Nel mezzo del turbinio politico che caratterizza la fase a Bangkok, con un contrasto politico tra realisti e antirealisti che non lascia alcun margine per chi la pensa anche un po’ diversamente e per un minimo di rispetto per gli individui, nel restivo meridione thailandese delle province di Pattani, Narathiwat e Yala continua e si inasprisce una guerra non dichiarata che sta facendo migliaia di morti dal 2004.
Nell’analisi che si propone, molto militare nei dettagli, di questa guerra non dichiarata viene posto in evidenza il salto qualitativo che l’insorgenza ha fatto nei suoi attacchi e i problemi che si pongono sia per la risposta del governo che per gli stentati colloqui di pace che sembrano continuare.
Tutto questo pone molti interrogativi sia sul futuro della Thailandia che vedrà nei prossimi anni anche la salita al trono di un nuovo Re, sia sul concetto stesso di essere thailandese. E’ una guerra che prende le prime pagine quando muoiono persone innocenti o militari, ma che ben presto ritorna nel recesso delle menti.
Forse perché Thailandia significa Bangkok, Phuket, Ko Samui, Chang Mai? Forse perché se non sei etnico thai e non parli thailandese anche se vivi in Thailandia, non sei Thailandese e quindi un cittadino di altra categoria? Esiste il razzismo in Thailandia?
Un’insorgenza meglio armata ed addestrata nella guerra non dichiarata diPatani
Per lungo tempo la guerra non dichiarata nelle province Malay Musulmane del Meridione Thailandese è stato visto come confinato e di bassa intensità, ma sembra ora aggravarsi verso una fase nuova e più violenta.
Una serie di ultimi attacchi nella regione di conflitto ha coinvolto un numero notevolmente maggiore di uomini meglio armati, meglio addestrati che operavano in unità operative bene organizzate, indicando così che i comandanti sul campo cercano di metter più pressione sulle forze di sicurezza thailandesi, di sequestrare più armamenti e far fare un salto di qualità all’insorgenza stessa.
Gli attacchi più incisivi che segnano una rottura significativa con le tattiche degli anni precedenti non pongono una minaccia reale al controllo militare thailandese sulle aree di provincia distrutte dal conflitto. Ma un ritmo più elevato della violenza che coinvolge gruppi di assalto guerriglieri più grandi e le contromisure necessariamente più aggressive inevitabilmente minano la strategia di Bangkok “prima la politica” per tamponare il conflitto.
L’aggravarsi del conflitto avrà anche un impatto sul processo di pace, ancora nella sua fase di abbozzo, ricercato dal governo e dai rappresentanti dei separatisti, mentre allo stesso tempo fa crescere il profilo internazionale del conflitto.
Per un aggiornamento, la campagna separatista di violenze nelle province a maggioranza Malay Musulmana di Pattani, Narathiwat e Yala si è basata essenzialmente su due pilastri.
Un pilastro era fatto di attacchi con bombe o oggetti esplodenti fatti in casa, che avevano come obiettivo le forze di sicurezza ma anche occasionalmente contro obiettivi civili in aree urbane, e questa guerra è cresciuta tecnicamente e tatticamente a livelli più sofisticati senza alcun segno di rallentamento.
La seconda tattica principale degli insorti ha coinvolto una campagna incessante di stillicidi giornalieri. Nel seminare il terrore per la regione, gli insorti hanno ucciso e ferito centinaia di civili buddisti innocenti, musulmani che secondo loro collaboravano con le autorità e personale di sicurezza di entrambe le religioni non in servizio. In contrasto gli attacchi diretti contro le unità delle forze di sicurezza hanno giocato un ruolo molto meno importante nel conflitto per una buona ragione: i militari e la polizia sono molto meglio addestrati ed equipaggiati e destinati a vincere qualunque cosa che sia più di un brevissimo scambio di fuoco.
Gli attacchi ai pattugliamenti e alle basi che hanno avuto luogo nel passato hanno essenzialmente punzecchiato e coinvolgevano due o tre insorti che sparavano alcuni colpi per poi battere in ritirata. Nonostante dalla parte loro ci fosse la scelta del tempo e del luogo per l’attacco, le vittime sofferte dalle forze di sicurezza sono state l’eccezione piuttosto che la regola.
Si possono trarre due conclusioni, che non si escludono a vicenda, da questa serie di attacchi.
Il primo è che le guerriglie che si basano sul villaggio locale conosciute come RKK (gruppi piccoli di pattugliamento) hanno mancato in sicurezza, esperienza e armamento probabilmente. Poi gli insorti hanno condotto esercitazioni col fuoco vero imparando a fare la guerriglia.
