“Non ho nulla da negoziare. E’ facile porre fine alle nostre proteste, Yingluck deve solo dimettersi e il governo del popolo e il consiglio legislativo del popolo si instaurano”.
Suthep ha anche messo in ridicolo l’operazione di sgombero affermando che tutto lo spazio del suo gruppo PDRC è intatto.
La polizia antisommossa si è ripresa una strada importante del distretto governativo senza trovare resistenza, ma si è ritirata dal confronto in altre parti della città e non ha fatto nulla per rimuovere i siti di protesta nel distretto commerciale, tanto che il PDRC dice: “La nostra missione continua, ed è la riforma del paese”.
All’altro sito di Chaeng Wattana invece le trattative tra polizia e il monaco Buddha Issara che guida i manifestanti non ha portato a granché di pratico e il sito continua ad operare.
Mentre la polizia ed il DSI prova a tagliare i legami che sostengono almeno finanziariamente il PDRC minacciando sanzioni a chi finanzia la protesta, la commissione anticorruzione continua il suo lavoro per provare ad incastrare Yingluck e i parlamentari con alla politica di sostegno del prezzo del riso e a poter provare la colpa del governo in una mancata vigilanza contro la corruzione.
Considerata la volatilità della situazione, su molti giornali ritorna la discussione sulla violenza di questi giorni e sulla presenza di uomini armati e di personale anche militare presente in questi frangenti. Proponiamo un articolo del BangkokPost.com su “Uomini armati del Popcorn”, gente con speciale addestramento che nel campo delle PDRC è stata fotografata a spare con armi nascoste dentro la busta dei popcorn.
Rieccoci con gli uomini in nero, Bangkok Post
Ora è diventato noto dovunque come “l’uomo armato del popcorn” a causa della busta di semi di granturco in cui nascondeva il suo fucile militare alla battaglia armata a Lak Si lo scorso mese. Per tanti è un cavaliere bianco o il ritorno sinistro degli “uomini in nero”, a seconda della posizione attuale in cui si cade.
Lo status di eroe popolare dell’uomo armato incappucciato si è cementato al punto che i cellulari del colore della busta, dove era nascosta possibilmente un fucile Tavor israeliano, sono diventati degli oggetti alla moda da possedere.
Ma “l’uomo armato del popcorn”, che operava con un assistente puntatore che identificava gli obiettivi e che raccoglieva bossoli, non era la sola persona con addestramento professionale alla intersezione di Lak Si il pomeriggio del 1 febbraio.
Almeno tre altre persone vennero a difendere i manifestanti antigovernativi mentre si scontravano con i sostenitori del governo delle magliette rosse, guidata dal duro “Ko Tee”, in uno scontro a fuoco intenso di fronte a cittadini terrificati in un centro commerciale suburbano. Uno era armato con un M16 nascosto vicino al corpo. Tutti si sono guadagnati il nomignolo di “uomini in nero”, un termine che ci fa ritornare alle figure misteriose che fecero precipitare la violenza durante la repressione delle magliette rosse del maggio 2010.
Per il PDRC, che quel sabato inviò i suoi manifestanti a Lak Si per impedire la distribuzione delle schede elettorali prima delle elezioni, i loro uomini in ero sono degli eroi, professionisti che accettano di fare da angeli guardiani che però non sono accettati pubblicamente dalla gerarchia del PDRC. Secondo i dati della polizia 39 su 42 bossoli ripresi sul luogo dello scontro appartenevano al campo del PDRC. Alcuni delle persone che sparavano avevano una fascia verde in testa. Oppure fazzoletti a coprire il volto, creando anche confusione perché i lavoratori dei media usano il colore verde in casi simili.
Uno dei capi del PDRC Issara Somchai insisteva nel dire che gli uomini armati del popcorn non erano loro guardie ma “un soldato che è venuto in aiuto” e che non sapeva quante di queste persone erano coinvolte.
