Per quanto incredibile possa sembrare la giunta thailandese ci prova ancora a farlo credere, dopo quasi tre anni e mezzo dal golpe del maggio 2014.
E’ sconcertante, se non enigmatico, il fatto che vogliono far credere che non c’è mai stato un golpe e che non sono dei dittatori.
Una settimana fa, il vice capo della giunta militare generale Prawit Wongsuwan scrisse in dettaglio alcune istruzioni che sono state poi riprese dalla onnipresente giornalista Wassana Nanuam.
Il Generale Prawit ha intrapreso una missione impossibile quando ha istruito un gruppo di nuovi 27 funzionari militari di ambasciata da mandare all’estero.
La prima affermazione degna di nota fu che avrebbero dovuto dire al mondo che la Thailandia oggi non è una dittatura, ma “una democrazia senza elezioni”.
Non sono certo di come potranno convincersi molti stranieri di questa distinzione, ma di certo sarà un buon argomento di apertura di conversazione nelle feste e magari darà luogo a qualche risatina se non proprio a delle risate.
E non è stata l’ultima istruzioni di Prawit. Secondo Wassana, il vice capo della giunta ha detto ai funzionari nuovi di insistere anche sul fatto che la giunta, il cui titolo formale è Consiglio Nazionale per la Pace e l’Ordine, non è una dittatura perché non ha mai ucciso o ferito nessuno ed aderisce alla democrazia.
Devo confessare d’aver perso il conto di quanti sono stati arrestati detenuti senza accusa dalla giunta, incluso me stesso, oltre a due accuse di sedizione lanciatemi dalla polizia cibernetica perché ho criticato la giunta su Facebook. Ho perso il numero dei funzionari di governo trasferiti dal potere assoluto del capo della giunta Prayuth in base l’articolo 44 della costituzione ad interim ora defunta.
Per non parlare di come il boss di Prawit, Prayuth, si sia vantato di recente di non dover assumersi alcuna responsabilità per l cose che fa. Parla del potere privo di ogni responsabilità.
Persino Wassana stessa ha sottolineato in uno dei due post in cui scrive delle istruzioni: “Sarà un bel casino! Come faranno a spiegarlo?”
Ma non era la fine delle istruzioni. Discutibilmente la più difficile tra le istruzioni dovette aver mandato gli ascoltatori nel regno dell’incomprensione. Prawit, che non è solo vice primo ministro ma anche ministro della difesa, ha detto agli ufficiali di dire al mondo che quello che si ebbe il 22 maggio del 2014 non è stato difatti un colpo di stato.
“Non facemmo un golpe. Era solo l’uso del potere nell’amministrare il paese attraverso un atto di un golpe soltanto”. Nel caso che gli ufficiali avessero trovato le istruzioni di sopra incoerenti, o persino illogiche, non avrebbero dovuto correre il rischio di offendere il loro superiore, perché il vicecapo della giunta Prawit terminò questa specifica istruzione affermando: “Dovete capirla così”.
Una dittatura che è una democrazia? Un golpe che non fu lanciato? Questo è il cuore del materiale Neo-Orwelliano di cui stiamo parlando.
Dopo aver visto una delegazione di 570 uomini di affari giapponesi, guidata dal ministero dell’Economia Hiroshige Seko, salutare Prayuth a Bangkok e trattare questo regime militare come del tutto legittimo all’inizio della settimana, dopo aver letto della visita di Prait a Londra, ospite del ministro della difesa del Regno Unito e contando i giorni fino a quando il capo della giunta Prayuth toccherà il prato della Casa Bianca in una visita ufficiale per incontrare il presidente Trump, viene spontanea la domanda perché sono così ossessionati nel negare quello che sono.
Forse è il senso di colpa, qualcosa che emerge dal subconscio. Quando rubi, lo sai nel profondo di essere un ladro, per tutto quello che si possa fare dopo, non si può mentire a se stessi.
Puoi mentire agli altri, e in alcuni casi, ordinare agli altri di mentire per te.
Pravit Rojanaphruk, Khaosodenglish.com