La regione delle 4000 isole del Laos Meridionale è spesso descritta come un microcosmo unico ed intatto. Luogo di bufali d’acqua al pascolo, di risaie verdi lussureggianti, delle più grandi cascate del sud est asiatico e dei delfini Irrawaddy ormai quasi estinti. Basta dire che sono state scattate senza dubbio innumerevoli cartoline nell’area.
Una diga idroelettrica alta 30 metri della potenza di 256 megawatt non entra proprio in questa immagine.
Ad ottobre, il Loas informava i paesi confinanti e la Commissione del Fiume Mekong, un corpo regionale istituito per affrontare le decisioni multilaterali, che la costruzione della controversa diga di Son Sahong doveva andare avanti e che la costruzione sarebbe iniziata a novembre.
Scienziati ed ambientalisti insieme hanno detto che la diga metteva a rischio l’integrita intera ecologica del flusso del Basso Mekong, come pure dei mezzi di sostentamento e della identità culturale di oltre 60 milioni di persone che dipendono dal fiume.
A Si Phan Don, il nome locale delle 4000 isole, dove la diga sarà locata, la gente del posto non era stata informata dei piani se non qualche settimana prima dell’inizio della costruzione.
“La diga? Ho sentito che c’erano dei piani molti anni fa, ma questo è tutto.” dice Newachiti Kamla, un pescatore di 43 anni segnato dalle intemperie.
I media locali, controllati dal partito comunista al potere, hanno lasciato all’oscuro le comunità di pescatori sull’impatto devastante che la diga avrà sulle loro vite. Come uno dei tanti abitanti delle 4000 isole la vita di Newachiti è legata al destino del fiume. Per assicurarsi una pesca decente, si immerge nelle forti correnti della cascata di Liphi e le più grandi cascate di Khone Phapheng, le più grandi della regione ed unica ragione per cui il fiume non è navigabile fino in Cina.
Per una buona pesca Newachiti deve rischiare la propria vita. “E’ molto pericoloso, specialmente quando usiamo la trappola, che sono nelle cascate. Quando ci buttiamo per verificarle dobbiamo essere molto attenti.” dice mentre cura le reti sistemate sotto la casa sopraelevata.
Newachiti ed i pescatori di Si Phan Don conoscono troppo bene le trappole del Mekong che i loro genitori ed nonni hanno insegnato loro, come facevano i padri ed i nonni prima di loro. La corrente del fiume cambia tra la stagione secca e quella umida, e sistemare le trappole, fissarle e controllare la presa è un lavoro pericoloso. Ogni anno si sistemano le trappole di bambù costruite a mano, alcune delle quali sono alte quanto gli stessi pescatori. Il pesce viene imprigionato perché l’unica via di uscire è nuotare contro la forte corrente, un vantaggio naturale per i pescatori ma anche il loro pericolo maggiore. Tanti sono annegati nonostante la loro perizia di nuotatori.
Nella stagione umida, il pesce dalla regione del nord migra scendendo la corrente verso la Cambogia ed il Vietnam, passando per Si Phan Don. E’ un periodo ricco per i pescatori del luogo con tantissimo pesce che resta nelle loro reti e trappole. La gran parte del pesce è portato a Pakse, capitale della provincia, mentre il resto continua verso la Thailandia.
“A giugno, luglio ed agosto, si ha una buona pesca. A dicembre il pesce ritorna in Laos, e c’è di nuovo tanto pesce.” dice Newachiti che aggiunge come in ognuno dei quattro mesi i pescatori riescano a guadagnare centinaia di dollari. “Il resto dell’anno il pesce è poco, troppo poco per essere venduto. Non si guadagna nulla, e se ne pesco qualcuno lo tengo per la famiglia”.
Presto comunque le sue reti potrebbero restare comunque vuote anche nella stagione umida.
La diga di Don Sahong dovrebbe essere completata per il 2018. Secondo ambientalisti e scienziati lo sviluppo causerà danni vasti ed irreversibili all’area con un effetto negativo su milioni di persone tra Laos, Cambogia, Vietnam e Thailandia.
“La Don Sahong impedirà al pesce che migra, il 70% del pesce nel Mekong, di scendere e salire per il solo canale che permette al pesce di raggiungere la parte superiore del Mekong” dice Ame Trandem di International Rivers che aggiunge che, impedendo alla maggior parte del fiume di migrare, la diga ridurrà fortemente il loro numero nel fiume causando delle forti conseguenze sulla pesca potenziale dei pescatori locali.
Finora nulla è riuscito a cambiare la posizione del Laos che condanna il Mekong. In una lettera del 2007 inviata al governo laotiano, 34 scienziati di tutto il mondo mettevano in guardia sugli impatti della diga affermando che “avrebbero superato di gran lunga i guadagni del progetto” e che non era negli interessi migliori della gente della regione.
