La produzione indonesiana secondo le stime raddoppierà per il 2020 sufficiente a ricoprire 57 volte la città di Singapore di alberi di palma da olio.
Da dove proviene tutta questa terra? Per lo più proviene a spese della copertura a foreste. Le recenti ricerche hanno mostrato che la conversione da foreste a piantagioni agricole, compreso olio di palma, rappresenta la causa principale di perdita di foresta nella regione nei due decenni passati.
In Indonesia ritroviamo la terza area di foreste tropicali al mondo. E’ il più grande produttore di olio di palma al mondo con quasi la metà della produzione mondiale e nel 2012 l’industria dell’olio di palma ha generato 18 miliardi di dollari di esportazione.
Ora il paese si trova nel bel mezzo di un coro crescente di preoccupazioni che guardano alla sostenibilità di questa merce cruciale. Può continuare ad espandere la sua produzione di olio di palma, un fulcro della sua economia, senza abbattere l e sue foreste?
La risposta a breve è sì. Ma la risposta a lungo termine è no. Sì ma comporterebbe una pressione continuata pubblica sulle imprese ed il governo. Potrebbero funzionare altre ricerche su come potrebbero lavorano queste iniziative, se le compagnie cambiano il loro comportamento e se le loro azioni possono essere ingigantite, e se una rinnovata spinta dal governo indonesiano per rafforzare le strutture regolatrici esistenti e chiudere le scappatoie.
Al momento la pressione funziona. La crescente coscienza dei consumatori degli effetti dell’espansione agricola insostenibile ha aiutato a rafforzarsi la recente ondata di promesse di non deforestare da parte delle grandi multinazionali. Ogni mese se ne vede qualcuna in più dalla Nestlè a Mars.
Anche così potrebbe non bastare la pressione che viene dall’esterno dell’Indonesia. Una nuova analisi mostra che la pressione popolare dentro il paese potrebbe essere più importante al fine di impedire la deforestazione rispetto alle riforme del governo. Diversamente da questioni come la corruzione, la deforestazione ed il cambiamento climatico in Indonesia sono spesso considerati come problemi globali sebbene l’Indonesia sia sulla linea di trincea di entrambe. Mobilitare il pubblico indonesiano per riconoscere le minacce reali poste al paese da questi problemi potrebbe fare molta strada nell’indebolire i legami tra estrazione delle risorse naturali e la cultura economica e politica del paese.
In termini di settori privati, resta da vedere se le politiche di nessuna deforestazione delle imprese porteranno dei frutti. Ulteriori ricerche sono necessarie per sapere se avvengono cambiamenti misurabili, se c’è un’assunzione attuale di iniziative di conservazione trra le compagnie dell’olio di palma e se si possono espandere queste iniziative.
Si dovrebbe abbracciare una Tavola Rotonda sull’Olio di Palma Sostenibile, un quadro internazionale formulato per promuovere olio di palma sostenibile certificato. Lo stesso vale per lo standard indonesiano di olio di palma sostenibile che diventerà obbligatorio in Indonesia alla fine del 2014. Gli standard imposti costituiscono una lista di misure, ma l’assunzione è stata lenta e molte imprese non sono adeguate a questi regolamenti alquanto fondamentali.
Ma un’attenzione alle compagnie di vasta scala che sono nel mirino pubblico potrebbero non dare il quadro totale. Molte dell’ondata attuale delle piantagioni da olio di palma avviene nelle mani di imprese medio piccole, che non sono nella borsa. C’è quindi meno pressione per agire in modo sostenibile. Quali sono le loro situazioni finanziarie? Quali le relazioni con la comunità locale? Cose che richiedono ulteriori indagini.
Infine il governo. La tanto celebrata moratoria indonesiana sulle nuove concessioni di foreste nelle foreste primarie e terreni torbosi, come parte della prova a ridurre le emissioni di gas serra nazionali del 26% per il 2020, sono un passo utile per fermare la deforestazione.
Eppure ci sono stati risultati incerti: l’olio di palma continua ad espandersi nelle foreste nonostante la moratoria. In alcuni casi le concessioni furono preparate prima del divieto e diventano attive ora. In altri casi distretti e province, nel mentre creano nuovi piani spaziali possono legalmente cercar di riclassificare foreste designate ad aree di conversione che il Ministero può approvare. Non si devono condannare direttamente misure del genere, ma un approccio più deliberativo può aiutare ad assicurare che ulteriori concessioni siano davvero necessarie. La conversione continua di foreste in questi casi è legale ma colpisce lo spirito della moratoria e e farà deragliare la affermata promessa del paese di ridurre le proprie emissioni di carbonio per il 2020. Si ricordi che la deforestazione h portato l’Indonesia ad essere il terzo emettitori di gas serra al mondo dopo USA e Cina.
C’è una soluzione potenziale che potrebbe forse generare i maggiori benefici: spostare le nuove piantagioni di olio di palma in terreni non coperti a foresta.
Secondo il World Resource Institute, l’Indonesia avrebbe quasi 14 milioni di ettari di cosiddetta terra degradata, sotto forma di boscaglie, praterie o terre deforestate in precedenza. Non è la soluzione più facile da impiegare, come ostacoli legali la negoziazione dei diritti e la proprietà di queste terre. Ma le stime indicano che quest’area potrebbe sostenere l’espansione dell’industria dell’olio di palma per vari anni a venire senza sacrificare ancora altra foresta.
L’olio di palma non scomparirà e la domanda globale è la più alta di sempre. In Indonesia contribuisce allo sviluppo delle infrastrutture e ad alleviare la povertà. Ma questi benefici nel lungo periodo impallidiscono di fronte all’ulteriore distruzione delle foreste e agli effetti del cambiamento climatico che la distruzione procurerà.
Esistono molte potenziali soluzioni al problema ma non sono perfette, ostacolate da scorciatoie, mancanza di informazione ed inerzia delle istituzioni. Il pubblico, le grandi imprese, i ricercatori e il governo hanno ruoli da giocare nel risolvere questa questione e rendere l’olio di palma più sostenibile.
Krystof Obidzinski, Guardando oltre le FOreste indonesiane per un futuro sostenibile dell’Industria dell’olio di palma