Se ci si chiede come fosse l’Asia un secolo fa, prima che i conflitti della guerra fredda la lacerassero, allora la vecchia città laotiana di Luang Prabang nel Laos Settentrionale è forse uno dei pochi posti rimanenti ad offrire uno sguardo di quei tempi andati.
Questa vecchia cittadina, arroccata su un frammento di terra posta tra due fiumi e circondata da montagne verdi lussureggianti, è la più magica e romantica delle città della vecchia Indocina , se non in tutta l’Asia, ed è come conseguenza un forte polo di attrazione turistico.
Luang Prabang è stata per un millennio un piccolo regno delle montagne, benedetta da un’eredità di templi buddisti antichi e case coloniali francesi che con la sua storia hanno guadagnato nel 1995 alla cittadina lo status di Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
Avvolta da un lato dal grandioso Mekong e dall’altro dal fiume Nam Khan, trasuda un’atmosfera di tranquillità e di splendore incompreso, per non citare la pace sacra, con le sue file graziose di monaci in abito arancione che scivolano nelle nebbie mattutine al ritmo sonoro dei tamburi del tempio.
Luang Prabang è così un posto perfetto in cui osservare lo scorrere del giorno standosene su un terrazzo o un caffè lungo il fiume, o provare uno dei ristoranti di cucina francese. Capitale della cucina laotiana, è anche un posto grandioso per frequentare un corso di cucina in una delle scuole di cucina presso qualcuno dei suoi migliori ristoranti.
Se non fosse sufficiente, per quei visitatori attivi c’è una campagna tropicale lussureggiante da esplorare, con cascate e grotte, viaggi in barca sul Mekong o giri in bicicletta, e persino qualche campo di elefanti dove si può provare ad essere Mahout per un giorno.
Per ognuno c’è qualcosa nella vecchia capitale del Laos e si capisce facilmente il perché in tanti, che hanno pianificato la visita di un giorno, restano qui anche per settimane.
La storia della città non è affatto una storia semplice, simile in tanti modi a quella del Laos, soffocata tra i suoi potenti vicini, i Thai, i Khmer, i vietnamiti, i birmani e la potente Cina a settentrione.
Nel luogo attuale di Luang Prabang il re Fa Ngum istituì nel 1353 il primo regno Lao, Lan Xang.
Nel 1512 il Re accettò il Pha Bang, l’immagine Singalese dorata del Budda, come un dono dalla Monarchia Khmer da cui la città fu rinominata Luang Prabang (La Reale Pha Bang). Mai particolarmente sicura o forte, si trovava sotto la minaccia da parte dei re birmani per cui il re, due secoli dopo, mosse la capitale nella attuale Vientiane.
Con la caduta del regno Lan Xang alla fine del XVII secolo, fu stabilito a Luang Prabang un regno indipendente in competizione con i regni di Vientiane e Champasak a meridione.
Il regno, verso la fine del XIX secolo, si trovò sotto pressione degli attacchi di milizie della Cina Meridionale ed accettò così il protettorato francese, divenendo così la posizione favorita per i coloniali francesi che volevano scappare da Parigi quanto più lontano possibile. Al tempo ci voleva più tempo per risalire il Mekong da Saigon a Luang Prabang di quanto ci volesse per raggiungere Saigon dalla Francia.
Per tutto il periodo dell’invasione giapponese durante la seconda guerra mondiale e delle due guerre di Indocina, la città è stata la sede della monarchia fino alla vittoria nel 1975 del Pathet Lao quando la monarchia fu dissolta.
Delle cose da vedere nella città vecchia ci sono cose da non mancare assolutamente. La prima è il vecchi palazzo reale, ora un museo, costruito nel 1904 dai Francesi che hanno suato gli stili di belle arti tradizionali francesi e laotiani. Il palazzo è la sede di vari oggetti che risalgono all’era reale, ma la cosa più notevole è la semplicità dei quartieri residenziali come la stanza da letto del re.
