18 persone uccise in Birmania e la solidarietà thailandese

E’ stata la giornata di protesta più sanguinosa con 18 persone uccise in Birmania durante le manifestazioni pacifiche e segnala una scalata della violenza della repressione del regime militare birmano con una miscela di militari, polizia e criminali prezzolati scagliati contro la popolazione.

18 persone uccise in Birmania domenica 28 febbraio

Il numero di 18 persone uccise in Birmania viene dal portavoce dell’Ufficio dei Diritti Umani ONU Ravina Shamdasani

Essa ha detto che “le morti sono avvenute come risultato dell’uso di proiettili veri sparati nella folla a Yangon, Mandalay, Myeik, Bago e Pokokku.”

Nel quartiere di Kyimyindaing a Yangon, la polizia ha lanciato prima lacrimogeni e poi usato munizioni vere contro un gruppo di professori uccidendo una professoressa che era stata ferita e che poi è morta perché malata di cuore.

“Eravamo di fronte all’ufficio dell’istruzione alle otto di mattina e le persone stavano affluendo per iniziare la manifestazione. Non avevamo ancora fatto nulla ma ci hanno attaccato”

La giornata ha visto una forte resistenza in tutta la Birmania ed i gruppi si scioglievano e raggruppavano di nuovo formando barricate, mentre l’ospedale generale di Yangon ha riaperto per assistere i feriti e la gente dopo uno sciopero mirato a colpire la giunta, decidendo anche di rigettare gli ordini emanati dalla giunta.

Nella capitale NayPyidaw non si sono registrati omicidi in strada tra le 18 persone uccise, ma sono stati arrestati almeno sei giornalisti tra i quali una fotogiornalista di 23 anni Shin Moe Myint che è stata picchiata dalla polizia prima di essere portata via. Nel resto del paese sono stati arrestati almeno sette giornalisti.

Traduciamo un articolo di Pravit Rojanaphruk sul rapporto della Thailandia con la giunta militare birmana

La mossa azzardata del governo thai con la giunta birmana

Il governo thai mercoledì è diventato il primo governo a dare il benvenuto al ministro degli esteri della giunta birmana a Bangkok. La visita neanche troppo nascosta si è rivelata nonostante che il ministero degli esteri thai si sia rifiutato di confermare per ore la notizia.

I media esteri ne hanno parlato e persino i media statali hanno divulgato la foto del premier Prayuth che riceve il colonnello dell’esercito birmano in pensione Wunna Maung Lwin, ministro degli esteri della giunta, a Bangkok.

Il giornale birmano statale di lingua inglese The Global New Light of Myanmar ha persino sottolineato nei suoi titoli che la visita era su invito del premier thailandese, ed ha usato l’incontro come uno strumento di propaganda della giunta birmana alla ricerca disperata di un velo di legittimazione.

Questo manda un segnale chiaro ma errato ai futuri golpisti nella regione che la Thailandia, o almeno il regime di Prayuth, non si fa problemi nel dare un benvenuto ai rappresentanti dei golpe della regione. Dopo tutto Prayuth stesso fu un golpista che ricercava legittimità nell’arena internazionale.

In precedenza il ministro degli esteri Thai e la ministra indonesiana Retno Marsudi avevano incontrato il ministro della giunta.

Si può guardare a questo approccio in due modi. Il primo come è un tentativo di controllare la tendenza della giunta birmana alla violenza e alla repressione. Il secondo modo, come un modo per mantenere la Thailandia, l’Indonesia e ASEAN importanti alla luce di ciò che accade in Myanmar da qualche settimana e prevenire altri grattacapi agli stati membri come i grandi esodi di rifugiati.

La linea che divide la prova diplomatica a controllare i generali birmani da quella di dare un sostegno di fatto alla giunta è davvero molto sottile.

Indipendentemente dalle intenzioni Thailandia e Indonesia hanno fatto la cosa errata di cui i cittadini di entrambi i paesi non andrebbero fieri.

La ragione è anche che lo scontro per il controllo di Myanmar è tutt’altro che finita e non sono stati fatti tentativi pubblici di incontro tra due parti del conflitto politico.

Centinaia di migliaia di birmani sono ancora per strada ogni giorno e non solo a Yangon e Mandalay ma in altre città. Si è anche avuto l’uccisione di manifestanti contro la giunta. Il conto dei morti è ora di sette (NdT: prima dei 18 morti di oggi).

Non si vuole dubitare che Retno Marsudi abbia espresso nel suo incontro di 20 minuti con i ministri degli esteri le preoccupazioni e l’invito alla cautela.

“Abbiamo chiesto a tutte le parti di esercitare autocontrollo e a non usare la violenza per evitare perdite di vite umane e versamento di sangue” ha detto in una conferenza stampa a Giacarta Marsudi la quale ha sottolineato la necessità di un dialogo, della riconciliazione e della costruzione della fiducia.

E cosa fa la Thailandia? Noi condividiamo una frontiera comune lunga 2400 chilometri con Myanmar e qui vivono dai 3 ai 4 milioni di birmani che sono per lo più lavoratori della migrazione. Il regno siede in una posizione strategica e possibilmente pericolosa.

Da un punto di vista nazionalistico interessato, i Thailandesi devono sono preoccuparsi di un possibili influsso di rifugiati politici e mantenere legame con chiunque sia legittimamente o meno al potere.

La Realpolitik comanda che la Thailandia provi a mantenere la propria influenza sul Myanmar per quanto piccola possa essere indipendentemente da quanto legittimo sia il regime di Naypyidaw.

Prayuth, lui stesso un capo golpista, si è sentito naturalmente più a proprio agio a trattare con una giunta straniera. Il ministro degli esteri Don ha fatto da ministro degli esteri sotto un regime militare illegittimo quando Prayuth comandava le scene da capo della giunta.

Questo ci dice che i cittadini thai non possono attendersi che il governo si comporti in un modo di cui andare fieri. Nel sentire dell’incontro mi sono vergognato di essere thai e ho provato dolore per la gente birmana che prova del proprio meglio, a rischio della vita, a rovesciare la giunta birmana.

Vorrei esprimere un senso di rimorso. No, mi spiace e accettate le mie scuse che il governo thai si è comportato in questo modo e si è rifiutato di riconoscere le voci degli elettori in Myanmar che si espressero così chiaramente lo scorso novembre. La sommessa del governo thai sulla giunta birmana non era altro che un’azione vergognosa,

Il governo thai, comunque, non rappresenta interamente la Thailandia ed è qui dove le relazioni tra i popoli possono entrare in gioco.

E’ il momento per i cittadini thai attenti di fare tutto il possibile per riscattare la buona volontà della gente birmana in questi momenti duri. Possono anche provare a fare pressioni sul governo thai affinché si comporti in modo più responsabile anche se potrebbe essere inutile.

O possiamo stare fermi e guardare al ASEAN diventare un’associazione completamente fatta di nazioni autocratiche

Pravit Rojanaphruk, Khaosodenglish

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