150 civili Rohingya uccisi da attacchi con droni e artiglieria

Almeno 150 civili Rohingya una delle minoranze etniche birmane potrebbero essere stati uccisi questa settimana in attacchi condotti con droni e artiglieria nello stato Rakhine o Arakan del Myanmar Occidentale dalla forza maggiore della resistenza contro il governo militare del Myanmar, secondo le testimonianze dei sopravvissuti.

150 civili Rohingya uccisi da attacchi con droni e artiglieria
foto APnews

La forza incriminata, Arakan Army, ha negato ogni responsabilità per gli attacchi sui Rohingya che provavano a fuggire dai duri combattimenti a Maungdaw attraversando il fiume Naf per rifugiarsi nel Bangladesh.

Il gruppo Medici Senza Frontiere dal Bangladesh ha emesso un comunicato venerdì scorso in cui dice di avere in cura un numero crescente di persone Rohingya che sono riuscite a passare la frontiera per ferite violente.

Il rapporto di Medici senza Frontiere dice di aver curato 39 persone per ferite di violenza. Il 40% di loro erano donne e bambini e molti avevano ferite da colpi di mortaio e di arma da fuoco.

Alcuni dei feriti “dicevano di aver visto persone attaccate mentre provavano a trovare barche per attraversare il fiume e scappare la violenza. Altri hanno parlato di centinaia di corpi dispersi sulla riva del fiume”.

Due persone che si sono definite sopravvissute hanno accusato alla AP Arakan Army, come hanno detto anche militanti Rohingya e governo militare birmano.

Questo attacco sarebbe uno dei più mortali, se confermato, contro civili della guerra civile.

I video cruenti che circolano sui media sociali dove si mostrano le decine di cadaveri di adulti e bambini dispersi lungo la strada vicino al fiume non sono stati verificati per le rigide restrizioni di viaggio e per i combattimenti in corso.

In Myanmar è in corso una aspra guerra civile combattuta contro la giunta militare birmana che a febbraio 2021 tolse il potere al governo eletto di Aung San Suu Kyi da forze di guerriglia e da armate etniche.

Nello stato Rakhine o Arakan del Myanmar occidentale i combattimenti hanno acceso le paure di possibili nuove violenze contro la minoranza etnica Rohigya che nel 2017 subì per mano dei militari birmani una espulsione di massa di oltre 740mila persone verso il Bangladesh.

Finirono in campi di rifugiati sovraffollati ed il loro ritorno si fa sempre più problematico con la guerra civile che divampa.

Benché vivano da generazioni in Myanmar e reclamino il Rakhine come la loro terra, da sempre a loro è negata la cittadinanza birmana, la libertà di movimento e altri diritti garantiti alla maggioranza buddista rakhine.

L’esercito etnico rakhine, Arakan Army, a novembre lanciò la sua offensiva contro il governo centrale del Myanmar riuscendo a prendere il controllo di gran parte del suo territorio, e Maungdaw è uno degli ultimi baluardi della giunta.

Dopo la conquista di Buthidaung a maggio, l’armata etnica è accusata di violazioni gravi dei diritti umani e di aver costretto 200mila cittadini Rohingya a fuggire mettendo a fuoco le loro abitazioni.

Arakan Army nega queste accuse dei 150 civili Rohingya uccisi , nonostante le testimonianze di molte persone.

Da quello che emerge sul campo le accuse di violazioni di diritti umani provengono maggiormente dalle forze armate birmane con i loro bombardamenti sulle zone liberate.

Anche le accuse contro Arakan Army sono sempre controverse e difficili da verificare. Si tenga presente però che i gruppi armati Rohingya, ARSA RSO e ARA, sono attivi al fianco della giunta birmana con cui hanno intessuto una diabolica collaborazione.

Si hanno notizie di arruolamento forzato di popolazione Rohingya sia da parte dei gruppi armati Rohingya che da parte dell’Arakan Army (https://x.com/nslwin/status/1821904738608128450).

Un giovane Rohingya sopravvissuto al massacro, in condizioni di anonimità, ha detto di aver visto alle 6 di pomeriggio dei droni provenire da Maungdaw meridionale verso il fiume dove c’erano un migliaio di Rohingya in attesa di barche per passare in Bangladesh.

Lui era con i famigliari ed è dovuto saltare in acqua per sfuggire alle bombe dei droni a cui poi si sono aggiunti una ventina di colpi di artiglieria. A suo avviso almeno 150 persone sarebbero morte.

Non essendoci riusciti a passare in Bangladesh la sua famiglia decise di ritornare al villaggio birmano e riprovare il giorno dopo, quando scoppiarono scontri tra militari birmani in abiti civili e truppe di AA.

Secondo questo giovane anche dopo il ritiro dei militari Arakan Army avrebbe continuato a sparare sui civili Rohingya portando alla morte di una ventina di civili.

Altre persone che sono poi riuscite a fuggire in Bangladesh e che hanno confermato la carneficina hanno detto che ad essere responsabile di questo attacco sia Arakan Army. Essi provenivano da un accampamento a sud di Maungdaw ed i loro attacchi con droni erano simili a quelli che il gruppo faceva sulla città che era nelle mani dei militari birmani.

Le notizie sono state confermate dall’ambasciatore canadese all’ONU Bob Rae:

“Queste notizie di centinaia di Rohingya uccisi sulla frontiera Bangladesh Myanmar sono, spiace dirlo, accurate.”

Arakan Army ha negato di aver fatto questi attacchi e ha detto di non essere responsabile delle morti che sono accadute in area che non è controllata da loro.

“Secondo le nostre indagini membri delle famiglie di terroristi provavano a fuggire nel Bangladesh da Maungdaw e la giunta li ha bombardati perché se ne andavano senza un permesso” ha detto il portavoce di Arakan Army Khine Thu Kha parlando dei Rohingya che avevano aderito a gruppi militanti al fianco delle truppe del Myanmar.

Arakan Army ha affermato che i soldati del governo militare e i musulmani locali che, a suo dire, combattevano al loro fianco, impedivano ai civili di raggiungere luoghi sicuri.

La situazione è particolarmente complicata perché il governo militare ha arruolato con la forza i Rohingya per servire al suo fianco, mentre diversi gruppi armati Rohingya hanno rapito uomini Rohingya dai campi profughi in Bangladesh per consegnarli all’esercito.

(fonte ApNews )

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