Si è scritto molto sull’impatto che le dighe cinesi sul Mekong-Lancang hanno a valle del fiume il quale, dopo essere uscito dalla Cina, scorre attraverso o lungo le frontiere di altre cinque nazioni.
La maggioranza delle discussioni hanno a che fare con l’impatto idrologico delle acque sequestrate nelle otto dighe lungo il tratto del Mekong-Lancang, nella provincia dello Yunnan.
Una preoccupazione particolare è rivolta alla diga Xiaowan, recentemente completata, e alla costruzione approvata di recente della diga di Nuozhandu, ognuna delle quali può ritenere quantità d’acqua tali da avere ripercussioni sull’idrologia di tutto il bacino.
La cascata di dighe del Mekong-Lancang, come è stata chiamata, ha causato una certa discussione nelle nazioni a valle, in modo particolare durante le alluvioni del 2008 e la siccita del 2010, e tutti i fenomeni della siccità e delle alluvioni furono attribuiti sia in Thailandia che in Laos, Cambogia e Vietnam, a quello che faceva la Cina a monte.
Nuovi articoli, che trattano le implicazioni che un’alterata idrologia del fiume può avere a valle, e il bisogno che la Cina sia meno ambigua nelle sue pubbliche relazioni su questo problema dimostrano come siano intrecciati l’idrologia del fiume con la geopolitica in un bacino idrografico di un fiume internazionale quale il Mekong-Lancang.
Le dighe sul Mekong-Lancang (Lancang è il nome del Mekong quando scorre in Cina) hanno grandi conseguenze sull’idrologia del bacino a valle, con la capacità di esacerbare o migliorare sia le alluvioni e le siccità e di influenzare la pesca e altri aspetti essenziali per il sostentamento degli utenti sul fiume a valle del percorso. In modo cumulativo, hanno il potenziale di aumentare il flusso di acqua della stagione secca in percentuali che variano dal 30 al 50% nel tratto del fiume, prima della capitale laotiana di Vientiane.
Comunque, ci sono conseguenze meno dirette delle dighe del Lancang che ricevono, perciò, meno attenzione, nonostante abbiano attinenza con i progetti altamente controversi, quali le dighe a Xayaburi nel Laos.
Attualmente sono state proposte fino ad undici dighe sul fiume nel bacino del basso Mekong, il tratto in cui il fiume è uscito dalla Cina. Queste dighe includono sezioni del fiume che confinano o attraversano tre o quattro nazioni che fanno parte della Commissione del Fiume Mekong (MRC).
La pianificazione di queste dighe nel basso Mekong furono fatte negli anni cinquanta, ma la Guerra Fredda frenò lo sviluppo delle dighe fino agli anni 80. Da quando le dighe sul percorso principale del fiume sono tornate nell’agenda negli anni 90, le preoccupazioni ambientali su queste grandi dighe si erano accresciute così tanto che il ripristino di questi mega progetti, disegnati una generazione prima, sembrasse semplicemente inimmaginabile, e si era assunto per lo più fino a tempi recenti che le dighe sul tratto principale del fiume non fossero in programma.
Vari fattori aiutano a spiegare la rinascita di queste dighe sul corso del Mekong-Lancang, e la Cina è implicata in vari modi.
Un modo in cui lo sviluppo cinese del fiume guida la logica della costruzione di altre dighe ancora più a valle è semplicemente l’effetto della dimostrazione e dell’equità. Il governo Laotiano, in particolare, non vede alcuna ragione per cui dovrebbe porsi dei limiti nel pensare allo sviluppo del fiume condiviso, quando a monte una nazione sta già facendo così. A questo riguardo c’è una frizione nella posizione del Laos, dal momento che, a differenza della Cina, la nazione è un membro della Commissione e che deve ammorbidire le espressioni di sovranità sul fiume all’interno delle proprie frontiere avendo aderito alle procedure di consultazione prioritaria, a cui ha dato il proprio assenso, per progetti che hanno potenziali impatti transfrontalieri.
Un altro modo più concreto, con cui le dighe sul Mekong-Lancang hanno aiutato a riportare le dighe sul corso del fiume a valle nell’arena della decisione, è attraverso la modificata idrologia del fiume. In particolare, nei suoi tratti immediatamente a valle delle dighe del Lancang, la modificata idrologia del fiume rende l’economia delle dighe a valle più favorevoli di prima. Le prime versioni delle dighe a valle includevano grandi stoccaggi, come per esempio alla diga gigantesca del Pa Mong del 1960. Comunque, le versioni meno grandi a cui ci si riferisce comunemente sono dighe sul corso del fiume, legate al flusso stagionale del fiume per generare elettricità, senza la capacità di immagazzinare acqua oltre qualche giorno. Senza accumulazione di acqua a monte, queste dighe opererebbero alla loro massima capacità per pochi mesi all’anno. Con un flusso livellato dalle dighe sul Lancang, comunque, con una quantità maggiore di acqua nelle stagioni secche e minore nella stagione umida, le prospettive di generazione di elettricità in tutto l’anno sono maggiori rispetto ad un regime non regolato ma stagionale di flusso.