L’accusa che chiamava in ballo i militari nelle sparatorie e l’uso di armi militari, ha posto qualche problema al generale Prayuth che insisteva nel dire che le armi non provenivano dai magazzini loro.
Secondo fonti nei militari, si crede ora che questi uomini in bero, sia ora che nel 2010, possano essere mercenari professionisti.
“Una volta operativi, queste figure sono diventate un elemento permanente nella politica faziosa” dice una fonte militare. “Non saranno mai sciolti poiché sono sempre a portata di mano per qualunque campo politico. Sono qui per restare fintanto che la politica thailandese resta in stato di conflitto”
Gli uomini in nero, o meno drammaticamente “uomini armati non identificati” emersero la prima volta negli scontri tra la sicurezza e le magliette rosse il 10 aprile del 2010 all’incrocio Kok Wua.
Lo scontro violento tra persone armate e soldati con armi militari e granate M79, lasciarono oltre 20 morti tra i quali il comandante dell’operazione colonnello Romklao e il cameramen della Reuters Muramoto. La formazione degli uomini in nero in questo caso sono stati attribuiti al compianto generale Khattiya “Seh Daeng” Suwasdipol.
Sae Daeng, che apertamente dichiarò di essere in missione per costruire un’armata di guerrieri per proteggere le magliette rosse, cominciò l’addestramento militare dei volontari nella regione dell’Isan nel 2010 con i suoi militari che facevano da guardia alle manifestazioni.
Anche se il generale Sae Daeng fu ucciso da un cecchino mentre parlava ad un giornalista di fronte a Lumpini Park giorni prima che il governo Abhisit ordinasse ai militari la repressione delle magliette rosse, i suoi soldati sono rimasti, dice una fonte militare. La maggior parte fa da guardia del corpo dei capi delle magliette rosse.
La comparsa dei uomini incappucciati a Lak Si ha posto la questione se i manifestanti antigornativi avessero anche al loro servizio un gruppo di professionisti con addestramento militare.
I manifestanti del PDRC che insistono sul carattere non violento delle loro manifestazioni e senza armi, in genere hanno accettato di buon grado l’assistenza armata. Alcuni hanno coniato il termine Ahim Suan che sta ad indicare una risposta con la forza.
Fonti militari sono d’accordo nel dire che le guardie armate che potrebbero essere civili con addestramento alle armi, sembrano voler dare i loro servigi a chiunque li assolda. Le stesse fonti sostengono che soldati, sia in servizio attivo o fuori servizio, potrebbero essere impiegati nelle proteste.
Il generale Prayuth ha velocemente negato ogni associazione tra gli uomini in nero e i militari. “Ci sono così tante persone chhe potrebbero muoversi come i militari. Alcuni potrebbero essere stati in servizio prima. Perciò sparano o impiegano strategie di combattimento militari”.
Una fonte dell’esercito vicino alle magliette rosse dice che il PDRC ha avuto il sostegno dagli uomini in uniforme sia apertamente come nel caso di soldati ritirati dal servizio attivo, come il generale Boonlert Kaewprasit, che da ufficiali in servizio. La fonte sostiene che gli uomini in nero di aiuto al PDRC hanno ricevuto l’addestramento da soldati professionisti. “Questi soldati non hanno agito per ordine militare ma per conto proprio”. Alcuni percHé è stato chiesto loro di dare protezione al PDRC dai loro ex capi ora in pensione.
Un’altra fonte neutrale che afferma di essere neutrale politicamente si è detto d’accordo sull’addestramento professionale: “Queste guardie includono civili, ex soldati ed alcuni in servizio attivo ma unitisi personalmente. Alcuni sono studenti delle scuole professionali che si erano già uniti alla protesta con Network of Students and People for Reform of Thailand.”
La stessa fonte ha specificato che la stessa situazione è vera per le magliette rosse. Secondo fonti militari i capi delle magliette rosse hanno condotto addestramento militare nell’Isan per volontari che costituiscono i propri uomini in nero in preparazione di contrastare un possibile attacco.