Tattiche più audaci
Lo scorso anno si vide un chiaro cambiamento nel percorso del conflitto con un aumento di numero di insorti, di audacia e sagacia tattica. Il riflesso più evidente di questo cambiamento fu una serie di incidenti che coinvolgevano nell’operazione una forza a livello di plotone di 30 o 40 combattenti combinati ad un solo assalto.
Secondo fonti militari, queste unità erano composte per lo più degli elementi più esperti del RKK, ma sono stati anche induriti dagli stagionati commandos, combattenti con addestramento speciale sul campo per l’assalto ravvicinato, la demolizione e gli esplosivi e aiuto medico ai combattenti.
La maggioranza di queste operazioni sono state portate avanti in vari distretti fondamentali di Naratiwhat (Rangae, Rueso and Sri Sakhorn), dove la guerriglia per varie ragioni si è sviluppata moltissimo.
Queste operazioni includono un decennio di lavoro politico di preparazione da parte di una fazione Coordinate del BRN-C, la forza guida dietro l’insorgenza; la topografia dei luoghi dominata dal dorso montagnoso del Budo che facilita i movimenti e l’addestramento; e la centralità della zona verso altre zone importanti per la guerriglia, quali Cho Airong, Yi-ngor and Bacho a Narathiwat, i distretti Raman and Muang di Yala, and Ka-phor a Pattani.
Una sinistra indicazione delle nuove tattiche dell’insorgenza giunse il 9 gennaio di un anno fa quando circa 40 guerriglieri, sostenuti da elementi locali, occuparono una base di compagnia dell’esercito a Maruebo Ork uccidendo quattro soldati, ferendone sei e prendendo 50 fucili automatici e mitragliette.
Fu un’operazione pianificata ed eseguita con meticolosità con la più grande concentrazione di fuoco degli insorti sin dall’assalto alle armo del gennaio 2004 a Cho Airong che segnò l’inizio dell’insorgenza in vasta scala.
Considerata la calma che ne seguì, forse si è stati tentati di considerare l’attacco come un felice caso isolato. Ma quello che è successo nella seconda metà del 2011 suggerisce che l’atteggiamento di molte unità delle forze di sicurezza per cui non era cambiato nulla era forse mal posta. La sera de agosto 24, circa 20 guerriglieri attaccarono un posto gestito dai Rangers e dai volontari della difesa nel distretto di Thepa della provincia di Songkla con un assalto che uccise due persone.
Nelle prime ore del giorno dopo, un altro attacco ben preciso coinvolgeva 30 guerriglieri che operavano in vari gruppi e mirava al recinto di una forza di difesa di un villaggio musulmano nel distretto di Yala. Spalleggiati da vari attacchi con ordigni fatti in casa, nell’attacco e nell’imboscata contro i Rangers che arrivavano in soccorso dei Rangers morirono due soldati e ne ferì altri quattro.
Alla fine di settembre, a Rueso a Narathiwat, un gruppo di almeno 15 guerriglieri vestiti nelle uniformi nere dei Ranger uscirono dalla giungla nel sottodistretto di Rueso Ork compiendo un’operazione in piena luce del giorno che tipicamente si affidava al riconoscimento accurato e al piano. Aprirono il fuoco da vicino uccidendo 5 soldati e ferendone uno, a riposo durante il cambio della scorta ai docenti in un parco vicino la scuola. Altre armi furono sequestrate.
Il fatto che punta maggiormente verso l’emergere di una tendenza ha avuto un ruolo in Rueso in un attacco alle prime ore del 13 dicembre. Con l’intento chiaro di replicare l’assalto andato bene del 19 gennaio a Ra-Ngae, l’operazione mise insieme 40 guerriglieri divisi in gruppi separati per un assalto alle due della notte al recinto dell’organizzazione amministrativa del Tambon (villaggio) del sottodistretto di Suwaree che funziona come una base militare.
L’attacco come a gennaio si aprì con una pioggia di granate lanciate dagli M79 e fuoco di fucili seguito subito da un tentativo di entrare nel perimetro che in questo caso era un groviglio di filo spinato e prendere possesso di tutto o parte della base. Allo stesso tempo un altro gruppo fece un attacco diversivo su un altro posto militare a due chilometri di distanza, mentre un terzo con seghe elettriche tagliava alberi di caucciù per sbarrare la strada e impedire l’arrivo dei rinforzi ai militari oppure l’inseguimento.
Il piano si bloccò quando due esplosivi piazzati contro le mura, uno dei quali pesava 20 chili, non riuscì a forare il muro tanto da permettere agli attaccanti di entrare. Nonostante il momento negativo, cosa significativa è stata la disciplina mostrata dagli insorti e la pianificazione che era stata vista a gennaio che li portò a ritirarsi senza essere intrappolati in scontri a fuoco prolungati.