La collezione principale è il Budda dorato alto 83 centimetri, Pha Bang, rubato due volte dagli invasori thailandesi nel 1779 e nel 1827, ma restituito in entrambe le occasioni.
L’immagine serviva a legittimare la precedente dinastia reale come governanti buddisti e la leggenda racconta che era stata fatta nello Sri Lanka nel primo secolo dopo Cristo, ma se si guarda allo stile Khmer l’immagine è con più probabilità del 14° secolo di origine Khmer.
Secondo molte dicerie, l’immagine in mostra è di fatto una copia e che il Pha Bang sia custodito in un forziere a Mosca, dato dal Pthet Lao agli alleati vietnamiti come ricompensa per il sostegno durante la guerra e finito in qualche modo a Mosca. Fotografare l’immagine è tristemente strettamente vietato.
La vecchia città è dominata dalla collina sacra, alta cento metri, di Phu Si, sulla cui sommità c’è lo stupa dalla sommità dorata alta ventiquattro metri, That Chomsi. La collina è stata ritenuta la sede, da parte di molti buddisti, di un potente naga, un dragone, e come Monte Meru, come l’Olimpo, è la montagna sacra del credo Induista buddista.
Il picco dà l’occasione di viste incredibili della città circostante e dei fiumi che la definiscono, insieme alle montagne coperte a giungla che circondano la valle. Sebbene molti turisti si incamminano lassù per l’aurora, in tanti modi una vista più evocativa è quella dello stupa dorato stesso che riflette i raggi del sole nascente che può essere visto dal Wat Chom Phet, uno dei quattro templi che si allineano sul lungofiume opposto sul Mekong a Xiengmene e facilmente raggiungibile da una piccola imbarcazione che corrono sul fiume dal porto di Luang Prabang.
Un altro luogo da vedere assolutamente è il più antico ed importante tempio buddista dell’intero Laos, Wat Xieng Thong a settentrione della città peninsulare.
La principale simulazione fu costruita nel 1560 ed è considerata con cinque livelli di tetti spioventi l’esempio classico definitivo del disegno Lao. E’ interessante sapere che durante il saccheggio del 1887 da parte di un’armata cinese Balck Flag, questo fu il solo che fu risparmiato per la sua bellezza architettonica e per il fatto che il capo di questa armata aveva studiato da giovane proprio in questo tempio.
Il complesso monasteriale ospita diversi stupa e piccole cappelle, haw in laotiano, che contengono immagini di Budda. All’opposto della costruzione principale c’è un garage ghindato per un grande crro da cerimonia usato per portare i resti dei membri deceduti della famiglia reale laotiana in grandi urne. Il carro che non è molto antico è stato usato soltanto una volta per trasportare i resti di Re Sisavang Vong alla cremazione nell’aprile 1962. L’ultimo re laotiano non dovette mai usare il carro, morto insieme alla sua egina eal principe in prigione in una parte remota del Laos Orientale negli anni 70.
Un’esperienza che avrebbe la pena provare alzandosi prima dell’alba è la processione delle anime dei monaci, quando i monaci nelle loro vesti arancioni camminano a piedi per le strade con le urne di metallo per prendere le offerte come un banane, una balla di riso appiccicoso o un pacchetto di biscotti. La cerimonia accade dovunque nel Laos, ma a Luang Prabang ha la sua atmosfera particolare nonostante il fatto che in questi giorni i turisti cominciano a superare in numero i laotiani stessi. Il miglior modo per parteciparvi è provare a visitare il mercato la mattina precedente la processione per comprare un po’ di riso appiccicoso di qualità buona ed evitare i prezzi stratosferici dei venditori lungo il cammino.
Giunti in posizione non dimenticatevi di rimuovervi le scarpe e inginocchiarvi con i piedi che puntano verso le vostre spalle, senza cercare il contatto degli occhi mentre la linea dei monaci si avvicina. Se tutto va bene, il vostro Karma sarà migliorato un po’ per la prossima reincarnazione.