Verso la fine del mese scorso la Cambogia annunciava di aver dato il proprio assenso in linea di principio alla richiesta australiana che giunse durante un incontro tra i ministri degli esteri dei due paesi. “In linea di principio sì” ha confermato questa settimana il portavoce Koy Kuong “ma siamo ancora allo studio del problema”.
Kuong ha anche ribadito di non avere dettagli, mentre si dice che l’Australia sia disposta a pagare 40 milioni di dollari australiani per un numero di rifugiati che va da 100 a 1200. Di certo c’è un prezzo salato da pagare. I centri di detenzione per chi ricerca asilo a Nauruand sull’isola di Papua Nuova Guinea è costato solo l’anno scorso oltre un miliardi di dollari secondo Amnesty International.
L’ultimo bilancio per il servizio di Dogane e Protezione delle frontiere è previsto in crescita da 28 milioni di dollari a 85 milioni nel giro di due anni. Lo stesso portavoce australiano Kerri Griffith non ha voluto rilasciare commenti sul costo dell’operazione Cambogia. “L’Australia non ha ulteriore aggiornamenti sulla discussione con la Cambogia rispetto a quanto detto nella recente visita a Phnom Penh. Il governo continua la propria discussione su queste questioni e accoglie la risposta recettiva e positiva cambogiana che è stata data”.
L’ambasciata australiana in Cambogia ha riferito questioni al proprio dipartimento che ha risposto al dipartimento dell’Immigrazione. L’ufficio del Ministro Scott Morrison ha rifiutato di rispondere a domande sul numero dei rifugiati, sul periodo temporale o di affrontare comunque le critiche alla proposta.
Per la senatrice Sarah Hanson-Young del partito verde australiano fa paura la mancanza di trasparenza: “Il governo tratta le cose sull’accordo in molto molto segreto, ma sappiamo dalle esperienze precedenti che la salvezza e il benessere dei rifugiati non sarà la priorità” scrive in una email. “E’ una disgrazia che invece di assolvere ad un compito guida nella risoluzione regionale della crisi, l’Australia guardi ad una delle nazioni più povere della regione per la prossima discarica di rifugiati del paese”.
Sono numerosi i gruppi che affermano, insieme ad esponenti dell’ONU, che l’Australia stia violando le convenzioni internazionali perché la ricca nazione cerca sempre più di portar all’estero i centri di detenzione e la ricollocazione degli immigrati in una delle nazioni più povere e più corrotte al mondo. A febbraio, poco prima che l’Australia aprisse alla Cambogia, un rifugiato in cerca di asilo fu ucciso durante dei disordini nel centro di detenzione di Manus. In un video dei disordini si vedono le guardie locali picchiare selvaggiamente uomini che non rispondono e aprire il fuoco su rifugiati inermi.
“Il governo australiano ha infranto la propria responsabilità legale verso i rifugiati e commesso gravi errori madornali nell’applicazione delle procedure di trattamento all’estero” dice il Centro Gesuita dei rifugiati che accusa il paese di minare l’accordo dell’ONU sui rifugiati.
A questa denuncia si aggiunge quella di altri centri che accusano anche l’Australia di minare il governo della legge nei paesi esteri. “Abbiamo visto un ridimensionamento del sistema giudiziario come una conseguenza diretta… l’impatto sarà di una erosione maggiore dei diritti umani e del governo della legge. Un impatto molto dannoso, dovrebbero incoraggiare queste nazioni ad esaltare i diritti umani.” dice Joyce Chia.
In un paese come la Cambogia fortemente criticata per la propria storia di diritti umani un’entrata fresca di denaro per fare il lavoro sporco dell’Australia sembra un’appropriazione sbalorditiva di aiuto estero.
“E’ una politica errata, la Cambogia è un p paese molto povero, dove le condizioni non sono adatte ad ogni tipo di ricollocazione di lungo termine. Ma è ancora più brutto l’impatto del nostro paese sulla regione. Sembra che usiamo i nostri muscoli … e dal momento che è un forte contribuente di aiuti, che sembra la carota, è un chiaro scambio” aggiunge Chia.
L’atteggiamento cambogiano verso i rifugiati è stato fortemente criticato in passato. Nel 2009 20 profughi Uighur furono rimandati alla prigione o alla morte in Cina; due giorni dopo la Cina diede alla Cambogia 1,2 miliardi di dollari di aiuti. In precedenza anche gli abitanti delle montagne furono rispediti in Vietnam.
Attualmente ci sono meno di 70 rifugiati e solo 18 richiedenti asilo secondo l’ONU. Il trattamento può chiedere anni e in paesi poveri i servizi sociali sono nulli. Non ci sono traduttori, né sostegno legale, istruzione o casa, nessun lavoro o assistenza fornita dal governo.
Ma l’Australia ha chiarito che il solo bisogno o la disperazione non è il biglietto verso una economia di prima classe, come si espresso il ministro Morrison lo scorso mero. Sul sito del dipartimento dell’immigrazione la prima cosa che balza agli occhi è “Niente da fare. Non riusciranno a fare dell’Australia la loro casa”.
AlJazeera, http://www.aljazeera.com/indepth/features/2014/05/cambodia-australia-refugee-dumping-ground-201451513349894334.html