Un’altra operazione andata in porto con la stessa tattica e con quasi gli stessi guerriglieri probabilmente seguì il 6 gennaio del 2012 vicino al centro del distretto di Rueso. Coinvolse dai 30 ai 50 guerriglieri che attaccavano una postazione dei Volontari di difesa Territoriale di difesa ad un progetto di impiego governativo.
Il principale gruppo di assalto tagliò le difese del perimetro con le pinze e attaccare la postazione con varie armi automatiche, tra le quali alcune armi sequestrate nell’attacco a Ra-ngae l’anno prima). Furono uccisi due volontari nella stanza dove dormivano mentre altri tre sebbene feriti riuscivano a darsela a gambe nell’oscurità. Furono presi 5 fucili d’assalto prima di ritirarsi. Un secondo gruppo, nel frattempo, aveva tagliato gli alberi sulla strada mentre un terzo lanciava un attacco diversivo più piccolo su un posto di polizia poco distante.
A colpo sicuro
Oltre che a lanciare attacchi mirati a prendere armi e munizioni, le tattiche degli insorti si sono diversificate in modi che riflettono la loro crescente sicurezza e sfacciataggine.
Nel 2011 sono cresciuti notevolmente gli assalti di giorno da parte di insorti armati con fucili sistemati sul retro dei pickup. La maggioranza di questi attacchi, lanciati in modo da non poter mancare il bersaglio, puntavano a punti di controllo leggeri a Naratiwhat. Ma in Marzo uno di questi attacchi coinvolse due pickup che aprirono il fuoco su una autostrada su un convoglio di marines di ritorno dalle ferie.
Crescenti sono anche il numero di omicidi mirati, portati avanti su motociclette in cui gli insorti sparano con un fucile d’assalto piuttosto che armi portatili dal sedile posteriore. C’è anche un significativo aumento di attacchi mordi e fuggi sulle postazioni dell’esercito e della polizia con M79 con lanciagranata spesso di giorno.
Gli M79 nel 2009 furono usati solo in 4 attacchi, mentre nel 2010 si è giunti ad una media di 1,8 incidenti al mese. Nel 2011 furono usati in quattro attacchi al mese con dicembre che ha visto il numero maggiore di attacchi con l’uso dei lancia granata dove 13 dei 17 attacchi del mese coinvolsero lanciagranata.
Nonostante l’analisi espressa da alcuni osservatori per cui l’insorgenza del sud resta un affare frammentato senza una struttura di comando coerente, sembra altamente improbabile che questo sviluppo di eventi si scateni per caso. Sarebbe ingenuo dare molto credito alle spiegazioni allegre spesso date dagli ufficiali di polizia per cui i più grandi attacchi sono di vendetta da insorti disperati o trafficanti affamati.
Come dicono alcune fonti dell’esercito, la struttura organizzativa dell’ala miliare BRN-C da tempo è stato configurato per operazioni di grandi unità. Negli anni recenti si è dato largamente spazio allo stabilire e mantenere gruppi di sei sette uomini del RKK, cosa che nella stampa si è riflessa col fatto di elevare il termine RKK a partito separatista di per sé.
Ma sulla carta BRN-C mira a costruire unità più grandi. In ordine ascendente queste sono sezioni di 12 uomini o regu, composte di due gruppi RKK; il plotone di 36 uomini o platong che raggruppa 3 regu; e infine la compagnia o Kompi che opera a livello di distretto ed è costituito di 3 plotoni 0 108 guerriglieri.
Gli sviluppi nel 2011 suggeriscono che ci sono sforzi in atto per dare a questa struttura sulla carta qualche tratto sul terreno. Ci sono due ragioni per questo. A livello politico, il continuo fallimento di Bangkok ad affrontare le radici della disaffezione Malay Musulmana, quale l’impunità ufficiale, un sistema di giustizia rotto e il bisogno di una riforma amministrativa, hanno permesso all’organizzazione degli insorti di continuare a fare proseliti, a reclutare e crescere.
A livello militare, specie nel centro di Narathiwat, i comandanti di distretto stanno sviluppando abilità di comando e controllo e l’esperienza richiesta per operazioni offensive maggiori. Questo implica l’abilità di concentrare uomini per improvvisi attacchi con le armi poi nascoste velocemente e la dispersione nella popolazione civile.
Dilemma Strategico
Da parte loro, le forze di sicurezza thailandese si trovano di fronte ad un classico dilemma della contro insorgenza. Dal momento che la guerriglia resta legata alla comunità e focalizzata su omicidi e bombe giornalmente, la strategia dell’esercito si è basata necessariamente sul controllo dell’area, allargando una rete che vede l truppe diffuse in posti relativamente piccoli e vulnerabili in una area geografica vasta.
