La diga per produzione idroelettrica Nam Theun 2 in Laos fu definita dalla rivista Newsweek come il tipo più gentile di diga e quando ha iniziato le operazioni commerciali nel 2010 la Banca Mondiale e i proponenti l’hanno vantata come una storia di successo di sviluppo sociale per il paese che l’ospitava, il Laos.
Ma a causa della pubblicità negativa e delle vicissitudini diplomatiche che circondano la diga miliardaria a Xayaburi, che promette dei grossi impatti ambientali e sociali a valle per le comunità in Cambogia, Laos e Vietnam,
i fallimenti emergenti della Nam Theun 2 son finora scampati allo scrutinio delle critiche.
Ci sono, in particolare, crescenti indicazioni che la diga con i suoi 450 chilometri quadri di riserva è responsabile di emissioni massicce di gas serra (GHG) che ammontano ad un milione di tonnellate di metano e anidride carbonica all’anno, stando a recenti studi accademici indipendenti e a relative valutazioni statistiche dell’Università americana di Duke.
Se lo studio si dimostra accurato, presenta un tasso di emissioni che è sostanzialmente più alto di quanto stimato all’inizio nella fase di Impatto ambientale del progetto. I ricercatori dell’università francese di Tolosa hanno concluso che Nam Theun 2 produce un eccesso di gas serra del 40%, pari a quello emesso di un impianto a carbone di equivalente energia e molto di più di quella di un impianto a gas naturale.
Da tempo chi ha proposto i progetti idroelettrici sulla falsa riga del Nam Theun 2, l’ha rappresentata come una fonte di energia verde e pulita che contribuisce allo sviluppo economico. Stando a quanto scritto sul sito della compagnia, la diga dalla potenza di 1070 megawatt ha già dato vari positivi contributi alle comunità locali, tra i quali una migliore resa in riso, una migliore assistenza sanitaria e lo sviluppo di piccole imprese.
I recenti studi sulle dighe dei climi tropicali, qual’è la diga Nam Theun 2, mostrano che queste affermazioni sono più che altro propaganda di responsabilità sociale dell’impresa che realtà effettiva. La Banca Mondiale, la Banca di Sviluppo Asiatico e i sostenitori di quel progetto avevano affrontato domande critiche in precedenza sul disegno della diga, sulla sistemazione delle popolazioni ricollocate e la presunta corruzione legata al diboscamento e alla pulitura delle biomasse dal sito di costruzione.
A tre anni dall’inizio delle operazioni commerciali e da una vigorosa campagna di relazioni pubbliche, la diga dà ora il suo contributo ad una serie più vasta di problemi più trattabili. Il primo è che le comunità ricollocate hanno cominciato a dedicarsi alla caccia di frodo e al diboscamento illegale per il proprio sostentamento, oltre ai rapporti della Globale Climate Change Alliance sponsorizzata dalla Comunità Europea secondo cui il Laos è di recente diventato un emettitore netto di gas serra, quando prima rappresentava un importante stabilizzatore di carbonio. Questi problemi sono emersi chiaramente mentre International Financial Corporation associata alla Banca Mondiale cita il successo della diga Nam Theun 2 per giustificare offerte di nuovi prestiti e assistenza politica al ministero delle risorse naturali e dell’ambiente del Laos per sostenere ulteriori progetti idroelettrici per tutta la nazione.
Sono di recente apparse nei quotidiani laotiani i mantra fiduciosi sulla capacità di alleviare la povertà delle dighe parallelamente alla firma di nuovi contratti relativi a nuovi progetti. L’offerta dell’IFC di 2,4 milioni di dollari di assistenza finanziaria per lo sviluppo di dighe viene nel mezzo di discussioni tra osservatori indipendenti a Vientiane di una crescente corruzione all’interno del Ministero Laotiano. A fine marzo il vice presidente della Banca Mondiale per lo sviluppo sostenibile Rachel Kyte e il direttore regionale Rome annunciavano durante la visita in Indonesia che il rinnovamento e la conservazione dell’energia erano vitali per combattere le emissioni di gas serra in rapida scalata che contribuiscono al cambiamento climatico. Tali affermazioni comunque stanno ad indicare un’ambivalenza tra le affermazioni pubbliche favorevoli all’ambiente della Banca Mondiale e le attività di prestito dell’affiliata IFC. Pongono inoltre domande sull’integrità del ruolo di monitoraggio esterno esistente della Banca Mondiale sull’implementazione della Nam Then 2.