“Ancor di più: la localizzazione della diga proposta è probabilmente la peggiore possibile per sistemare un progetto da 256 megawatt dal momento che è il punto di massima concentrazione di mesce da migrazione nel fiume che sostiene la più grande industria della pesca di acqua dolce” si legge nella lettera, a cui il governo laotiano non ha mai risposto e che non ha mai commentato sui media.
Ad alcune centinaia di metri dal sito della diga, 11 delfini Irrawaddy hanno trovato il loro habitat naturale. I delfini di acqua dolce, che si trovano a forte rischio di estinzione, sono una grande attrazione turistica. I turisti sono portati con piccole barche nell’area per osservar3 le gentili creature andarsene in giro. Ogni minuto uno dei delfini a becco corto emerge per respirare. Osservarli infonde calma anche per Kem At che guida una delle barche per i turisti. “Non saltano ma piacciono a tutti” dice sorridendo.
Il carico di 95000 camion di sedimenti che dovranno essere rimossi per costruire la diga cambieranno comunque il bilancio idrologico del Mekong, un cambio a cui i delfini non potranno adattarsi secondo Trandem. “I delfini sono estremamente sensibili e questi cambiamenti porteranno alla loro estinzione. Di certo non per l’area e forse per l’intero fiume.”
Ma la compagnia malese, Mega First Corporation, che deve costruire la diga e gestirla, ha negato queste preoccupazioni. Secondo il direttore del progetto Yeong Chee Neng i critici semplicemente si sbagliano e la diga sarà di beneficio alla regione. “Sarà meglio perché la diga renderà possibile ai pesci salire e scendere, ed è stato provato dai nostri consulenti ed esperti.” dice Chee Neng che aggiunge che il pesce userà i passaggi che la compagnia intende costruire nei canali vicini.
Comunque la creazione di nuovi passaggi di pesce su questa scala non è stato mai tentato prima, e non ci sono prove scientifiche a sostegno della tesi che i pesci migrerebbero attraverso canali alternativi, preoccupazione maggiore di chi si oppone alla diga.
Anche la maggioranza dei pescatori sono scettici sul piano. Thong Nhiem, la cui famiglia vive nella stessa casa da generazioni sulle travi con reti e trappole fatte a mano, dice di non sapere cosa credere. Si è parlato molto da quando il Laos parlò per la prima volta dell’intenzione di costruire nove dighe sul corso del Mekong oltre 20 anni fa.
“Parlai alla gente che vive sulle isole vicino al sito della diga. Hanno detto che la compagnia dice che non sarà un problema. I pesci useranno un altro canale” dice Nhiem. “Nel mio villaggio l’ottanta percento delle famiglie pesca. Dovremo aspettare e vedere.”
Pescare nelle cascate, dice Nhiem, è pericoloso, non una professione che vorrebbe scegliere. Se le sue reti dovessero restare vuote a causa della diga, comunque sarebbe costretto ad emigrare in Thailandia per trovare lavoro “o forse potremo trovare lavoro con l’impresa della diga.” Denise Hruby, Intrappolati dal cambiamento
I Guai in arrivo di Dene-Hern Chen
I cambogiani che vivono lungo il fiume Mekong e la moltitudine dei suoi affluenti hanno qualcosa su cui discutere con Goh Nan Kioh. Dopo aver fatto milioni vendendo la Angkor Beer ai cambogiani, l’uomo d’affari malese, direttore del più grande birrificio cambogiano, sta portando avanti un nuovo progetto molto differente nel Laos che colpirà la loro vita.
La Mega First Corporation che costruirà la controversa diga a Don Sahong ha confermato che Goh fa anche da loro amministratore delegato. “Certo è lo stesso della Cambrew” dice Khoo teng Keat che aggiunge che Goh non è il solo investitore della Cambrew. “Cambrew è al 50% Carlberg e Goh è un direttore ma non ha a che fare con la gestione giornaliera della Cambrew.”
La ditta Carlsberg danese non ha lasciato commenti.
Il personale di Cambrew e Mega First non vedono forse l’ironia nelle due imprese di Goh, ma un un personaggio importante a Stung Treng, la provincia cambogiana vicino al sito della diga Laotiana, lo dice apertamente: “Una mano produce la birra per distruggere la salute dei cambogiani, mentre l’altra costruisce la diga che distruggerà il nostro settore della pesca” dice Siek Mekong che per questa ipocrisia ha invitato al boicottaggio della Angkor Beer tra i suoi cittadini.
Mega First ha ripetutamente rifiutato di fornire un rapporto di impatto ambientale per la diga.