Benché ci possa essere ancora una incertezza tra fenomeni naturali come disastri naturali e cambiamento climatico, di certo una cosa è molto chiara: i disastri naturali legati ai fenomeni meteorologici sono aumentati sia per intensità che per frequenza.
Ne sono testimoni una serie recente di allagamenti forti per tutta l’Asia, dal Pakistan alla Thailandia alle Filippine, come pure l’uragano Sandy negli USA. Tutti questi fenomeni ci hanno mostrato come eventi meteorologici estremi possono portare interi paesi ad un blocco virtuale. E questi eventi stanno colpendo l’Asia e il Pacifico più spesso di ogni altra regione al mondo.
Questo dà alla regione Asia Pacifico una posta immensa nel mitigare la crescita della temperatura globale mentre si adatta ai già crescenti impatti dei cambiamenti climatici. Il sessanta per cento della popolazione della regione sopravvive su un’agricoltura, foreste e pesca fortemente sensibili ai cambiamenti climatici.
Sette tra le dieci nazioni più vulnerabili ai cambiamenti climatici e ai disastri causati da eventi naturali si trovano nella regione Asia Pacifico. Una diminuzione di disponibilità di acqua superficiale può colpire più di un miliardo di persone in Asia nel 2050.
La regione ha sostenuto l’impatto del danno fisico ed economico degli accresciuti disastri con il 38% delle perdite economiche legate ai disastri globalmente tra il 1980 e il 2009. La gente in questa regione è più esposta al rischio di essere colpita dai disastri di almeno quattro volte rispetto a quelli in Africa e 25 volte di più di quelli che vivono in Europa o Nord America.
L’Asia Development Bank in un recente studio notava che allagamenti e tempeste stanno diventando endemiche nella regione, e la loro frequenza accresciuta e la loro forza può tagliare la crescita economica e lo sviluppo. Ovviamente come lo si è visto da sempre, sono le popolazioni più povere e più vulnerabili a soffrire di più. Non si può sperare di porre fine alla povertà senza costruire una resilienza al cambiamento climatico e agli eventi ad esso associato.
La sfida è di affrontarli entrambi allo stesso tempo. Si ha bisogno di mobilitare fondi massicci per l’adattamento ai cambiamenti climatici con una cifra per la regione dell’Asia Pacifico di almeno 40 miliardi di dollari annui, stima alquanto restrittiva. E’ solo una cosa sensata investire nella riduzione del rischio di disastri come parte dell’adattamento. Si stima che ogni dollaro speso per ridurre il rischio fa risparmiare almeno 4 dollari nei costi futuri di soccorso e riabilitazione.
E’ chiaro che c’è bisogno di integrare più strettamente il cambiamento climatico e le attività legate ai disastri, cosa che presenta le sue proprie sfide se si considerano gli interessi differenti e talvolta competitivi coinvolti: riduzione del rischio di disastro è un’area bene definita di lavoro gestita per lo più da ingegneri, mentre l’adattamento al cambiamento climatico è qualcosa di relativamente nuovo e si lega più dentro il campo degli specialisti ambientali. Cionondimeno si devono fare tutti gli sforzi possibili per fare quello che è più prudente ed efficace.
Il Climate Investment Funds ha sottoscritto 1 miliardo e mezzo di dollari alla Asian Development Bank per il cofinanziamento nella regione Asia Pacifico delle misure di adattamento e mitigazione.
Il Programma pilota del CIF per la resistenza climatica ha quindi allocato 278 milioni di dollari alla ADB per progetti in Bangladesh, Cambogia, Nepal, Nuova Guinea, Tajukistan, Tonga e la regione del Pacifico.
Si può fare molto per integrare questi sforzi. La regione ha bisogno di uno schema di assicurazione del rischio di disastro e beneficerà da una introduzione più vasta di obbligazioni catastrofe, una forma innovativa di assicurazione che possono aumentare la resilienza forzando le comunità a modellare, valutare economicamente e gestire i rischi del cambiamento climatico.
Andrebbe valutato anche un’obbligazione per disastri indotti da cambiamenti climatici per la regione che incanali in modo critico l’assistenza nelle resilienza delle costruzioni contro eventi catastrofici futuri.
Finora poche nazioni in via di sviluppo asiatiche si sono concentrate nei loro piani economici di sviluppo sui rischi da disastro. Come regione non abbiamo più una scelta. Dobbiamo investire nella loro prevenzione, non solo in infrastrutture, ma anche nello sviluppo sociale regionale. Negare le minacce che si affacciano di disastri sempre più legati al clima metterà milioni di persone tra le più vulnerabili in Asia di fronte al rischio sempre più pronunciato della povertà, cattiva salute e morte prematura.
Questa istanza deve essere portata alla ribalta alla 18° conferenza delle parti della convenzione quadro dell’ONU sul Cambiamento climatico che si fa il 7dicembre a Doha nel Qatar attraverso una discussione avanzata, la considerazione di soluzioni innovative e l’impegno ad agire.
La regione Asia Pacifico ha un ruolo critico da giocare nel raggiungere una soluzione alla crisi del clima. La sua popolazione e le sue economie hanno di fronte rischi crescenti dalle conseguenze del cambiamento climatico, e la crescita economica futura deve essere disaccoppiata dalla rapida espansione delle emissioni di gas serra. Gli impatti si sentono ad un livello molto locale e personale, ed è fondamentale che creiamo, investiamo e facciamo qualcosa per migliorare la resilienza delle comunità nella regione.
Questo comunque è un problema globale che richiederà soluzioni globali che coinvolgono la partecipazione di tutti i paesi.
Bindu N. Lohani Asian Development Bank.