Il punto morto raggiunto nel conflitto tra i due schieramenti offre le circostanze migliori per la riconciliazione politica.
In relazione al conflitto politico in Thailandia, tanti anni fa sostenevo che il sistema politico (cioè le relazioni di potere) è incapace di adattarsi ed allargarsi per accettare l’espansione di un nuovo gruppo di persone che io indicavo come la classe media più povera.
Questo gruppo è vasto e ha bisogno di spazio per negoziare politicamente all’interno del sistema, poiché le loro vite, le loro concezioni del mondo ed i loro interessi sono cambiati.
Fintantoché le élite del sistema politico rifiutano di adeguarsi, il conflitto violento continuerà. Nei tanti anni trascorsi, non ho visto un segno che le élite comprendano la necessità di tale cambiamento. Né un segno che sono pronte a trovare uno strumento per negoziare con questi nuovi gruppi politici di persone per modulare il sistema politico.
Ma lo scorso anno, credo che l’opportunità di una modulazione del sistema politico sia sempre più evidente da tutte le parti. E diventa più possibile che la modulazione accadrà fino ad un punto, accettabile da tutte le parti così da cambiare il corso della lotta reciproca interna al sistema (non significa solo in parlamento) senza che sorga la violenza. Questo comunque non è priva di ostacoli che renderebbero accidentato il percorso verso l’ordine. Ma credo sarà meglio di quanto lo era prima.
Lasciatemi parlare allora di qualche buon segnale che è comparso recentemente.
Non c’è modo di prevedere per me l’arrivo di un altro golpe che, però, è diventato uno strumento senza l’efficienza che prima aveva. Come minimo, l’ultimo golpe lo ha reso chiaro alle vecchie elite. In aggiunta, sebbene qualcuno delle vecchie elite forse non lo veda ancora (come quelli che erano dietro al movimento Pitak Siam) è improbabile che useranno un golpe, perché i militari non saranno d’accordo ad essere strumento di una data parte, per lo meno non nell’immediato futuro.
Senza uno strumento di soppressione o decelerazione della modulazione del sistema politico, le vecchie elite devono rivolgersi a vecchi strumenti che sembrano essere più politicamente corretti. Strumenti importanti furono disegnati e implementati nella costituzione del 2007, vale a dire organizzazioni indipendenti che non sono attualmente indipendenti, vari processi giudiziari che non possono essere esaminati o controllati se non dal vecchio gruppo della elite, ed il senato, metà del quale è nominato. Perciò essi si devono opporre alla stesura di una nuova costituzione in qualunque modo possibile. Persino la Corte Costituzionale deve dare “consigli” strani.
Quello che resta interessante è che anche le masse sono coinvolte in questo conflitto sulla costituzione. Ma non è diventata una grande crisi politica. Ogni parte usa i propri media nel dibattito; alcuni con ragioni, alcuni con emozioni. Senza però diventare zuffa o rivolta.
Come per il golpe, usare grandi dimostrazioni per creare le condizioni per costringere l’azione è diventato un mezzo meno efficace per il movimento delle masse. Perciò l’opportunità di avere una grande protesta che porti alla lotta è fortemente ridotto. Infatti, credo che i problemi che portarono grandi masse ad unirsi in quelle grandi manifestazioni hanno perso il loro potere, come l’istanza di violare la costituzione della monarchia. Questo portò tante persone ad unirsi alle proteste dal 6 ottobre 1976 in poi fino ad ora, questa cosa non è più un fatto magico come prima. Quelli che vogliono ancora usare questa istanza devono pensare sul come e in quale guisa presenteranno l’istanza per raccogliere le masse. Se altre istanze, come la questione dell’integrità territoriale, faranno sollevare la gente o no, dovremo attendere la decisione della Corte Internazionale di Giustizia. Ma dubito che certamente non solleverà la gente, poiché attualmente ci sono molte istanze di frontiera con i vicini thailandesi in tutte le direzioni che sono ancora ambigue. Il problema di come risolvere quell’ambiguità: con la pace o la guerra?
