Questi eventi sono stati oscurati dai tumulti di Bangkok per il sollievo degli ufficiali ella sicurezza ricevendo soltanto una breve attenzione dai media locali. Ma è abbastanza chiaro che dopo dieci anni di attacchi crescenti i separatisti Malay Musulmani si stanno muovendo oltre la loro tradizionale area operativa. Sullo sfondo ci sono un tentativo di pace abortito ed una situazione politica fortemente deteriorata nel resto della Thailandia ed entrambi aggravano soltanto le preoccupazioni.
Gli attacchi nel distretto di Sadao hanno segnato la prima volta che è accaduto un atto violento importante dall’inizio dell’insorgenza nel gennaio 2004. La prima motocicletta bomba è esplosa vicino ad un punto di controllo vicino alla polizia di Padang Besar, a dieci chilometri a sudovest del centro del distretto di Sadao dove la linea ferroviaria attraversa il confine con la Malesia.
Un secondo attacco simile è seguito dopo 15 minuti nel recinto della polizia del distretto centrale di Sadao. Si tratta di Ordigni esplosivi improvvisati, OIM, del peso di 7 chili nascosti sotto il sedile di una motocicletta che causa solitamente molti danni. Comunque forse a causa della festività della domenica nessuno degli esplosivi ha causato danni alle persone.
Molto più serio è stato l’attentato che ha coinvolto un’autobomba in un altro punto della frontiera a Daan Nork, a sudest del centro del distretto dove la strada principale attraversa la Malesia settentrionale a Bukit Kayu Hitam. La bomba questa volta era fatta da nitrato di ammonio ed olio combustibile posti in una bombola per gas da cucina del peso di 100 chili. Il sistema era stato trasportato su un pickup da due uomini che hanno parcheggiato fuori di un hotel la mattina presto. E’ stata fatta esplodere alle 12,20 con il ferimento di 27 persone quattro delle quali in condizione critica. Si è poi di conseguenza attivato un incendio che ha causato danni a centri di intrattenimento vicini.
Prevedibilmente, subito dopo gli attacchi, i rapporti giornalistici citavano la polizia locale che puntava al crimine organizzato come autore delle bombe, i soliti sospetti ingaggiati in contrabbando, forse vendicandosi contro la polizia che aveva fatto attività di repressione nonostante le somme loro pagate.
Ma nonostante l’insorgenza che ormai agisce nella regione da un decennio, a comandare nella mente dei potenti ufficiali è ancora la tendenza, fortemente radicata nella cultura e nella istintività del luogo, ad attribuire a fattori pecuniari piuttosto che a motivazioni ideologiche gran parte della violenza. In questo caso, comunque, non riesce a spiegare perché un gruppo criminale, arrabbiato per il tradimento, troverebbe necessario fare un’operazione complessa, che usa tre attacchi separati su luoghi molto spaziati sull’intero distretto, piuttosto che un singolo attacco mirato direttamente alle unità responsabili del tradimento. E’ difficile capire i benefici che i criminali, attenti al guadagno finanziario, trarrebbero dal mettere le bombe che di sicuro porterebbero misure più strette che complicherebbero solo le loro attività illecite.
Sia le tattiche che gli obiettivi delle bombe di Sadao portano la firma di un’operazione d’insorgenza. Il Pickup utilizzato per portare le bombe era stato rubato, come è stato poi confermato, nel distretto di Nong Chik a Pattani, luogo ben noto per essere il centro dell’insorgenza, dopo un assalto letale ad un gruppo locale di civili buddisti.
Inoltre, è una tattica separatista ben collaudata usare vari attacchi coordinati che coinvolgono sia autobomba che motociclette. Le bombe di Daan Nork ricordano un’operazione più grande a Sungai Kolok la sera del 16 febbraio 2011 quando esplosero in successione un’autobomba e due motocilette con 5 morti e 105 feriti.
E’ interessante notare che, dopo quegli attacchi di Sungai Kolok, le autorità locali suggerirono che si fosse trattato di operazioni finanziate dai trafficanti di droga amareggiati da una repressione poliziesca di qualche giorno prima.
L’operazione di Sadao ha centrato due obiettivi standard dei separatisti. Uno sono le forze di sicurezza, sotto la forma di stazioni di polizia, che sono da sempre obiettivo regolare dell’insorgenza per tutte le province di frontiera. L’altro può essere riassunto con la parola vizio.