“L’addestramento in Isan si tiene virtualmente in ogni villaggio delle magliette rosse. La gran parte è un addestramento di base per gli abitanti che usualmente implica il sapere usare un’arma.”
Il termine Uomini in nero è un’etichetta di convenienza e si può applicare a tutte le persone armate che portano armi e nascondono la propria identità. Ed è facile per questo anonimato costruire storie sulle origini ed i motivi.
Dopo l’arresto di tre uomini armati dell’operativo SEAL della marina con autorizzazione a stare sul palco del PDR, comparvero le minacce di provocatori cambogiani in modo simile a quanto accadde nel 2010.
Il comandante dell’unità di guerra speciale Winai Klom-in citava rapporti dei servizi segreti secondo cui stranieri della frontiera orientale erano stati trasportati per istigare violenza a Bangkok. Il suo avviso, negato dalla parte cambogiana e dall’ISOC che monitora la frontiera cambogiana, fu emesso dopo due incidenti con bombe che uccisero un uomo e fece decine di feriti.
Più chiaro invece è il ferimento di un capo importante delle magliette rosse a Udon Thani Kwanchai Praipana il 22 gennaio. Dopo l’arresto dell’esecutore Matuemang Mase, quattro soldati furono coinvolti nell’attacco.
Il capo della polizia Adul Saengsingkaew ha incontrato il generale Prayuth per discutere il presunto coinvolgimento dei soldati mentre la corte penale provinciale ha emesso sei mandati di cattura verso sei persone. Prayuth è conscio che la fortissima polarizzazione politica del paese coinvolge le forze armate anche, ed ha istituito un’unità di intelligence secondo cui però gli uomini in nero che sono emersi dal 2010 compresi quelli a Lak Si sarebbero principalmente mercenari.
“Questa è gente che è assoldata. Prenderanno le armi per chiunque vuole i loro servigi” ha dichiarato Prayuth. Ha insistito nel dire che i soldati inviati per mantenere l’ordine alle proteste non portavano armi, come pure nessun arma risulta mancante dalle armerie delle forze armate.
L’UDD, il principale gruppo delle magliette rosse, ha negato fortemente di avere gruppi armati a propria disposizione. Comunque uno dei capi duri delle manifestazioni del 2010 Arisman Pongruangrong, fece un’ammissione che il movimento aveva completato i tre passi che portavano al successo: la base politica del partito Puea Thai, il movimento di base dell’UDD e un esercito di militanti di soldati addestrati dal compianto generale Sae Daeng.
Durante il 2010 c’erano speculazione secondo cui gli uomini in nero erano stati presi da una forza paramilitare del 1978, thahan phran, poi disciolta, per la ricerca e l’uccisione dei comunisti nelle roccaforti delle montagne del nordest.
Il professor Desmond Ball dell’Università Nazionale Australiana in un suo libro “Boys in Black” documentava i successi, i crimini, le violazioni, l’intimidazione politica e le pratiche di corruzione del Thahan Phran. Al tempo diceva che qualunque coinvolgimento di questi ex paramilitari sarebbe fonte “di serie preoccupazioni”.
“Questi sono addestrati per cacciare ed uccidere. Molti vengono da poveri villaggi ma sono ben preparati ad essere forti uomini armati per il potere o qualche generale in particolare”.
Uno dei gruppi di magliette rosse più estremi sono Rak Chang Mai 51 ed i suoi militari affermano che se il governo di Yingluck è messo in un angolo o per un golpe militare o giudiziario o per mano del PDRC, loro sono pronti a rispondere. Worawut Rujanaphpan, un membro importante del gruppo guidato da Petchawan Watanapongsirikul, ha detto che i sostenitori delle magliette rosse, in otto province dell’estremo nord, discutono costantemente della situazione politica e delle opzioni possibili se il governo di Yingluck fosse costretto a dimettersi.
