Il 30 marzo è il giorno dei sorrisi in Birmania: il nuovo presidente birmano, Htin Kyaw, il primo eletto democraticamente, si è formalmente insediato e si è costituito il governo tanto atteso in cui Aung San Suu Kyi ha quattro posizioni ministeriali nelle sue mani. Tra di questi vi è il ministero degli esteri che le permetterà di essere presente nel potente Consiglio di sicurezza nazionale.
Su Aung San Suu Kyi ci sono già tantissime critiche e tantissime attese e soprattutto tantissime responsabilità. Più volte abbiamo qui parlato della situazione dei Rohingya e del pericolo razzista e nazista insito nel moviemento di Wirathu che attraversa la Birmania, come pure del rifiuto del NLD di candidare persone musulmane. Di fronte a questo NLD e Aung San Suu Kyi hanno mostrato molte ambiguità. Crediamo si debbano concedere i benefici del dubbio, sperando che quel movimento nazionalista buddista, che parte dallo stato dell’Arakan, possa essere confinato e annullato. Le sfide sono tante e grandi per un paese che non vede un governo democraticamente eletto dal 1962. Proponiamo perciò questo editoriale de The Irrawaddy.
Il giorno dei sorrisi che attendavamo, The Irrawaddy.
Il 30 marzo ha segnato una giornata storica per la Birmania, da decenni preda del regime militare, che ha visto al potere il suo primo governo democraticamente eletto dal 1962.
E’ stato un giorno che studenti, militanti di partito e dei diritti umani, tanti dei quali sono invecchiati nelle prigioni, morti nei centri militari di detenzione o semplicemente scomparsi nelle incursioni notturne nelle loro case, desideravano vedere per tutta la loro vita.
In breve è stato il giorno dei sorrisi in Birmania.
Per tutto il paese questa settimana la gente ha mostrato la propria esultanza offrendo da bene e da mangiare ai passanti. Alcune compagnie di tassì o di bus offrivano corse gratis. L’atmosfera di giubilo nel paese era sufficiente a rendere invidiosi tutti quelli che erano nei governi precedenti. La gente era contenta di vedere realizzarsi il desiderio a lungo negato di un governo popolare per il popolo.
Per il partito NLD di Aung San Suu Kyi, che guiderà il nuovo governo birmano, il 30 marzo è stato il giorno da cui lavorerà per realizzare ambizioni fondamentali che ha portato avanti sin dalla sua nascita 28 anni fa: ottenere la riconciliazione militare, negoziare un’unione federale e spegnere una guerra civile che ha imperversato sin dall’indipendenza nel 1948.
Al di là del ruolo dei militari nella politica sancito nella costituzione ad attendere la nuova guida consacrata birmana ci sono molte questioni: le guerre in tutto il nord; una missione tutt’altro che terminata di riabilitazione tra le comunità ad occidente; l’investimento cinese controverso; la corruzione enorme del governo; un disperato bisogno del governo secondo la legge. Questi pesi, l’eredità dei precedenti governi, metteranno alla prova il coraggio politico di Suu Kyi.
Naturalmente nessuna singola soluzione sarà la soluzione ottimale. Se si considera la vastità di questi problemi, sarebbe irrealistico pensare che il nuovo governo civile potrà efficacemente affrontare ogni problema nei suoi cinque anni di governo. Eppure la gente si attende tantissimo da Suu Kyi, perché pensa da molto tempo che può essere la sola a cambiare davvero la loro vita e il paese. E’ stata proprio questa aspettativa che ha motivato i cittadini a votare in massa per il partito nelle elezioni generali di novembre. Sarà interessante vedere come e fino a che punto il nuovo governo potrà soddisfare le attese grandi quanto il cielo dei birmani.
Il mantra di Suu Kyi è che “un governo deve servire il suo popolo, non opprimerlo”. Si spera che il governo del NLD si ricorderà di questa fase mentre guida il paese negli ann prossimi. Dopo oltre cinquant’anni di governo brutale dei militari, seguiti da cinque anni di un governo quasi civile controverso, è tonificante avere un governo centrato sul popolo.
Eppure rispetto a questo tanto sperato cambiamento che si suppone sia al voltare dell’angolo NLD deve tenere a mente che la gente non è mai molto paziente per molto tempo. La storia ha mostrato che i grandi sostenitori possono velocemente diventare persino i più grandi nemici. Crediamo che il nuovo governo abbia quello che ci vuole.