Contrariamente a quanto la sua immagine voglia dare, le dighe idroelettriche sono una grande fonte di emissione di gas serra superiore a quanto generalmente riconosciuto. La maggioranza delle dighe misura soltanto la emissione netta, cioè quella misurata alla superficie delle riserve. Una misura più complessiva, un lavoro pionieristico fatto da Phillip Fearnside presso l’Istituto Nazionale di ricerca del Brasile ed usato ora da molti scienziati ed ambientalisti, tiene in conto l’intero ciclo di vita della diga, comprese le emissioni causate dalla deforestazione collegata, l’escavazione della terra e quelli prodotti durante la costruzione dei materiali di costruzioni della diga stessa.
Le dighe dei paesi tropicali producono emissioni particolarmente alte di metano che si pensano essere fino a venti volte più potenti nell’impedire alle radiazioni infrarosse di sfuggire dall’atmosfera e che valgono fino ad un terzo del cambiamento climatico imputabile ai gas serra. Vari autorevoli scienziati ed ambientalisti stimano che la grandiosa riserva di 450 chilometri quadri continuerà ad emettere in atmosfera metano per almeno un secolo, indipendentente da quando la diga smetterà di produrre e sarà messa fuori uso.
Katy Ashe dell’Università di Stanford in USA, ha scritto in una sua dissertazione che “i tropici sono un posto particolarmente cattivo per le riserve perché le temperature più alte e l’allagamento di grandi quantità di biomassa portano ad alti livelli di metano durante la vita della diga. Si è stimato che le riserve artificiali che sono state create nei tropici potrebbero emettere 64 mega-tonnellate di metano all’anno che rappresentano il 90 % del metano prodotto ai tropici.”
Metano, ossido nitroso e biossido di carbonio letteralmente ribollono dalla vegetazione che fermenta nella riserva del Nam Theun 2. Poiché la riserva è essenzialmente anaerobica con livelli bassissimi di ossigeno, l’acqua è tossica per la vita acquatica ed ha accelerato fino ad un livello potenzialmente debilitante la quantità dei sedimenti ferrosi nei canali di scolo della diga.
Le emissioni tropicali di metano potrebbero crescere esponenzialmente se il Laos fa buon uso delle aspirazioni in favore delle dighe promosse dalla IFC. I governati laotiano hanno già espresso la speranza di costruire altre 124 dighe per il paese con un potenziale sviluppo nuovo di metano pari a 7500 mega tonnellate all’anno. Già attorno alle dighe quali la Nam Lik, sponsorizzata dalla Cina, sono stati evacuati i villaggi vicini perché le emissioni di metano e di solfuro di idrogeno hanno posto rischi alla salute umana.
Mentre le proteste e l’opposizione alle dighe crescono sia nel mondo sviluppato e nei paesi dove è possibile esprimersi, chi propone le dighe e i loro finanziatori spostano sempre più le loro ambizioni verso stati totalitari come il Laos, dove chi protesta contro i progetti di stato è di solito arrestato e spesso scompare.
Rapporti economici della Università McGill in Canada hanno messo in dubbio di recente la realtà della condivisione dei benefici derivanti da progetti di sviluppo in nazioni come il Laos dove la gente non ha diritti. Jackson Ewing, uno studioso della Nanyang Thechnology University di Singapore sostiene che la differente opposizione alle dighe ha portato nel tempo allo spostamento delle attività verso paesi più ricettivi, come l’esempio della Thailandia dimostra: l’opposizione crescente alle dighe da parte della società civile nella Thailandia ha portato le dighe in Laos dove il governo non tollera alcun dissenso.
