapere dell’iniziativa se non pochi giorni prima dell’inizio.
Questo spiega in parte perché il primo ministro Prayuth Chanochoa, capo del golpe del 2014, attese vari mesi prima di fare la visita ufficiale in Malesia per chiedere a Kuala Lumpur di “facilitare i colloqui”. Rifiutandosi di considerare i negoziati col solo BRN, la giunta chiese a tutti i gruppi separatisti di trattare col governo sotto una bandiera comune.
L’insorgenza è ora rappresentata da MARA Patani, un ombrello organizzativo costituito di movimenti separatisti malay che sono stati ringalluzziti dalla Malesia ed altri nella comunità internazionale.
Comunque il BRN si rifiuta di entrare nel MARA Patani. Poiché controlla virtualmente tutti gli insorti attivi, il BRN crede di dover dettare i termini dei negoziati. Un pugno di militanti di livello medio si sono uniti a MARA Patani, ma i rappresentanti del governo e fonti separatiste hanno detto che queste persone non hanno un mandato dal consiglio reggente del BRN che controlla i militanti.
Gran parte degli analisti sostiene che non ci sarà un progresso nei negoziati senza il ritorno del BRN al tavolo dei negoziati. MARA Patani non ha grande influenza sui combattenti nonostante gli sforzi di convincerli, al contrario del BRN. Molta ruggine resta tra i due gruppi.
Un militante del BRN ha detto a questo giornale che il gruppo ha chiarito che considererà di unirsi ai negoziati di pace solo se il governo accetterà alcune delle sue richieste, essenzialmente che i membri della comunità internazionale debbano mediare il processo di pace. Il BRN sostiene che questa richiesta è in linea con le pratiche internazionali in conflitti simili come a Mindanao e ad Aceh.
Uno degli ostacoli al processo è l’insistenza di Bangkok secondo cui le discussioni devono aderire alla costituzione thailandese che afferma l’indivisibilità del regno. Il BRN ha detto che la posizione di Bangkok è un blocco, e che non non entrerà nei colloqui se non si cambia quella clausola costituzionale. In cambio il BRN comunque non proporrebbe la questione dell’indipendenza.
Nelle scorse settimane il BRN ha accettato di addolcire le proprie posizioni e dare al governo e a MARA Patani qualche spazio di manovra.
Secondo fonti thai, Abdulloh Waemanor, membro anziano del consiglio del BRN, ha inviato un messaggio al governo thai attraverso il facilitatore malese in cui dice che il suo gruppo non saboterà gli sforzi di creare una zona di sicurezza demilitarizzata nella regione.
Di questo se ne discusse in un incontro recente tra i negoziatori thai e MARA Patani a Kuala Lumpur. Le due parti pensano di annunciare il primo distretto da designarsi come zona di sicurezza al prossimo incontro previsto per fine agosto o inizio settembre.
A Bangkok hanno ben accettato la notizia, ma una fonte del BRN ha detto che Waemanor era stato diplomatico, ed invitò le parti a non legger troppe cose in quel gesto. I militanti del BRN sul terreno dicono che c’è molta animosità tra loro e MARA Patani. Alla fine il significato del gesto dipenderà da quanto significativi vorranno essere Waemanor e il consiglio del BRN.
Un altro problema è che MARA Patani vuole che la Thailandia garantisca l’immunità legale ai suoi membri specie quelli che hanno sulle spalle mandati di arresto. Comunque Bangkok resiste.
“Il ministro della giustizia è contrario all’idea di dare ai capi separatisti l’immunità per paura di un contraccolpo politico e della possibilità che instauri un precedente non voluto.” ha detto un rappresentante del governo.
Mentre resta la divisione nel campo dell’insorgenza tra MARA Patani ed il BRN, ci sono segni di scontri interni ai generali in capo. Alla fine di giugno il vice ministro della difesa Udomdej Sitabutr disse che MARA Patani potrebbe non essere il gruppo giusto per parlare a causa della mancanza di controllo sull’insorgenza.
Questa affermazione ha fatto irretire il generale Aksara Kerdpol, capo negoziatore per il governo. Aksara ed altri esponenti del governo tra i quali lo stesso Prayuth credono che se il BRN vuole unirsi ai colloqui deve essere sotto l’ombrello del MARA Patani.
Omicidi extragiudiziali
Il BRN non cambierà idea finché Bangkok non accetterà di internazionalizzare il processo. Permettere a governi stranieri, però, di sedersi al tavolo del negoziato potrebbe rivelarsi impopolare presso i Thailandesi che si sono dimostrati indifferenti alle rimostranze storiche e alla narrazione culturale dei malay del meridione che li rende totalmente differenti dal resto del regno.
In aggiunta le accuse di omicidi extragiudiziali e di assassini da entrambe le parti hanno incupito l’atmosfera recente. Membri del BRN accusano i capi militari thailandesi di ignorare gli omcidi extragiudiziali dei sospettati.
In precedenza i militanti avevano accresciuto gli attacchi contro obiettivi civili, come pure gli attacchi al di fuori della regione meridionale. Ad agosto 2016 i militanti del BRN portarono avanti un’ondata di attacchi con bombe e incendi in sette province nel meridione non musulmano, zona turistica per stranieri e thailandesi.
L’incursione di due giorni dimostrò che il BRN ha ancora le capacità per infliggere danni e di minare l’apparato della sicurezza. Ma né la dimostrazione di forza né gli omicidi extragiudiziali delle autorità sembrano aver avvicinato una soluzione.
Se il regime militare non riconsidera la propria posizione permettendo alla comunità internazionale di aiutarli nel processo di pace, la Thailandia si troverà davanti ad un altro decennio di conflitti letali a bassa intensità.
Con l’assistenza di facilitatori internazionali entrambe le parti potrebbero esplorare idee possibili, come le regole di ingaggio a livello operativo, accordi di cessate il fuoco per diverse piccole aree ed altre misure di costruzione della fiducia.
Circa settemila persone sono state uccise in scontri legati all’insorgenza dal gennaio 2014. La giunta deve smettere di pretendere di controllare la situazione e di essere riuscita a contenere l violenza nel lontano meridione.
Il BRN ha già dimostrato che è capace di condurre operazioni al di fuori dell’area tradizionale del profondo meridione e che vuole esportare la sua campagna in altre regioni.
Sul lato dell’insorgenza, il BRN e MARA Patani devono superare le proprie differenze e pensare seriamente ad una divisione del lavoro. MARA Patani potrebbe agire da ala politica del movimento con il BRN che mantiene il controllo sui militanti, Insieme le due braccia potrebbero negoziare con i thailandesi.
Ci deve essere anche giustizia per le vittime: musulmani che sono stati uccisi illegalmente dai soldati e civili buddisti uccisi dall’insorgenza per demoralizzare la popolazione locale e screditare la sicurezza.
Un’inchiesta indipendente sulle atrocità commesse da entrambi gli schieramenti aiuterebbe a costruire la fiducia in un processo di pace che zoppica sin dall’inizio.
Don Pathan, AsiaNikkeiReview Asia Conflict and Security Consulting.