Si comincia a sapere qualcosa nel confronto tra i filippini giunti sulle coste dello stato di Sabah in Malesia e la polizia malese.
Mentre il governo filippino ha negato di aver mai dato autorizzazione a questa operazione e che i filippini sarebbero disarmati, si viene a sapere dal MNLF, che non ha partecipato alla firma dell’Accordo quadro su Bangsamoro e lo rifiuta, fa sapere alcune cose importanti per bocca di Habib Hashim del Consiglio di comando islamico.
Primo si tratta di oltre 200 persone cento delle quali armate che però erano state invitate a degli interrogatori ma non arrestati. Erano stati inviati indietro all’isola filippina di Tawi Tawi anche se non si sa bene se siano mai partiti.
Secondo un militare filippino questo stallo era stato orchestrato nientemeno che da Nur Misauri, capo del MNLF, per attrarre l’attenzione internazionale e del governo filippino. “Ha qualche cosa a che fare con le continue richieste di Misauri su Sabah come parte delle Filippine. Vuole solo farsi vedere. MNLF avrà pure firmato un accordo di pace ma non rinuncia a queste sue richieste su Sabah” aggiungendo che il reclutamento di questa armata reale del sultanato di Sulu è iniziata nel 2000. “Da allora non hanno mai causato problemi al governo fino a questa situazione a Lahad Datu dichiarando che hanno il diritto di stare a Sabah…”
Il governo filippino a questo punto sta verificando la situazione sul campo per sapere se i filippini sono armati, come abbaino fatto a giungere lì, ed hanno inviato personale dell’ambasciata sulla zona, pronti anche a far fronte ad una situazione umanitaria.
La situazione reale in realtà sembra abbastanza complicata.
Il sultanato di Sulu era un tempo un regno potente che si estendeva dal Borneo alle Filippine meridionali fino a toccare le isole centrali delle Visayas. L’apice della sua potenza fu nel 1700 quando esercitava il controllo della parte malese del Borneo e gran parte di Mindanao.
Nel 1878 Sabah fu data in affitto alla British North Borneo Corporation per poi essere data nell’anno dell’indipendenza della Malesia 1963 della cui federazione fa parte.
Il sultano Esmail Dalus Kiram II, che viene riconosciuto a Manila, descrive per altro Sabah in modo ripetuto come “patrimonio del popolo filippino” e ricorda in un’intervista che il sultanato aveva ceduto alla repubblica filippina il compito di reclamare Sabah nel 1962 all’allora presidente Macapagal. Che questo diritto sia ancora valido, il sultano lo crede davvero. Si tratterebbe di un affitto per il quale la Malesia paga ancora il fitto di 1500 dollari.
Da allora le Filippine stesse hanno delle richieste in tal senso verso la Malesia su Sabah.
Nel 1967, la dittatura di Ferdinando Marcos addestra vari militanti nell’isola di Corregidor con l’idea di invadere Sabah con l’Operazione Merdeka. Ma all’ultimo momento l’operazione fu abortita e tutti i militanti furono uccisi, tranne uno, Jibin Arula: era il massacro di Jabidah, il 18 marzo del 1968.
Dalle ceneri di questo massacro nascerà la lotta per l’indipendenza della Bangsamoro e il primo capo sarà proprio Nur Misauri, ora capo del MNLF.
“Quando accadde il massacro di Jabidah il 18 marzo del 1968, Misauri era un giovane professore dell’Università delle Filippine a Diliman che condusse la gioventù moro in un picchetto di fronte al palazzo del Presidente, dopo che il solo sopravvissuto di quel massacro, Jibin Arula, descrisse quello che accadde nell’isola di Corregidor quel giorno. Arula era tra i giovani Moro, addestrati dall’esercito filippino, che reclamavano Sabah alla Malesia. Arula morì alla fine del 2009 in un incidente automobilistico, ma della sua morte si seppe solo nel febbraio 2011.
Misauri fondò insieme ad altri il MNLF dopo la strage di Jebidah e riconobbe nel giorno della strage 18 marzo 1968 la data della fondazione del MNLF benché la data esatta resti ancora oscura.”
Questo è il legame profondo che lega MNLF e Sabah, il sultanato al processo di pace. Il destino degli eredi del Sultanato di Sulu si salda per un lungo periodo di tempo con la guerra di liberazione Moro.
“Tutti questi gruppi (per lo più con roccaforti in punti diversi delle Filippine Meridionali, tra i quali gli eredi del sultano di Sulu, nota mia) nel tempo hanno sponsorizzato la secessione di Mindanao, Sulu, Palawan dalle Filippine e la creazione di uno stato Moro (possibilmente con Sabah). Comuqnue MNLF avendo firmato gli accordi di Tripoli del 1976 e di Giacarta del 1996 resta legata all’autonomia, ed il suo presidente Nur Misauri detiene il governatorato della ARMM secondo l’accordo di Giacarta mentre si sono stabilite il Consiglio delle Filippine Meridionali per la pace e lo sviluppo ed altre strutture dell’accordo. Comunque il plebiscito per espandere i territori dell’accordo sono stati ritardati.”
