L’insorgenza sfruttando la costruzione di una strada nel distretto di Sai Buri nella provincia di Pattani aveva posto una bomba da 100 chili dentro dei tubi di drenaggio sul sito di costruzione. Due feriti sono poi morti all’ospedale il giorno seguente.
Pattani è una delle tre province a maggioranza musulmana nel profondo meridione thailandese dove la violenta insorgenza nata nel gennaio 2004 ha fatto oltre 7000 morti.
Quello che ha fatto arrabbiare lo stato Thailandese per questa bomba del 22 settembre, come per gli altri attacchi, è stato il rifiuto della gente del posto ad offrire informazioni.
Il sostegno popolare all’insorgenza separatista a livello di base resta alta.
Una settimana prima il 14 settembre l’insorgenza portò avanti un doppio attacco a Yaha del distretto di Yala uccidendo due persone della sicurezza. Almeno altre 18 persone sono rimaste ferite.
Gran parte delle vittime erano membri di una squadra antiesplosivi dell’esercito che si recavano ad ispezionare un palo della corrente abbattuto la notte prima da una esplosione. Era un modo per attirarli sulla scena dove li attendeva una bomba ben più grande.
Il giorno 16 agosto ci fu il furto di sette pickup da un commerciante di auto di seconda mano. I veicoli dovevano essere usati per fare le autobombe.
Quando i quattro ostaggi provarono a scappare uno dei sequestratori tirò fuori un’arma e sparò verso di loro. Un ostaggio morì in ospedale mentre un altro sopravvisse con un proiettile nella spalla. I tre sopravvissuti andarono direttamente alla polizia e l’intero apparato della sicurezza fu posto alla massima allerta.
Gli operativi dell’insorgenza rimodularono i loro obiettivi. Solo due auto furono usati per fare le autobombe. Una colpì un veicolo dell’esercito ed un altro fu fatto esplodere in un condominio dove abitavano poliziotti.
Questo è stato un periodo nero per l’apparato della sicurezza thailandese ed i colpi presi hanno gettato una grande ombra scura su un accordo che i negoziatori thailandesi hanno raggiunto con il BRN.
I capi del BRN avvisarono il facilitatore malese dell’accordo che i loro combattenti non avrebbero sabotato il tanto celebrato progetto della “zona di sicurezza” tra Bangkok e MARA Patani che rappresenta alcune sigle dell’insorgenza. Un accordo verbale era stato dato dal BRN al facilitatore malese due mesi fa verso la fine del Ramadan.
La zona di sicurezza si riferisce ad un distretto provinciale dove si osserva il cessate il fuoco. Il BRN, che domina e controlla tutti i militanti attivi sul terreno, non fa parte di MARA Patani
La promessa verbale del BRN, che includeva di non sabotare i colloqui tra Thailandia e MARA Patani, fu salutata sia a Bangkok che a Kuala Lumpur.
Ma i militanti operativi del BRN hanno detto che c’è troppa ruggine con MARA Patani. Militanti del BRN dissero in un’intervista del 30 settembre che la zona di sicurezza non avrà una vita facile. Insistevano nel dire che a negoziare con Bangkok dovevano essere loro non MARA Patani, perché sono loro che controllano i militanti sul terreno.
Bangkok ha preso in seria considerazione l’avviso decidendo di spostare l’annuncio del distretto del Profondo Meridione designato per essere zona di sicurezza.
Le discussioni nel mese scorso tra i militanti del BRN sul terreno e quelli all’estero sono state centrate sul rapporto costi benefici per il fatto di continuare a screditare Bangkok e MARA Patani.
Nel riconoscere l’acredine ce si origina dalla competizione tra loro e MARA Patani alcuni membri di medio rango progressisti del BRN chiedono al movimento di allontanarsi dagli attacchi di rappresaglia che potrebbero screditare il processo del dialogo ufficiale tra il governo Thai e MARA Patani senza per altro far progredire gli obiettivi del BRN.
Una fonte del BRN ha detto che il gruppo è più attento a come intervenire sulla comunità globale per apprendere delle norme e delle migliori pratiche internazionali. Ha detto che nel BRN manca l’idea di come condurre dei negoziati veri ed ha aggiunto che i negoziatori non verranno al tavolo finché non saranno addestrati a modo.
L’iniziativa di Pace di Yingluck
La proposta dei colloqui di pace fu iniziata dal governo Yingluck Shinawatra il 28 febbraio 2013. L’iniziativa fu vista come un grande atto di fede da molti esperti. Per il BRN fu come una bufala. Yingluck fu poi cacciata da un golpe a maggio 2014 e la sua iniziativa di pace giunse ad uno stallo.
La giunta thailandese a dicembre 2014 annunciò che sarebbero continuati i colloqui con i ribelli Malay di Pattani col facilitatore malese. Ad agosto 2015 fu presentata a Kuala Lumpur in una conferenza stampa MARA Patani. Come l’iniziativa di pace di Yingluck questa non ebbe l’appoggio o la partecipazione del BRN.
I rappresentanti Thailandesi erano ben coscienti che MARA Patani non controllava i militanti ma giustificarono il dialogo con l’ombrello organizzativo di MARA Patani dicendo di sperare che alla fine BRN si sarebbe aggregato.
Anche la giunta thailandese, come Yingluck, ha fatto un grande salto di fede sperando che un giorno i residenti malay musulmani si stancheranno della violenza e non sosterranno più il BRN.
Ma dopo quattro anni da quando Yingluck lanciò la sua iniziativa di pace, non ci sono indicazioni che tale sostegno al BRN sia diminuito o che l’intensità degli attacchi diminuirà.
Il BRN ha detto che si siederanno al tavolo del negoziato solo quando sono pronti, cioè migliore addestramento e comprensione delle norme internazionali per i membri dell’ala politica.
Per il BRN la palla ora è nel campo thailandese e dipende dai generali di Bangkok decidere se vogliono internazionalizzare l’iniziativa di pace in cambio di ottener i rappresentati del BRN ai colloqui.
Finora però la Thailandia non ha dato né indicazioni di voler permettere l’assistenza straniera né tanto meno fare concessioni al BRN o ai Malay di Patani.
“La giunta è molto preoccupata della loro eredità” ha detto un ufficiale della sicurezza che monitora la situazione da vicino. “Non vogliono essere ricordati come coloro che hanno regalato Patani” ha aggiunto la fonte riferendosi alla patria storica Malay che fa parte delle province più meridionali della Thailandia.
DON PATHAN, UCANEWS