Tali operazioni offensive come sono usualmente condotte comportano incursioni su luoghi specifici legati all’informativa e mirano ad arrestare o uccidere comandanti locali, oppure a scoprire armi nascoste. Comunque il disegno complessivo delle forze di sicurezza è difensivo e legato a due missioni principali.
La prima, che è andata incontro a successi decisamente confusi, è di assicurare la sicurezza della popolazione civile ed una parvenza di normalità nella turbolenta regione. Ogni giorno, migliaia di personale armato sono costretti a scortare docenti nelle scuole dello stato e i monaci buddisti nella loro questua giornaliera che sono vulnerabili alle imboscate degli insorti. Altre truppe sono a piedi e in veicoli di pattuglia o ai posti di blocco. Di notte, migliaia di soldati, poliziotti e volontari sono costretti a fare la guardia alle scuole, uffici del governo e alle loro posizioni (essenzialmente lasciando tutto il resto agli insorti).
La seconda missione è di impedire all’organizzazione politica degli insorti spalleggiata dal suo RKK di impossessarsi di interi villaggi e mettere su strutture governative parallele, come accaduto in tanti villaggi durante il periodo 2003-2007.
Le cosiddette Unità di sviluppo della pace (Nuay Pattana Santi) sono state in primna linea per questi sforzi. Questi gruppi unitari costituiti da 26 uomini di Ranger, Volontari della difesa del territorio, musulmani del posto e polizia, sono incastonati nei villaggi dove la presenza degli insorti è stabilita come forte. Il loro lavoro è di convincere la popolazione locale con progetti di sviluppo piccola scala, mentre allo stesso tempo rafforzare le fonti di intelligence e tentare di identificare i membri del comitato politico degli insorti e gli operativi del RKK a livello di villaggio.
Comunque questo disegno di sviluppo difensivo completamente sparso, con pochi soldi a disposizione crea inevitabilmente delle vulnerabilità. Come hanno mostrato gli attacchi nel 2011, questo incremento si crea quando gli insorti cessano di operare in gruppi di quattro o cinque e iniziano a concentrarsi in unità da combattimento, ben equipaggiate, fino a 50 persone.
Non è facile da stabilire il livello di sviluppo futuro e la velocità delle capacità di combattimento degli insorti che hanno dei limiti sostanziali propri.
Il più ovvio è il tempo richiesto dai comandi perennemente a rischio di montare assalti di larga scala che coinvolgono forze a livello di plotone. Gli eventi del 2011 indicavano che la conoscenza, pianificazione e preparazione logistica richiesta per grandi attacchi richiedono settimane o persino mesi. E gli attacchi degli insorti non sono mai lanciati senza un’alta probabilità di successo.
Inoltre, gli insorti sono anche costretti da una deficienza di munizioni, benché paradossalmente questo fattore fa crescer la pressione per fare più di frequente grandi attacchi mirati alla conquista di armi e munizioni. Cionondimeno considerata la traiettoria del conflitto nel 2011, il rischio di una intensificazione nei mesi prossimi è reale e potrebbe avere ripercussioni a vari livelli.
Militarmente richiederà una risposta più aggressiva delle forze di sicurezza con un ritorno forse alle operazioni di grande scala di caccia con il conseguente alto numero di detenuti. Questo non servirebbe a convincere i Malay scettici, anzi un ritorno alla strategia porterebbe il gioco direttamente nelle mani dei gruppi di propaganda dell’ala politica dell’insorgenza.
Uno sforzo più robusto di contro-insorgenza potrebbe anche far cambiare i piani militari per una nuova struttura di forze nelle province di frontiera che sta attualmente emergendo. Questi piani prevedono di spostare battaglioni regolari delle forze armate provenienti dalle altre regioni nelle loro basi e spostare i compiti di contro-insorgenza alla XV divisione recentemente addestrata e legata al luogo che è sostenuta da reggimenti paramilitari di Rangers.
Un conflitto che peggiora potrebbe anche avere un impatto sul processo di contatti e dialogo tra governo ed esercito da un lato e i rappresentanti del BRN-C e il PULO (Organizzazione di liberazione unita di Pattani) dall’altro. Sospesi dalle elezioni del luglio 2011 e dalla proclamazione del governo di Yingluck Shinawatra del Puea Party i colloqui dovrebbero riprendere agli inzi del 2012 ma sono anche legati aagli sviluppi sul terreno e alla percezione della forza relativa di entrambi i lati.
Infatti non è chiaro affatto al momento se l’incremento delle operazioni degli insorti sia dovuto, come suggeriscono alcuni osservatori, alla frustrazione dei separatisti per la mancanza di progresso nei colloqui; o se la dirigenza politica e militare del BRN-C sono semplicemtne contenti di operare lungo dei percorsi essenzialmente indipendenti benché non divergenti. La prima metà del 2012 fornirà forse una risposta a questa domanda.
Anthony Davis Asiatimes.com