Una terribile mattina di settembre corso mi sono svegliato la mattina presto, incapace a respirare e con la gola che mi faceva male. Cominciai a tossire e provai ad uscir dalla mia stanza in affitto a Palangkaraya, nel Kalimantano centrale.
Una volta in strada mi resi conto che era la città tutta coperta in una densa foschia. Benché ne avessi sentito parlare della foschia causata dai fuochi nella foresta, fu quella la mia prima esperienza.
Durante la stagione secca i fuochi delle foreste sono diventati un avvenimento annuale nel Kalimantano, specie nel periodo da luglio a settembre. Una spessa foschia copre come una coperta le strade principali in varie città e bloccano il sole fino a rendere fioca la luce diurna.
A Palangkaraya, come in altre città, la foschia causa problemi di salute generali e problemi di traffico. La gente indossa maschere per evitare malattie respiratorie e gli automobilisti accendono le luci per evitare incidenti.
Il governo ed i giornali gettano la colpa sui contadini e i coltivatori del taglia e brucia per i fuochi delle foreste, attribuendoli alla pratica di pulitura del suolo del taglia e brucia per la stagione della semina successiva. Vari avvisi nelle città mettono in guardia a non accendere i fuochi per ripulire le loro terre, con la minaccia di arresto se non si fermano le attività illegali.
Queste pratiche dei contadini del posto contribuiscono ai fuochi nelle foreste, ma le organizzazioni ambientaliste puntano il dito alle compagnie delle piantagioni dell’olio di palma che usano ripulire la terra su base industriale. Spesso bruciano la foresta primaria.
La storia del degrado ambientale nel Kalimantano la si può far risalire alle politiche economiche del regime dell’Ordine Nuovo di Suharto. Agli inizi degli anni 70 l’Indonesia emerse come il secondo esportatore al mondo di legname, ed il settore della foresteria divenne la seconda fonte al mondo del PIL indonesiano. Nel 1979 l’Indonesia era diventata la seconda nazione esportatrice di legname con una quota del 41% del mercato mondiale del valore di oltre due miliardi di dollari.
Le ferite che questa deforestazione del Kalimantano si è lasciata dietro includono centinaia di canali che vanno dal fiume Katingan dentro nella foresta. Le compagnie del legname usavano i canali per trasferire il legname lungo il fiume dalla foresta fino a Banjarmasin nel Kalimantano meridionale. Tra il 2003 e il 2007 i diboscatori illegali hanno sfruttato la foresta in questa area in quantità impressionanti, dove erano coinvolti una catena di protagonisti dalle compagnie dei legnami alla polizia, ai militari, alla burocrazia del governo alla gente del posto. La deforestazione del Kalimantano è diventata un problema sia nazionale che internazionale.
Il WWF stima che la perdita totale di foreste del Kalimantano tra il 2000 e il 2010 ammontava a 8,64 milioni di ettari. La conversione incontrollata dei foreste a scopi economici, quali miniere di carbone e piantagioni, è ora la principale causa di degrado ambientale nel Kalimantano.
La domanda globale per queste merci e il cattivo governo hanno ognuno contribuito al problema. Le scoperte del 2011 della Task Force del Presidente sulla lotta alla Mafia Legale scoprì che operavano lì 282 compagnie di olio di palma e 629 compagni minerarie che operavano senza licenza nel solo Kalimantano centrale, dove queste attività illegali coprivano 7,5 milioni di ettari, quasi la metà dell’area della regione.
Lo sviluppo economico nel Kalimantano ha causato problemi ambientali ben oltre le aree forestali. Una delle fonti inquinanti maggiori dei fiumi è il mercurio usato dai minatori in piccola scala per estrarre l’oro. Il Mercurio è largamente usato da minatori locali per separare l’oro dai suoi aggregati facendo un amalgama. Successivamente questo amalgama viene bollito per separare il mercurio dall’amalgama. Nella maggioranza dei casi i reflui di questi processi sono stati buttati direttamente nel fiume. Le agenzie ambientali e le ONG hanno messo in guardia degli effetti nocivi del mercurio sull’uomo, sul sistema nervoso, sui sistemi immunitari e su tutto il resto del corpo. Il mercurio pone anche rischi alle persone che consumano pesce contaminato. Agli inizi del 2005 il giornale Koran Tempo riportava che 11 bacini idrici della regione erano stati inquinati dal mercurio ed era stato calcolato che 1563 macchine avevano sversato 1.5 tonnellate di mercurio nell’acqua del solo fiume Kahayan ogni tre mesi.
La minaccia posta dall’erosione dei suoli e dall’inquinamento è chiara. La popolazione locale dipende tradizionalmente moltissimo dai fiumi per l’agricoltura, per la pesca, per i propri servizi igienici e per l’acqua potabile. Usano il fiume anche per muoversi e per sostenersi economicamente con la pesca.
Sia le cause che gli impatti della degradazione ambientale del Kalimantano non sono puramente locali. Le politiche di sviluppo nazionali e le domande del mercato globale hanno dato causato questo degrado. Dentro il Kalimantano i problemi ambientali minacciano l’ecologia globale e il benessere della gente del posto. Ma il loro impatto va ben oltre i confini della regione attraverso una foschia annuale che raggiunge Singapore e la Malesia e attraverso il contributo ala cambiamento climatico globale della deforestazione. Secondo un rapporto della Banca Mondiale del 2007 se si mette in conto la deforestazione, la degradazione dei terreni torbosi e i fuochi delle foreste, l’Indonesia è il terzo emettitore al mondo di gas serra a cui si attribuisce il riscaldamento globale.
Riflettendo sulla scala del problema vari agenti locali, nazionali, regionali e globali hanno messo in essere iniziative per salvare il Kalimantano, una cooperazione che deve essere espansa. Il governo indonesiano potrebbe contribuire migliorando il governo del territorio e l’applicazione della legge nel settore delle risorse naturali. E’ anche importante dare potere alle comunità specie quelle locali che sono spesse messe ai margini dai programmi di sviluppo e soffrono le conseguenze del degrado ambientale.
Salvare il futuro del Kalimantano non significa solo salvare l’ambiente ma migliorare la qualità della vita della sua gente. Gli sforzi per promuovere la sostenibilità ambientale funzionerà se le comunità locali giocano un ruolo attivo nel processo di presa di decisione e derivano benefici economici e culturali dalle iniziative di salvaguardia.
Nanang Indra Kurniawan, Insideindonesia