Nazioni come il Laos solo di recente sono diventati emettitori netti di Gas Serra a causa della deforestazione rampante incontrollata compreso le aree destinate ai siti delle dighe.
Quelle cifre cresceranno terribilmente se il Laos costruirà le progettate 124 dighe come prospettato nei piani di sviluppo recentemente approvati. Ad aggravare il problema la terra ripulita per la costruzione delle dighe andrà a distruggere foreste di più antica crescita che hanno un potere maggiore di sequestrare il biossido di carbonio.
Le dighe idroelettriche della scala della Nam Theun 2 hanno un intervallo di vita di produzione che vanno da 20 a 30 anni e comunque in questo caso la vita potrebbe essere inferiore di quanto prevista perché le indagini preliminari non hanno tenuto in conto la geologia specifica del luogo. Le valutazioni ambientali tipiche non soppesano la attività sismica o altri fattori geologici. Il fatto che le rocce circostanti la diga contengano un alto tasso di ferro è stato apparentemente ignorato da chi ha disegnato la diga. Secondo una fonte che vuol restare anonima, il ferro che liscivia sta sempre di più ostruendo i canali di scolo della diga.
“Attualmente stanno perdendo cinque giorni all’anno di capacità di generazione a causa del restringimento dei canali. Hanno provato ad usare gli acidi negli scambiatori di calore ma l’effetto è molto piccolo. Se la diga non fosse quasi totalmente anerobica non sarebbe un problema perché il ferro sarebbe ossidato e sarebbe trasportato via nelle acque. Ma i fanghi a base di ferro si sistemano alla base delle uscite. Non riesco ad immaginare quanta vita resti nella diga.”
Il sito della compagnia offre una valutazione più allegra della vita della diga affermando che il governo laotiano e le partecipazioni private opereranno il progetto per i primi 25 anni. Non è chiaro se le nove banche commerciali (ANZ, BNP Paribas, ING ..) che hanno dato prestiti di lungo periodo siano coscienti delle crescenti difficoltà tecniche della diga, in relazione ai depositi di ferro nei canali.
A questo primo stadio di sviluppo, il Laos non ha dato nessun resoconto economico per la eventuale dismissione delle dighe, un processo che in alcuni casi potrebbe essere più costoso della stessa costruzione. Inoltre anche dopo che le dighe hanno smesso di produrre energia, le loro riserve associate continuano ad emettere metano ed altri gas serra dal momento che le biomasse continuano per molti decenni a degradarsi e ad essere immesse nella riserva dalle aree circostanti. La Banca Mondiale ha ammesso che ci sono frane significative e crolli attorno alla riserva della diga Nam Theun 2.
Ritorni inferiori dalle operazioni della diga significheranno probabilmente meno benefici veicolati alle popolazioni locali. Jared Bissinger dell’università australiana Macquaire, ha osservato che lo sviluppo economico basato sull’estrazione di risorse naturali ed energia, come nel modello promosso in Laos, quasi mai contribuisce al benessere economico condiviso: “Non è che in sé siano cattive le industrie estrattive e delle risorse. E’ che richiedono un buon governo ed è questo quello che manca.”
Altri vedono motivazioni di corruzione per la corsa alle dighe in Laos. “Penso che la sola ragione per cui il Laos costruisce le dighe è che possono tagliare gli alberi in piena libertà” dice uno scienziato ambientale a Bangkok. “Gli alberi di alto valore sono stati tutti rimossi al sito, mentre gli alberi e gli alberelli di poco conto sono rimasti lì visto che il profitto dalla vendita non garantiva lo sforzo di rimuoverli.”
