Una grande ragione per un aiuto pronto e sicuro è che, poiché gli USA e Cina sono chiaramente d’accordo sulla Corea del Nord, Bangkok non è costretta a scegliere tra le due potenze globali.
Eppure tanti conflitti potenziali potrebbero costringere la Thailandia a scegliere una delle due, ed il caso non favorisce Washington. L’amministrazione Trump ha bisogno di comprendere la potenza crescente di Pechino nel paese e di iniziare a rispondere prima che l’alleato cada nell’orbita cinese.
La considerazione prevalente è che la Cina iniziò a farsi strada in Thailandia dopo il golpe nel 2014. Gli USA sospesero l’assistenza militare, cancellò varie visite e declassarono il proprio livello di impegno.
Difatti la Cina metodicamente supera gli USA da due decenni. Una risposta dogmatica USA alla crisi finanziaria del 1997 prefigurò la discesa degli USA dal primo al terzo posto nella lista dei partner commerciali thailandesi.
La Cina ha sostituito gli USA al primo posto, ed il suo investimento estero diretto è cresciuto dal 1% del totale thailandese nel 2006 al 15% del 2016, posizionandosi dopo il Giappone ma prima degli USA.
Negli ultimi mesi Donald Trump ha posto la Thailandia tra i 16 paesi con cui gli USA hanno uno squilibrio commerciale e questo attesta una recente storia di abbandono americano.
L’aver gettato alle ortiche in modo sprezzante, da parte di Trump, la Trans Pacific Partnership, che i Thailandesi erano prossimi ad accettare, ha svenduto il futuro economico dell’Asia alla Partenariato Economico Regionale cinese dei sedici paesi.
Mentre la Casa Bianca di continuo punta alle esercitazioni annuali Cobra Gold come prova delle profonde relazioni tra militari, la storia di 35 anni di esercitazioni tradisce l’inerzia nell’iniziativa.
Nel frattempo, nel 2004 le prime esercitazioni navali Sino Thailandesi nel Mare delle Andamane e nel 2005 nel Golfo della Thailandia, diventando una serie regolare, Strike, di esercitazioni tra i due paesi. La Strike 2007 furono le prime esercitazioni congiunte con una nazione che coinvolsero le forze speciali cinesi ; la Strike 2008 segnò la prima volta che si addestrarono con truppe straniere all’estero.
Le esercitazioni in mare Blue Strike iniziarono nel 2010 e le Falcon Strike, prime esercitazioni aeree sino-thai, si ebbero nel 2015. Bangkok propose la costruzione di un centro di armi cinesi e di mantenimento in Thailandia nel 2016 e quest’anno ha acquistato i primi tre sottomarini cinesi.
Che questi passi in avanti della Cina siano giunti a spese di quelli americani è chiaro, ma ha ancora importanza nel 2017 una dinamica a somma zero che ricorda la guerra fredda?
Se si considera la posizione critica della Thailandia la risposta è senza dubbio sì. La Thailandia separa lo Stretto della Malacca dal Mare Cinese Meridionale. Nello stretto passa un terzo del commercio globale e quasi un terzo di tutto il petrolio ed il gas naturale e persino maggiori quote di quello che la Cina esporta e consuma.
Il mare cinese meridionale è sede di rivendicazioni territoriali tra la Cina espansionista e le cique nazioni nella regione marittima . Il punto superiore è Taiwan. Nel caso di un conflitto o di una crisi nel Mare cinese meridionale o per Taiwan, la capacità cinese di spostare navi e personale, merci e rifornimenti, potrebbe essere ostacolato dalla sua dipendenza nello Stretto di Malacca. La settima flotta americana non solo pattuglia il mare della contesa tenendo un occhio su Taiwan, ma ha la capacità di isolare chiudere lo stretto.
La Thailandia non ha reclami territoriale nel mare cinese meridionale e si è sempre rifiutata di prendere le parti di qualcuno, promettendo una neutralità amata dalla Cina. La Thailandia è sempre stata attiva aderente alla politica di Una Cina Sola. Ancora più importante il suo stretto Istmo di Kra separa il golfo della Thailandia ed il Mare Cinese Meridionale ad est dal Mare delle Andamane Bai del Bengala e Mare Arabico ad Ovest. Un canale che tagliasse l’istmo renderebbe secondario lo Stretto di Malacca.
Dopo due anni di nuovo interesse cinese Prayuth nel gennaio 2016 ricordò che si dovrebbe parlare nei futuri governi di un canale. Ma data la forza e la popolarità della presa della giunta sul potere, potrebbe il progetto subire un’accelerazione.
La presidenza di una nuova Thai Canal Association, che già coopera con l’Università di Pechino, è un ex capo dell’esercito, già segretario generale al primo ministro thailandese per l’esercito nel 2007. E’ anche segretario generale di una fondazione intitolata a Prem Tinsulanonda, già capo dell’esercito e primo ministro, e dirige l’associazione dai suoi uffici. Entrambi i sono membri anziani del Consiglio Privato della Corona. Il progetto quindi richiederebbe un accenno del capo dal palazzo.
La nuova associazione afferma di avere 200 mila firme a sostegno del canale, ma come avvenuto con la decisione di Prayuth di luglio di approvare per decreto un progetto ferroviario di alta velocità Sino Thai, l’opinione pubblica farà pochissima differenza. La linea ferroviaria fa parte di un disegno maggiore che va verso meridione dalla provincia dello Yunnan cinese per raggiungere, dopo aver intersecato il canale, Singapore nello Stretto di Malacca.
Questi progetti giungono con la realizzazione dell’Iniziativa Cinese della Nuova Via della Seta. La Thailandia si trova in una posizione fondamentale per questi piani che prevedono ad occidente una cintura di infrastrutture su terra, ed ad est una via marittima che abbraccia il Pacifico Occidentale e l’Oceano Indiano attraverso il sudestasiatico e l’Asia Meridionale verso il Mar Rosso.
Un nuovo Piano di Azione Congiunta sulla cooperazione strategica Cina Thailandia, approvata ad agosto, è riferita in modo specifico all’iniziativa attraverso 20 aree di mutuo interesse. In contrasto il Dialogo Strategico USA Thailandia di luglio non ha una visione strategia che l’ispiri, né ha prodotto un piano di azione.
Il decreto di Prayuth sull’Alta Velocità non solo è un precedente, ma ha messo in mostra una più sottile influenza cinese. Il Modello Cinese di Capitalismo autoritario ha sostituito la democrazia in Thailandia come pure ha eroso i valori americani dei diritti umani e del governo della legge.
Resta in vigore la proibizione sulle assemblee politiche dopo 41 mesi dal golpe, mentre le elezioni sono sempre spostate più in là perché non è il momento. La giustizia militare si è espansa, e si mantiene un occhio vigile sulla stampa.
Eppure pochi thai sembrano notarlo o interessarsene, mentre si abbraccia l’ideale cinese di governo da parte di tutti i partiti, fazioni e gruppi di interesse politico da oltre un decennio.
Mentre Trump in genere si mostra ambivalente verso gli ideali democratici, lo sfruttamento di Pechino di ciò a servizio della geopolitica dovrebbe convincerlo che i principi sono anche pragmatici. Offrire un’alternativa al governo illiberale e convincere la Thailandia che è nei suoi interessi sarebbe una vittoria sia pratica che ideologica.
La Corea del Nord forse è la crisi del momento, ma è solo un riscaldamento quando si tratta di risolvere le questioni di Washington con Bangkok. Dopo due decenni di distrazioni e cambiamenti USA la Cina è solo ciò che interessa.
Benjamin Zawacki, ForeignPolicy