L’autobomba posta davanti all’Hotel Oliver in Daan Nork è esplosa in una località risaputa per i suoi bar, il Karaoke in una città che è diventata un centro di “intrattenimento” che raccoglie una clientela malese.
Sin dal 2004 le imprese commerciali di dubbia reputazione viste come offensive dai religiosi musulmani e dalle sensibilità sociali sono state un obiettivo perenne, specie nelle città di frontiera di Sungkia Kolok e Tak Bai, a Narathiwat. Una sera del 27 marzo del 2004 fu usata la prima motocicletta con bomba del conflitto che esplose dietro a Marina Hotel a Sungai Kolok ferendo 30 ragazze del bar e turisti malesi.
Al di là delle tattiche e degli obiettivi, comunque, è anche possible capire una più vasta spinta politica dietro le operazioni di Sadao. A giugno 2013 la frazione dominante dell’insorgenza, BRN Melayu Patani aggiungeva Sadao ai quattro distretti di Songkla già reclamati come territorio di Patani che erano Thepa, Chana, Saba Yoi e Nathawee.
Una dichiarazione del BRN del 28 giugno stendeva le condizioni per un proposto cessate il fuoco durante il mese di Ramadan e faceva riferimento semplicemente a cinque distretti in Singura, Songkla. Mentre molti pensavano al distretto non chiamato come ad hat Yai, la chiarificazione successiva del BRN specificava Sadao, aggiungendo il distretto ad una lista di obiettivi “legittimi”.
Di maggiore preoccupazione rispetto a quello a Sadao è il fallito tentativo di attacco a Phuket. L’isola è di centrale importanza nel turismo thailandese e la sua distanza di 400 chilometri dalle province in guerra l’ha tenuta lontana dal conflitto. Ogni anno ci sono almeno 5 milioni di turisti che arrivano nell’isola.
L’OIM piazzato sull’auto del 22 dicembre era stato trasportato su un pickup Isuzu lasciato in un parcheggio dietro la stazione della polizia della città a Phuket Town. Il veicolo, che portava targhe false della provincia di Nothanburi vicino a Bangkok ed era completamente coperto con plastica, era stato notato il 20 dicembre durante un’operazione di routine della sicurezza prefestiva.
Gli sforzi di ritrovare i proprietari furono inutili. Solo dopo l’allerta degli attentati a Sadao si fece una ricerca approfondita il 22 dicembre sul mezzo e furono trovati gli esplosivi. Il mezzo fu poi disarmato.
Come a Sadao ci sono le impronte digitali di un’operazione dell’insorgenza Malay. Il veicolo era stato rubato dopo un conflitto a fuoco nelle province di frontiera. In questo caso era stato rubato a Patani dopo l’omicidio del proprietario, costruttore buddista di Songkla. Questo indica chiaramente che il tentato attacco ha origini nelle province di frontiera.
Inoltre gli esplosivi erano molto simili a quelli usati a Sadao. Secondo fonti di polizia uno pesava 65 chili e l’altro 68 chili, il più grosso OIM impiegato in un conflitto che ha visto in due anni OIM sempre di più grandi dimensioni.
Se fosse esploso quell’ordigno di Phuket, avrebbe demolito parte della stazione di polizia con una quasi certa perdita di vite umane, oltre all’ovvio impatto sull’industria turistica e sull’economia dell’isola.
A far partire l’esplosione doveva essere un orologio da polso Casio per le 14,45 del 1 agosto 2013 secondo le fonti di polizia. Forse il fallimento è stato dovuto al mancato armamento completo. Non è una coincidenza che mezz’ora prima un altro esplosivo improvvisato era esploso a Phuket in un bidone dell’immondizia a Phuket davanti all’organizzazione dell’amministrazione provinciale, PAO.
L’esplosione di questi ordigni piccoli, forse da 5 chili, non causò feriti ed attrasse poca attenzione. Considerata la posizione dello scoppio, fu vista da alcuni osservatori come derivante da scontri politici nel PAO. La scoperta del 22 dicembre ha lasciato pochi dubbi che gli OIM in entrambi i posti furono lavori coordinati dell’insorgenza malay, che sarebbero dovuti esplodere come a Sadao in successione.
