Con quattro esplosioni che hanno fatto 14 vittime e ferito almeno 300 persone, i rivoltosi musulmani del meridione thailandese hanno annunciato una marcata differenza nella loro decennale campagna di terrore.
Appena prima di mezzogiorno di sabato 31 marzo, una bomba su un’auto scoppiò nel mezzo del quartiere degli affari a Yala, una cittadina di 75 mila abitanti dell’estremo meridione thailandese. 20 minuti dopo, mentre andavano avanti le operazioni di salvaguardia e la popolazione attorniava la scena della bomba, si ebbe un altro scoppio nella stessa area. In un altro luogo del meridione thailandese, ad Hat Yai, fu preso di mira un hotel popolare dove morì un turista malese ed un’altra esplosione si aveva a Pattani ad un punto di controllo di polizia.
Gli attacchi hanno avuto il peggior risultato in otto anni di insorgenza nella regione che dal 2004 ha fatto almeno 5000 morti. Si crede che l’insorgenza musulmana di etnia malay nelle province più meridionali della Thailandia di Yala, Narathiwat e Pattani voglia una maggiore autonomia per la regione al confine con la Malesia benché non abbia finora affermato i propri precisi obiettivi.
“E’ una progressione significativa in termini di scala degli attacchi, con tre autobomba ed una bomba su motocicletta in una sola operazione. Non è mai accaduto prima. Inoltre sia a Yala che Hat Yai hanno preso ad obiettivo dei civili in un sabato pomeriggio di festa” dice Anthony Davis del IHS Janes di stanza a Bangkok.
La regione era stata annessa agli inizi del ventesimo secolo quando la Thailandia era conosciuta ancora come Siam, e da allora molti malay musulmani hanno lamentato la discriminazione da parte della elite di religione buddista della nazione di lingua thailandese.
Lo scorso ottobre il governo thai ha nominato un nuovo capo del SBPAC, l’unità amministrativa istituita nel 2010 per aiutare il governo del profondo meridione. La nomina del già poliziotto Thawee Sodsong non sembra aver ammorbidito l’ira degli insorti. Lo stato di emergenza è in vigore sin dal 2005 ed ha portato alle denunce di mano pesante, minando forse nel contempo le aperture del governo verso la minoranza musulmana malay.
Questi attacchi sono accaduti a due settimane dal capodanno thailandese, il festival dell’acqua, Songkran, la principale festa del paese, con il turismo che costituisce con i suoi 345 miliardi di dollari il 6% del PIL nazionale, potendo così rappresentare un altro blocco alla ripresa dell’economia thailandese dall’alluvione del 2011 che è costata 40 miliardi di dollari.
Finora l’insorgenza non ha mai portato avanti attacchi a Bangkok o nei centri principali turistici del paese, alcuni dei quali come Phuket o Ko Lanta si trovano a qualche centinaia di chilometri dalla zona dell’insorgenza. Nel tentativo di rassicurare il turismo, il portavoce del governo Nalinee Tavesin ha dichiarato che “stiamo trattando la questione a modo e abbiamo il controllo della situazione. Vogliamo rassicurare chi sta pensando du venire in Thailandia che questa è un’area molto particolare.”
Nel passato gli attacchi dell’insorgenza erano di piccola scala, come sparatorie in corsa, ma ora l’insorgenza ha le forze per portare avanti attacchi di maggiore violenza, secondo Anthony Davis. “Complessivamente l’insorgenza sta divenendo più seria con un miglioramento marcato nelle capacità offensive rispetto allo scorso anno. Si sono riorganizzati con successo dopo la camapgna di controinsorgenza del governo del 2007-2008 ed ora colpiscono in modo più duro che in passato.”