Chi ricorda ancora quello che accadde al tempio di Erawan tre anni dopo quel 17 agosto 2015, quando una bomba riposta in uno zaino a spalla sotto una panca uccise venti turisti e ne ferì altri 150 stranieri?
Per questo crudele attentato furono accusate 17 persone, ma solo due cittadini Uighurs, clandestini in Thailandia, Adem Karadag e Yusufu Mieraili, sono tenuti da allora in una prigione speciale in una base militare sin da settembre 2015.
Il processo è stato sempre problematico per la mancanza di traduttori affidabili, usati spesso politicamente dalla giunta militare thailandese, e la corte ha scelto un traduttore indicato dalla Ambasciata Cinese a Bangkok.
Le ragioni di questo attacco non sono mai state chiare e i presunti autori si sono dichiarati innocenti in tribunale dopo aver ammesso di essere entrati clandestinamnte in Thailandia e di essere stati torturati.
Khaosodenglish ricorda con un articolo di Jintamas Saksonchai, Dopo tre anni dalle bombe di Bangkok il processo è in stallo, i tre anni passati da quel fatidico 17 agosto.
Tre anni dopo quel fatidico giorno dell’attacco terroristico che colpì il cuore della Bangkok cosmopolita, il processo ai due uomini accusati del crimine ha fatto pochi progressi, mentre solo otto delle centinaia di testimoni testimonieranno in tribunale.
La giustizia ha fatto progressi lenti nel processo contro Adem Karadag e Yusufu Mieraili, i due cinesi di etnia Uighurs, accusati di aver messo la bomba che esplose durante le ore più intense al tempio di Erawan il 17 agosto 2015 uccidendo 20 cittadini e ferendone 175 in maggioranza di origine cinese.
L’avvocato della difesa Chuchart Kanpa ha detto che i due sospettati, i soli nelle mani dello stato thai tra una decina di persone coinvolte dal mandato di arresto, resteranno in carcere finché tutti e 400 testimoni saranno ascoltati.
“La ragione è che il sistema della corte marziale è differente da quella normale” dice l’avvocato che aggiunge come le audizioni dei testimoni sono difficili per il loro numero elevato e le date previste in realtà sono in numero limitato.
Un poliziotto importante comunque accusa di questo ritardo i traduttori e gli avvocati che all’inizio la corte marziale trovò con moltissima difficoltà.
“Sentivo che i sospettati vogliono solo traduttori Uighurs di cui si fidano e non ce sono molti ogni mese” dice il colonnello Prayun Sumanas. “Gli avvocati inoltre fanno tantissime domande approfondite su ogni testimone. Ognuno deve essere interrogato due o tre volte. Ecco perché ci vuole così tanto”
Sin dall’inizio il processo dovette essere sempre spostato a causa dei problemi di trovare un interprete. Fu portato un volontario che si dimostrò essere una persona ricercata per spaccio di sostanze stupefacenti.
Solo tre sospettati su 17 ricercati furono arrestati. Oltre a Adem Karadag e Yusufu Mieraili, fu arrestata Wanna Suansan di ritorno dalla Turchia dove era scappata col marito turco ma la donna è stata liberata a dicembre scorso su cauzione. Tutti hanno negato l’accusa formulata contro di loro.
L’avvocato Chuchart lo scorso anno disse che il processo sarebbe potuto andare fino al 2022 ed un solo testimone era stato fino ad allora ascoltato in tribunale.
Militanti dei diritti accusano da sempre le corti marziali per la loro violazione dei diritti umani essenziali e per il sistema che è iniquo e laborioso a causa della mancanza di trasparenza e di indipendenza.
Mancano inoltre secondo Thai Lawyers for Human Rights il personale sufficiente, giudici che siano ferrati in vari aspetti legali, oltre al numero molto basso annuale di audizione.
Ma dopo quell’attacco anche le famiglie dei sopravvissuti e dei feriti thailandesi devono ancora ricevere i promessi risarcimenti ed i servizi loro promessi.
Si deve ricordare come la giunta militare fece di tutto per non ascrivere questo odioso attentato che prese di mira dei turisti al terrorismo internazionale nella paura delle possibili ricadute sugli arrivi di turisti stranieri.
Allo stesso tempo la giunta militare Thailandese non è riuscita a spiegare adeguatamente questo attentato dicendo che era il lavoro di criminali arrabbiati per la repressione compiuta nel 2015 contro il traffico umano nel meridione thailandese.
Secondo molti analisti invece si trattò di una vendetta di militanti Uighurs per il rimpatrio forzato in Cina di un centinaio di profughi riusciti a scappare alcuni mesi prima
Jintamas Saksonchai, Khaosodenglish