Come dato di fatto, sospetto che le elite politiche di qualunque parte sono spaventate dalla “politica delle masse”. Le elite thailandesi hanno usato la “politica delle masse” per tanto tempo sin da prima del 14 ottobre. Ma hanno usato solo la forma della politica di massa (usavano la sua apparenza della politica di massa come una scusa), come proclamare la guerra con le potenze dell’Asse, chiedendo terra dai Francesi, e mettendo giù le elezioni “sporche”. La “ politica di massa” fu largamente impiegata come mai prima da un gruppo di classe della elite durante il 14 ottobre. Ma lo usarono insieme con una speranza antiquata che una volta deposti i governanti, la massa sarebbe ritornata a casa a fare la pennichella come al solito. Le circostanze non furono quelle attese. Il 14 ottobre fu davvero una politica di massa, non solo la sua apparizione. Gli studenti furono un lato delle masse che rifiutarono di andare a dormire e rimasero oltre il controllo delle elite. Perciò un altro filone di politica di massa era necessaria per distruggere quello degli studenti.
In effetti questo portò ad accrescere il potere del reale partito di opposizione del sistema, il partito comunista della Thailandia. Era la lezione per cui se si usano tattiche violente per distruggere la forza della “politica di massa”, il nemico del sistema diventerà sempre più militante (non si sa se la elite ha imparato questa lezione). Alla fine la “politica di massa” reale è molto pericolosa per la elite politica, poiché il suo potere di distruggere il sistema è molto intenso e non si può controllare, specie da chi è al potere. I sistemi politici tradizionali nel mondo sono tutti crollati sotto la “politica di massa”
Diamo uno sguardo alle monarchie nel mondo. Ci sono solo due che davvero abbatterono i re. La politica di massa e la dittatura militare. Poiché la politica di massa o i militari possono sempre forgiare la propria volontà politica. E questa libera volontà politica può non necessariamente essere in linea con la volontà dell’esistente sistema politico.
Rispetto allo stato della “politica di massa” in Thailandia, credo che sia le magliette gialle che rosse hanno pian piano sviluppato volontà proprie indipendenti al punto che chi è dietro le scene ha difficoltà nel dirigerle e nell’assicurare il loro controllo. Il lavoro delle magliette gialle non è a tono con “l’avanguardia” di altri gruppi conservatori, come i militari o il Partito democratico, o organizzazioni indipendenti, quali la Commissione Elettorale e la Commissione Nazionale Contro la corruzione.
Thaksin, l’eroe delle magliette rosse, è sempre più conscio del “peso” delle magliette rosse. Eppure non può scambiare le loro vite, la loro carne e sangue, per la fine del proprio processo. Questa è la ragione per cui un gran numero di magliette rosse non lo accetterebbero, e uscirebbero persino per condannare con forza l’eroe. Thaksin ha dovuto chiedere in fretta perdono, accusando la fatica e la malattia, come scuse. Il peso della “politica di massa” si fa più pesante giorno per giorno. Thaksin può solo quindi ringraziare le magliette rosse di essere il “vascello” che lo portava dall’altra sponda ed implorarli di andare per vie separate.
Sebbene indebolito, la “politica di massa” è ancora presente. Non si è del tutto distrutta. Finché il sistema politico non si aggiusta secondo le trasformazioni economiche e sociali, la “politica di massa” resterà il solo mezzo che alla fine può forzare un aggiustamento nel sistema politico. Ma credo che essa sia sempre più indipendente. E c’è più prudenza nel movimento perché ogni parte deve accumulare maggiore forza significativa per forzare con successo il sistema ad adeguarsi. Sento che persino capi con grandi capacità oratorie, come Sonthi o Nattawut, stanno perdendo la loro presa sulla “politica di massa”. Forse si manifesta qualcosa di più costruttivo. D’altronde credo che entrambi gli schieramenti conoscano già bene che nessuno può sconfiggere del tutto l’altro.
