Douglas Latchford è un collezionista inglese che si è costruito la reputazione di essere il più grande esperto di arte Khmer al mondo e è stato nominato cavaliere del regno cambogiano nel 2008 dopo aver fatto una generosa donazione.
Vive attualmente a Bangkok circondato da tante opere antiche da tutta l’Asia. Ma ultimamente gli USA lo hanno denunciato civilmente per aver comprato una statua khmer risalente al X secolo negli anni 70 ben sapendo che era stata saccheggiata in uno dei tanti templi cambogiani, quello di Koh Khmer, durante la guerra civile che avvolse il paese in quegli anni.
E’ una denuncia che vuole aiutare il regno cambogiano a riprendersi un’opera d’arte attualmente in vendita nella galleria Sotheby’s del valore di vari milioni di dollari, l’ultima di tante battaglie tra le gallerie d’arte e FBI nel campo della vendita di antichità mondiali.
Latchford ovviamente nega di aver posseduto l’opera e sente che il caso ha infangato la sua lunga carriera in questo mondo di collezionisti al confine tra la proprietà privata, l’eredità culturale nazionale e il patrimonio nazionale. “Cosa ne sarebbe se i francesi o gli altri occidentali non avessero preservato quest’arte? Cosa sapremmo ora della cultura Khmer?” è la risposta del collezionista. L’uomo ha passato oltre 50 anni incrementando una collezione bellissima di arte Khmer donando tante opere al museo nazionale di Phom Pehn e al Metropolitan Museum of Art di New York, ed ha scritto tre libri insieme alla studiosa Bunker sui tesori khmer.
“I suoi doni sono molto importanti perché queste opere parlano al popolo cambogiano della loro storia. Speriamo che la sua generosità sarà di buon esempio per gli altri.” dice Hab Touch direttore generale del Ministero della Cultura Cambogiano.
Per gli avvocati americani invece la condotta del collezionista nel caso di questa statua, Duryodhama, è stata poco elegante. Mentre il piedistallo ed un piede di questa statua sono stati rintracciati nel tempio di Ko Ker nel 2007 più volte oggetto di saccheggio, nelle carte del Sotheby l’uomo riconosce di esserne il proprietario originale dopo averla comprata da un commerciante thailandese che a sua volta lo aveva ricevuto da una banda di ladri.
Il collezionista inoltre avrebbe prestato la sua opera per portare l’opera in Inghilterra facendo occultare quello che era trasportato.
La statua in possesso della casa Spink&Son vendette la statua nel 1975 ad un belga la cui vedova è l’attuale proprietario e che nel 2010 andò alla Sotheby’s per poterla vendere. In seguito all’iniziativa del governo cambogiano, la vendita è stata sospesa. La Sotheby’s ora è in causa col governo USA, che vuole recuperare la statua per darla alla Cambogia, adducendo che non ci siano prove che la statua sia stata saccheggiata o che sia proprietà del governo Cambogiano.
Attualmente si ignorano le prove in possesso degli avvocati americani e il collezionista sostiene che il governo americano stia “mettendo insieme delle ipotesi, supposizioni. L’opera dell’immaginazione di qualcuno che lavora troppo”.
Secondo Latchford, aveva sperato di possedere la statua che lui non ha mai creduto fosse stata saccheggiata, e che un rappresentante di Spink l’aveva comprata su suo suggerimento da un commerciante thailandese non meglio identificato. Ma lui non l’avrebbe mai comprata, sebbene Spink l’abbia catalogata sotto il suo nome. Non avrebbe mai avuto alcun ruolo nel procurare le licenze di esportazione. Questi dati li si ricava da una email che l’uomo aveva inviato alla Sotheby’s prima che la statua fosse posta in vendita.
Un giudice americano dovrà dirimere la vicenda, mentre la Sotheby’s nega alla Cambogia il diritto di vantare qualcosa in considerazione che la statua “che era abbandonata nella statua da almeno cinquanta generazioni fa”. Il governo Cambogiano sostiene nelle carte processuali che la statua era ancora di proprietà del governo cambogiano perché non l’hamai trasferita ad alcun privato, né come dono né come vendita.
Latchford nasce a Bombay e studia in Inghilterra e sostiene, da credente nella reincarnazione, che due monaci buddisti gli abbiano detto che “in una vita precedente era stato khmer e che quello che collezionava era stato un tempo di sua proprietà”
Comprò la sua prima statua in Thailandia nella metà degli anni 50 per 700 dollari, ma la sua azione da collezionista si fece più intensa negli anni 60, quando le opere in pietra e bronzo delle dinastie Khmer facevano la loro apparizione sui mercati dei ladri di Bangkok. Quando gli si domanda di quei tempi, l’uomo racconta le sue avventure nella Jeep su strade improvvisate nella giungla thailandese e cambogiana ad esplorare i templi avvolti nelle liane e negli avamposti del regno di un millennio fa.
Lui come gli altri collezionisti, dice, compravano e commerciavano quello che si trovava senza starsi aporre problemi sulla provenienza e su quanto governa le transazioni attuali delle antichità. Erano dei salvatori e non dei saccheggiatori, perché lui come gli altri collezionisti hanno restaurato protetto catalogato e donato le opere che sarebbero potute andare pure in pezzi o andare persi o negati.
Latchford, che ama circondarsi nel suo appartamento di opere moderne ed antiche, dice di aver fatto fortuna nei farmaceutici e nello sviluppo della proprietà fondiaria ed è ora presidente dell’associazione thailandese di bodybuilding. Spera di potersi ritirare a vivere in Cambogia vicino Angkor. Nel 2008 aiutò il governo cambogiano a raccogliere quasi 200 mila dollari per le luci del nuovo museo di Phnom Penh ed è molto venerato in Cambogia.
Ma ovviamente c’è molto scetticismo e non da ora che gli USA lo vogliono portare davanti ad una corte. La direttrice dell’ufficio dell’UNESCO di Phnom Penh, Anne Lemaistre, diceva che benché Latchford avesse donato varie opere, la preoccupava il fatto che i suoi libri erano piene di tante foto di capolavori khmer che erano posseduti da anonimi collezionisti. Uno di questi libri secondo la direttrice è proprio “un inventario del patrimonio khmer mancante della Cambogia.” e lo accusa di di non voler rivelare dove essi si trovano.
Ma per Latchford, che sostiene non sarebbe opportuno rivelare la loro attuale posizione, questi pezzi sono in migliori mani ora che se fossero riportate in Cambogia. “Quae sarebbe il costo monetario per la Cambogia? Chi pagherà per il rimpatrio? Dove andranno a finire, in qualche deposito a macero? Chi pagherà per il restauro?”
Latchford ha detto di aver promesso di donare ancora altro alla Cambogia nei prossimi anni, ma “finché vivo, intendo godere di quello che ho”