In retrospettiva, c’è anche pochissimo dubbio perché la data scelta era lunedì, primo agosto. Quel giorno venne agli inizi dell’ondata più intensa di attacchi con OIM mai visti nelle tre province di frontiera, un’offensiva che voleva segnare i giorni finali di augurio religioso del mese del ramadan. Il periodo di otto gironi, dal 31 luglio al 7 agosto, hanno visto 35 attacchi con OIM nelle regioni di frontiera, un salto drammatico dalla media del 24 nel corso dell’intero mese durante la prima metà del 2013.
Sembra che gli attacchi di Phuket volevano segnare un’estensione di alto profilo di questa campagna allo stesso modo di quello fatto con l’autobomba di Hat Yai il 31 marzo del 2012 che segnò un’estensione fuori dell’area con gli attacchi di bombe a Yala e Patani. Gli attacchi a Sadao e Phuket non furono i soli attacchi fuori dell’area di riferimento fatti dai separatisti malay nel 2013. Nonostante i tentativi delle autorità di far passare gli incidenti come dispute di affari, è quasi certo che l’attacco con OIM nel distretto di Ramkhameng a Bangkok la sera del 26 maggio che ferì sei persone fu un lavoro dell’insorgenza malay.
Il 17 giugno fu arrestato un militante occasionale dell’insorgenza, Idris Satapo di 24 anni, a Narathiwat. Fonti anziane dell’insorgenza hanno affermato che l’ex volontario dell’esercito era stato ingaggiato da una fazione del PULO nello sforzo di sottolineare la richiesta del gruppo di essere incluso nei negoziati di pace. A corroborare questa tesi c’è la scarsa sofisticazione dell’OIM di Ramkhameng rispetto al lavoro della maggioranza degli ordigni fatti dai gruppi legati al BRN.
E’ improbabile che questi attacchi al di fuori dell’area di riferimento di metà del 2013 indichino una decisione precisa, da parte del comando degli insorti, di cambiare la strategia di restringere gli attacchi solo alla regione di Pattani in favore di una nuova strategia ed estendere attivamente la lotta verso settentrione e verso il centro sud e la Thailandia centrale. Se fosse stata fatta questa scelta strategica, sarebbe quasi certamente stata seguita da altri numerosi attacchi fuori dell’area nei mesi successivi.
Invece, gli attacchi sembrano riflettere un campo di ragioni legati agli eventi. Lo scoppio dello scorso anno a Bangkok sembra essere stato collegato al processo di pace. Phuket nel frattempo fu chiaramente un’estensione dell’offensiva del Ramadan del BRN. L’ultima operazione di Sadao fu intesa senza dubbio a dare peso alla decisione politica precedente del BRN di includere ufficialmente il distretto in quello che si reclama come “territorio di Patani”.
Comunque l’impatto cumulato è una zuffa del largo consenso nelle file dell’insorgenza nei dieci anni passati di limitare le operazioni alle operazioni di frontiera. Lanciar gli attacchi a Phuket e Bangkok in particolar segna la rottura della barriera psicologica che probabilmente renderà più facile il ripetersi dell’operazione nelle stesse aree. Il pericolo è che i comandanti dell’insorgenza possano vedere le due città come hanno visto Hat Yai: punti di pressione strategica dove causare pene dolorose in modo periodico allo stato thailandese in modo che attragga immediata attenzione nazionale e internazionale.
E’ significativo che questo giunga in un momento in cui la Thailandia si trova di fronte a sfide enormi nella sua storia moderna. I subbugli politici al centro potrebbero potenzialmente avere tre impatti principali sul conflitto del meridione. Primo è probabile che allentino le operazioni contro l’insorgenza dal momento che l’intelligence è stata richiamata a Bangkok, cosa che già avviene, mentre i comandi dell’esercito e della polizia sono distratti da ciò che avviene a Bangkok.
Per secondo in un momento in cui il processo di pace è caduto effettivamente, la confusione e l’incertezza a Bangkok incoraggeranno probabilmente i comandanti separatisti a cercare di accrescere la pressione militare al sud. Infine il cambio nell’attività separatista apre anche la porta all’uso di OIM sotto false bandiere meridionali da parte di elementi estremisti nei due schieramenti che si contendono.
Fonti dell’intelligence thailandese ed estera concorrono nel dire che l’ondata di bombe che colpì Bangkok agli inizi del 2006, tre mesi dopo il golpe che cacciò Thaksin, furono quasi certamente intesi per screditare il governo dei militari. E’ improbabile che siano state delle coincidenze comunque il fatto che gli OIM usati quella sera erano molto simili a quelli assemblati dai separatisti.
Anthony Davis, ATOL