Il punto morto raggiunto nel conflitto tra i due schieramenti offre le circostanze migliori per la riconciliazione politica.
Alcuni ascoltano voci di persone come Ajarn Chaiwat Satha-anand, che non è stato ascoltato da nessun lato prima. Incontri di massa di entrambi gli schieramenti per discutere e scambiarsi opinioni possono forse accadere senza che i lor padri siano colpiti dai media di parte.
Comunque mentre parliamo di riconciliazione politica, i media e i capi di entrambi gli schieramenti si disinteressano della “massa” e pensano che se i capi potessero avere un colloquio da vicino, tutto finirebbe. Una conclusione che lascerebbe tutto intatto. Il conflitto nel paese è andato oltre il punto in cui i capi si riconciliano senza che cambi qualcosa e tutto è finito. Non dimentichiamo che questo conflitto è emerso nella forma di “politica di massa” dall’inizio.
In questo dato contesto, va notato che il conflitto si è sviluppato in un disaccordo sulle politiche (esempi sono la politica della garanzia del prezzo del riso, la paga minima di 300 baht e il beneficio della prima auto). La disputa sugli ideali è stata allargata sia dal pensiero filosofico occidentale che orientale. Sento che l’uso dell’invettiva cruda e dei vecchi argomenti nelle dispute sia diminuendo (forse presenti nel media ASTV e Partito Democratico). La notizia di uno delle magliette gialle, condannato alla prigione per aver inteso colpire ufficiali di polizia e investirli ha ricevuto simpatia e un comportamento amichevole da parte delle magliette rosse in prigione. Una buona notizia. E riflette la positiva atmosfera di miglioramento nel presente.
Ma non si tragga la facile conclusione che il cielo è tutto sgombro di nubi. La strada non è ancora facile, non come un segno di augurio che si può vedere ora.
Il movimento delle masse non è ancora forte abbastanza da creare “una politica di massa” che moduli il sistema politico. Ma forse finirà risolto da gruppi differenti dentro l’elite senza un cambio reale. Se è così raggiungere la pace sarà dura.
Questi giorni ci sono minori entità dei media che provano a fare il proprio lavoro onestamente. I lavoratori dei media sono esseri umani e scelgono inevitabilmente un campo. Ma dopo aver scelto uno dei campi devono ancora continuare a fare il proprio dovere con integrità. La gente che scopa le strade hanno già fatto scelta di campo. Ma se in segreto fanno delle buche per far cadere dentro i loro oppositori e far rompere le gambe, allora è meglio che non si chiamino più spazzini. E’ così.
La società ha bisogno di molta altra conoscenza, ma una che si costruisce sulla ricerca. Gli accademici possono uscire ed unirsi alle campagne di massa. Ma hanno ancora un dovere specifico loro proprio da fare e farlo anche con fedeltà al proprio dovere.
Credo che i media e la conoscenza abbaino un ruolo molto importante per farci continuare ad essere in disaccordo senza dover usare la violenza. Ma al momento ci mancano entrambi.
La società manca degli strumenti della politica. In particolare i partiti politici non possono essere affatto usati per dissolvere i disaccordi, poiché i partiti politici scambiano disaccordo in lotta per il potere, invece per un’opportunità per negoziare. Non c’è ancora un segno propizio che suggerisca che i partiti politici cambieranno se stessi.
Forse non sono quelli che portavano una maglietta colorata ad aver portato il paese al collasso nella decade scorsa. Ma altri segmenti della società hanno sfruttato la condizione della “Politica di massa” per non fare di molto di più del creare una mancanza di ordine per negoziare l’un con l’altro.
Mass Politics and Reconciliation, Nidhi Eoseewong
La dittatura Totalitaria Articolo precedente di Nidhi Eoseewong. Originale