Un altro ruolo che la Cina ha nello sviluppo delle dighe sul corso del fiume è l’investimento da parte di ditte di produzione elettrica cinesi a conduzione statale in vari progetti chiave.
Fino agli anni 90, la maggior parte delle dighe nelle nazioni del basso Mekong erano finanziate dal pubblico, con prestiti della Banca Mondiale o della Banca di Sviluppo Asiatica. Il gioco è cambiato e la maggioranza di queste nuove dighe sono un progetto commerciale. La Cina ha messo il proprio peso, con forza, in questi investimenti, e le stime dicono che, negli anni venturi in nazioni del basso Mekong, le compagnie Cinesi contribuiranno fino al 40% per lo sviluppo dell’energia idroelettrica sui fiumi tributari e sul corso principale. Questi progetti includono quattro delle undici dighe sul corso del fiume, Pak Beng, Pak Lay e Xanakham in Laos e Sambor in Cambogia.
Le compagnie thailandesi, Vietnamite e Malesi si sono assicurate concessioni per la costruzione dei rimanenti progetti sul corso del fiume, con la conseguenza che la geopolitica della costruzione di dighe si è ulteriormente complicata attraverso interessi commerciali nella regione. Una delle implicazioni è che la politica delle dighe con impatti transfrontalieri sono interni agli spazi nazionali come transnazionali nello scopo. Per esempio, mentre le compagnie vietnamite che desiderano costruire le dighe di Luang Prapang e Stung Treng, nel Laos e in Cambogia rispettivamente, incrociano le preoccupazioni di quelli del Delta del Mekong, ci sono preoccupazioni che le dighe sul corso del fiume nelle nazioni a monte si prenderanno i sedimenti e rovineranno la pesca con enormi conseguenze per i venti milioni di persone che vivono nel Delta.
La recente preoccupazione dell’immagine cinese all’estero ha portato qualche cambiamento interessante nel modo di condurre gli affari in questo campo.
Al summit di Hua Hin del 2010, la Cina si disse d’accordo nel rilasciare più dati sui flussi in entrata ed uscita dalle sue dighe a cascata sul Mekong-Lancang, allorché si manifestarono scontenti da parte delle nazioni a valle sui possibili impatti del riempimento delle riserve e del rilascio sui bassi flussi e sugli alluvioni violenti. Mentre il rilascio dei dati dalla Cina è ancora lontano dall’essere completo, questo fatto comunque la coscienza del bisogno di cooperare con le nazioni a valle. Inoltre le ditte cinesi, quali Sino-Hydro, cominciano a prendere in maggiore considerazione rispetto al passato la valutazione di impatto ambientale. La diga dell’affluente 5 di Nam Ngum della Sino Hydro è una che è usata come campione nel nuovo protocollo di valutazione di sostenibilità dell’idroelettricità che è stato sviluppato dall’industria idroelettrica in accordo con alcune ONG e altri partner.
Un ulteriore sviluppo, in relazione al ruolo della Cina come agente a monte nel Mekong, è uno spostamento nella geopolitica regionale con un rientro degli Stati Uniti nella regione attraverso la sua Iniziativa del Basso Mekong. Mentre gli USA devono ancora decidere che tipo di sviluppo avrà luogo con questa iniziativa, l’Iniziativa stessa è stata annunciata con tentativi poco velati di ostacolare l’influenza cinese nella regione, descrivendo talvolta gli USA come un amico a valle che bilanci il pericolo ambientale a monte. Gli USA hanno preso le parti dell’ASEAN contro la Cina nei problemi di alto profilo, specialmente nelle dichiarazioni sui Mari Cinesi del Sud nel forum regionale del luglio 2010.
Cosa ci dicono questi apparentemente aspetti indiretti del ruolo della Cina nella produzione di idroelettricità dopo la Cascata del Mekong-Lancang sulla politica ambientale e le traiettorie di sviluppo regionali? Ci sono almeno due modi in cui contribuiscono a dipingere un quadro più coerente di quanto apparente a prima vista.
Primo, è utile capire la logica politica delle dighe in Cina e del basso Mekong in termini di percorso di dipendenza, o l’idea che gli eventi e le loro conseguenze sono scatenate ed comprensibili in parte dagli eventi pregressi e possono continuare a influenzare tuttavia altri sviluppi in un sistema a cascata. Cioè, mentre le immediate considerazioni della Cascata del Mekong-Lancang sono state prese in considerazione largamente in base al loro proprio diritto, c’è un insieme più grande ed interconnesso di implicazioni idrologiche, economiche e politiche dello sviluppo della Cina all’interno dei propri territori che sembrano spingere inevitabilmente verso la costruzione delle dighe sul corso basso del fiume.