Di recente il principe ereditario Rajah Mudah Agbimuddin ha detto che il presidente ha negato gli eredi e ha ignorato la loro posizione di rivendicazione di Sabah che era parte integrante ed essenziale di ogni accordo di pace con qualunque gruppo armato di Mindanao. Quindi sentendosi offesi e traditi dall’accordo quadro fatto col MILF hanno deciso di presentare le loro rivendicazioni con le proprie mani.
Rajah Mudah ed un migliaio dei suoi seguaci con gruppi armati di un centinaio di persone della Royal Security Forces of the Sultanate of Sulu and North Borneo” lasciano l’isola di Simunul a Tawi Tawi e raggiungono Sabah in un viaggio che loro definiscono di ritorno a casa. E’ un’ora di viaggio in un’imbarcazione veloce.
“Siamo qui in pace. Non siamo qui per fare una guerra. Gli uomini armati che sono con me sono la Royal Security Forces of the Sultanate of Sulu and North Borneo”. Non porteremo mai la guerra nel nostro proprio territorio, molto meno alla nostra gente” ha dichiarato Rajah Mudah all’Inquirer.
Secondo il portavoce del Sultanato, Idjirani, il governo filippino prima della firma dell’accordo quadro li ha invitati ad una consultazione, li ha invitati a dare un discorso ad un forum presso la UP. “Pensammo che Aquino alla fine voleva, nel momento in cui ci consultava, una gestione della risoluzione comprensiva e completa della pace, dei problemi della sicurezza ed economici di Mindanao. Ma si trattava solo di colloqui … L’accordo quadro fu terminato senza nemmeno l’ombra di un sultanato di Sulu e del Borneo settentrionale. Hanno solo fatto finta di consultarci… Abbiamo anche partecipato alla Carovana della pace come ci hanno richiesto”.
L’assenza di ogni menzione dei “diritti storici e di sovranità” del sultanato di Sulu e Borneo settentrionale non potrà garantire la pace a Mindanao. “Dovevano averlo capito dal dal fallimento dell’accordo di pace del MNLF di Misauri. Credevamo che l’amministrazione Aquino desse un peso agli accordi ancestrali e storici . Ci siamo chiaramente sbagliati”
Avevano in passato espresso il desiderio e l’intenzione di far parte del processo di pace in una lettera inviata alla Presidente Arroyo nel 2009, in cui si riconosceva e ci si riferiva al governo solo come un alleato negli storici diritti e sui diritti ancestrali del sultanato sull’arcipelago di Sulu che coprono i territori coperti nei colloqui di pace preliminari tra governo e MILF. Nel 2010 la presidenza Arroyo decadde senza alcun accordo firmato.
Con l’accordo quadro di Bangsamoro tutti gli eredi hanno raggiunto una posizione unitaria e si sono decisi ad avanzare le proprie richieste per via diretta cominciando con l’invio di un migliaio di persone “per fare ritorno a casa” a Sabah.
Mentre ovviamente tiene banco la vicenda umana di centinaia di persone in una fase di stallo pericoloso, si prova a fare i conti con la storia. L’ex senatore Pimentel, conoscitore della questione, invita ad una rivisitazione della storia dimenticata per poter vedere gli scenari presenti e capire cosa si possa fare, tenendo conto che questa questione pone grandi problemi a livello internazionale e nell’ASEAN. Ma prima di tutto occorre tirare di nuovo fuori questa questione.
Il governo è il padre di tutto il popolo e al governo il sultanato ha dato la fiducia sperando che potesse lottare per i diritti del sultanato e portare un territorio ricco di risorse dentro le Filippine. Ma occorre riprendere la questione col governo dal punto in cui era rimasta: ridiscutere la questione e ridare al governo la patria podestà, ovviamente se e solo se il governo abbia voglia di fare qualcosa.
Il sultanato di Sulu vanta legami storici con la Cina che risalgono al XV secolo e che potrebbero servire a convalidare e rafforzare gli interessi cinesi nel Mare cinese meridionale mediante una storia condivisa. Esisterebbe in Cina una minoranza che risalirebbe agli antenati di un sultano di Sulu morto in Cina.
La Malesia stessa ha più volte corteggiato l’attuale sultano di Sulu invitandolo a varie manifestazioni ufficiali facendo intendere che lo ritengono ancora il sultano di Sulu.
Ma il sultano nella sua intervista ad un giornale filippino dice “che nulla è più importante per lui che reclamare un territorio importante come parte del patrimonio della popolazione filippina” sperando che l’ingiustizia storica commessa dai britannici possa essere riaffrontata per la riunificazione di tutti i Filippini. “Secondo la volontà di Dio, torneremo a Sabah”
Sulla base di http://www.interaksyon.com/article/15187/sultan-of-sulu-revives-claim-over-sabah-patrimony-of-the-filipino-people; http://globalnation.inquirer.net/64513/sulu-royal-army-demands-to-stay-in-sabah e vari altri)