Uno dei più famosi diboscatori, Phonsack Vilaysack, nel caso vada avanti il progetto delle 124 dighe, si troverà in una buona posizione per la ripulitura delle aree dei siti. La sua impresa di costruzione e del legno ha fatto molti profitti dal taglio degli alberi al sito della Nam Theun 2 secondo la Environmental Investigation Agency, che ha denunciato profondamente le attività di deforestazione della compagnia. Ci sono sempre più prove che i cittadini ricollocati dal sito della riserva in terreni più poverihanno dato assistenza alla Phonesack Group nel taglio delle foreste sul Nakai Plateau dove erano stati ricollocati. Secondo uno studioso che conosce la situazione che accompagnò gli esperti della Commissione Mondiale Sulle dighe in Laos, gli abitanti dei villaggi tagliavano illegalmente alberi per sostenersi.
“Abbiamo chiesto loro molte cose, e abbiamo scoperto che la gente tagliava illegalmente il palissandro ed altri alberi di valore per guadagnarsi da vivere, dicendo di vendere gli alberi al gruppo di Phonesack. Altri dicevano di cacciare di frodo animali rari da vendere in Cina e Vietnam” ha detto lo studioso che ha chiesto l’anonimato.
A Marzo il gruppo Phonesack ha firmato un memorandum di intesa col governo laotiano per fare uno studio di fattibilità di 18 mesi per un altro grande progetto idroelettrico, Nam Theun 1, nella parte inferiore dello stesso corpo idrico del Nam Theun 2. Il progetto ha già visto controversie perché richiederebbe deforestazione e inondazione di migliaia di ettari dell’area protetta nazionale Nam Kading, un punto fondamentale per la biodiversità che porterebbe alla ricollocazione di diecimila persone delle comunità ella valle.
Phonesack è legato ad una delle famiglie politiche importanti, Pholsena, ed è considerata intoccabile dai laotiani che conoscono le attività della compagnia, anche perché i Pholsena hanno molti rappresentanti nel governo. Uno dei Pholsena, Khempheng Pholsena, era vice presidente della Banca di sviluppo asiatico e vice ministro degli esteri prima che fosse incaricato di sovraintendere il piano di sviluppo idroelettrico nazionale. Sua moglie è ora nell’ufficio del primo ministro. Sommad Pholsena è ministro dei lavori pubblici e del trasporto, mentre Phonetep Pholsena è presidente del comitato degli affari sociali e culturali del Parlamento.
Nam Theun 1 fu cancellata dalla strategia di sviluppo energetico nel 2004 perché considerato economicamente non fattibile per i costi. Ora è stato risuscitato e la diga dovrebbe essere posta sull’area protetta nazionale Nam Kading, dando così libero accesso ad una delle aree del paese genuinamente selvagge ai cacciatori di frodo e ai diboscatori legati al governo.
Il Laos ha poca terra arabile a causa del terreno montagnoso e un ambiente sempre più fragile, con una stima della terra arabile che di solito è posta tra il sei ed il dieci percento. Molte di queste aree sono nelle piane dei fiumi che sono spesso inondate dalle riserve, o si trovano in aree a valle che soffrono di erosione delle rive a causa del flusso intermittente dell’acqua per le dighe a monte.
La stessa ristrettezza di terra si applica alle comunità ricollocate. “Sta diventando sempre più impossibile trovare terra adatta per le comunità da risistemare.” dice l’ingegnere delle acque Doavanh Khamsouth. “Alla fine mandiamo persone sul nostro progetto di nuovo sulle montagne. Parlando francamente erano state mandate a valle per poter tagliare la foresta, poi dovevano muoversi di nuovo perché la valle stava per essere inondata. Non credo davvero che possiamo offrie loro un buon sostentamento. Abbiamo offerto vacche visto che non possono crescere riso, ma non ci sono veterinari e neanche abbastanza erba. La gente che soffre non ha elettrodomestici o condizionatori. Sono solo i ricchi che godono della energia idroelettrica”
Melinda Boh AsiatimesOnline