A sua volta, questo spinge nuove geopolitiche, sia tra la Cina e le nazioni del basso Mekong e anche all’interno dei membri della Commissione, mentre i vari attori si riallineano secondo la propria posizione sulle dighe sul corso del fiume.
Secondo, è chiaro che le politiche ambientali sulle dighe sul Mekong-Lancang e basso Mekong sono intrinsecamente legate ad un mondo più vasto di relazioni geopolitiche. Queste includono le relazioni emergenti della Cina con i vicini regionali. Esse includono anche la fine nella regione della competizione tra nuove e più nuove superpotenze. Quello che è notevole è il modo in cui queste geopolitiche sono intrinsecamente legate con le preoccupazioni per le risorse e l’ambiente su un sistema fluviale condiviso.
Sarebbe pericoloso considerare uguali il percorso di dipendenza col fatalismo per le dighe sul corso del Mekong. Le decisioni importanti devono essere ancora prese. Sarebbe ugualmente sbagliato considerare che le considerazioni ambientali sono soggette e sussidiarie alle preoccupazioni geopolitiche dominanti e che le relazioni internazionali, piuttosto che le preoccupazioni per un sistema fiume condiviso, siano a determinare per intero il gioco.
La recente pubblicazione da parte della Commissione del rapporto di impatto ambientale strategico (SEA) sulle dighe sul percorso del basso Mekong, che raccomandano una moratoria di dieci anni sugli undici progetti, presenta un’opportunità per le nazioni della regione di andare oltre il percorso di dipendenza che vede una diga portare ad un’altra ed altra ancora, finché il fiume diventa una cascata di laghi d’acqua immobile, come sarebbe il caso per il 60% della lunghezza del percorso più basso se tutte ed undici le dighe dovessero andare avanti.
Un caso rivelatore è in corso ed il suo risultato dimostrerà se l’arrangiamento cooperativo rappresentato dalla Commissione terrà conto o meno del SEA come il rapporto scientifico più comprensivo.
La prima delle dighe, la Xayaburi, fu notificata dal Laos per le consultazioni prioritarie da parte degli stati membri della Commissione per un periodo di sei mesi fino a aprile 2011. E’ la prima volta che è stato chiesto ad altre nazioni del bacino di dare la propria opinione su una diga proposta nel territorio di uno degli stati confinanti.
Xayaburi è un progetto Thailandese dentro il Laos, il cui costruttore è una ditta thailandese, il cui finanziamento è interamente thailandese da parte di banche thailandesi ed il cui mercato dell’elettricità è essenzialmente thailandese.
Il 19 di aprile il Comitato Congiunto della Commissione ha tenuto una riunione speciale per decidere la posizione da assumere sulla diga. Il risultato è stato che le nazioni erano d’accordo sul fatto che discordavano, in base alle preoccupazioni espresse sia nelle revisioni tecniche sulle proposte della diga ed una serie di consultazioni pubbliche in cui furono espresse forti opposizione alla Xayaburi e alle altre dighe. La materia è stata portata in alto al livello del Consiglio ministeriale sospendendo di fatto la diga.
Al momento della stesura di questo articolo, inizi di maggio, la posizione della compagnia che propone la diga di Xayaburi è inflessibile nell’affermare che il progetto andrà avanti, riassicurando i suoi azionisti che l’affare è ancora da fare. Il governo laotiano ha inviato messaggi confusi, insistendo, all’inizio, sul suo diritto sovrano di sviluppare le risorse acquatiche nella propria sezione di fiume, ma indicando poi che avrebbe commissionato una rivisitazione di esperti della Valutazione di Impatto ambientale prima di procedere. Nel frattempo, i primi ministri vietnamita e cambogiano hanno reso una dichiarazione congiunta, non equivocabile, secondo cui la diga deve subire un arresto, almeno per il momento.
Le geopolitiche, coinvolte per la prima volta, hanno messo la nazione che ha posto il proprio diritto allo sviluppo, in base al principio di sovranità nazionale, in posizione di svantaggio rispetto alle nazioni a valle che discutono dalla base dell’integrità territoriale, o del bisogno di rispettare le implicazioni dello sviluppo a monte per il benessere delle popolazioni a valle, nel Delta del Mekong e nell’area del Tonle Sap in particolare.
Se si fa l’affare di portare avanti il progetto a Xayaburi nonostante le raccomandazioni del SEA e nonostante le preoccupazioni dei tecnici, delle comunitarie e dei governi rivieraschi sul progetto, questo spalancherà con ogni probabilità le porte ad ulteriori dighe sul percorso del fiume, con costi enormi per il benessere di milioni di persone che dipendono dal fiume per il sostentamento di ogni giorno. In ultima analisi, questo risultato è legato alle azioni della Cina molto più a monte, senza delle quali è altamente improbabile che le dighe sul percorso sarebbero in discussione come lo sono oggi.
Philip Hirsch, Japanfocus