“Non permetteremo che il governo di Yingluck si dimetta. Ne sono certo” dice Worawut che aggiunge di aver posto direttamente a Yingluck la domanda quando era a Chang Mai dopo lo scioglimento del parlamento. Avrebbe avuto la risposta che lei non si sarebbe mai dimessa.
“Ero abbastanza preoccupato. Se avesse detto che le dimissioni erano un’opzione, l’avrei abbandonata. I sostenitori del Puea Thai nel paese non amerebbero questa situazione. Yingluck non può dimettersi è semplice”.
Nel caso che il governo Yingluck fosse cacciato, Worawut dice che hanno un piano all’uopo senza però dettagliare ulteriormente. Alla domanda se implicasse violenza Worawut risponde: “Se usano la violenza allora risponderemo per le rime. Non posso dire quale formato adotteremo ma siamo pronti a tutto. Il nostro principio è di difendere la democrazia. Siamo forti al Nord, in vantaggio per strategia e geografia. Il nordest potrebbe essere una base di riserva oltre a parti di Bangkok…. La capitale diventerà un campo di battaglia. Se qualcuno vuole vedere Bangkok bruciare potrebbe vederla. ”
Secondo Worawut, le magliette rosse di Chang Mai avevano sempre funzionato indipendentemente dall’UDD da quando Yingluck è giunta al potere, aggiungendo che il lor scopo principale era di proteggere la democrazia e riportare a casa l’ex premier Thaksin, mentre allo stesso tempo hanno allargato la base di sostegno.
Dal momento che il governo non si trovava in una situazione allarmante per il fallimento delle proteste antigovernative di cacciare Yingluck sentivano nessun bisogno di “agitare le acque”. Allo stesso tempo il capo del movimento Phetchawat ha negato il coinvolgimento delle magliette rosse negli attacchi contro i manifestanti a Bangkok. “Come potremmo beneficiare se le violenze si hanno ora?” si domanda Phetchawat.
Ma altri militanti delle magliette rosse del Nordest hanno accusato i politici del Puea Thai di codardia perché provano a prendere le distanze dai membri più militanti come Ko Kee o Kwanchay Praipana. “ I nomi di quelli collegati alle violenze come Ko Kee o Kwanchay Praipana sono le personalità più sincere che potrebbero attrarre sia gli irrequieti che i militanti disciplinati”
I militanti di esperienza si crede siano pochi ma capaci di mobilitare in fretta: “Vari gruppi di magliette rosse hanno capacità di mobilitazione ma hanno strategie di non avere una presenza di confronto” dice Santiparp, una maglietta rossa di Don Muang. “Tutte le perdine che sono ancora relativamente poche, accadono nelle aree di Bangkok quando sono disturbati dai membri del PDRC.”
Ha detto inoltre che l’alleanza dei manifestanti antigovernativi era percepita come più violenta con la presenza dei militai e della polizia. Queste affermazioni hanno trovato conferma da un militante interno del PDRC di Pathum Wan che ammetteva anche di aver assoldato guardie armate per i capi del PDRC e che c’erano ufficiali comprensivi che volevano aiutare a proteggere e difendere le aree delle proteste.
Pongpisit Kongsena, un capo importante delle magliette rosse di Pathum Thani, ha detto che il gruppo estremista non si era ancora fatto sentire ed era difficile dire se e quando avrebbero agito.
“Generalmente rispondono a mosse e non iniziano l’uso della forza perché non hanno grandi numeri diversamente dai soldati e dalla polizia” dice Pongpisit secondo cui un golpe è possibile: “Dipende da come evolve la situazione. Se falliscono i negoziati dietro le quinte, e l’impasse non si riesce a rompere, si potrebbe avere l’intervento dei militari. Dopo tutto tutti sanno che la costituzione del 2007 è il risultato di una legislatura installata da un golpe.”
Wassana Nanuam, Achara Ashayagachat & Subin Khuenkaew