Finalmente emerge il piano del NCPO per la risoluzione del conflitto attuale e dell’insorgenza nel profondo meridione ma si deve efare molto di più per assicurare tutti che l’attuale raccolto di capi ha intenzioni serie per la pace in questa regione storicamente tormentata.
Nonostante abbia parlato per quasi un’ora nel suo messaggio televisivo alla nazione dopo il golpe, il generale Prayuth Chanocha non ha menzionato una sola volta il conflitto nel meridione. Invece ha parlato del saluto delle tre dita e della sua amarezza sul modo che i film di Hollywood disegnano la Thailandia, un’amarezza che, secondo Prayuth, i Thai dovrebbero condividere.
Si può supporre che l’insorgenza nella regione a maggioranza musulmana di ligua Malay del meridione non è una priorità elevata per il NCPO. Questo è in forte contrasto con i capi el golpe precedente del 2006 quando l’amministrazione militare accusò Thaksin Shinawatra della cattiva gestione del conflitto meridionale, oltre alla corruzione e alla mancanza di rispetto per la monarchia, come giustificazioni per cacciarlo dal potere.
Questa settimana il generale Udomdej Sitabutr, segretario generale del NCPO che si dice sarà il prossimo comandante dell’esercito, ha fatto visita al meridione. E’ stato salutato con un attacco armato nel distretto di Than To a Yala.
Come negli altri attacchi sono state fatte scoppiare varie bombe lungo il ciglio della strada al passaggio della sicurezza seguiti dal fuoco delle armi. Il tutto è durato 15 minuti ed è rimasto ucciso un ranger paramilitare ed un altro ferito. Erano in servizio di scorta ai docenti.
I colloqui di pace sono destinati a riprendere in seguito all’annuncio del NSC per bocca del suo segretario generale Thawil Pliensri che guiderà la delegazione thailandese nei negoziati con BRN, il gruppo separatista. Ma come sempre in tanti casi il diavolo si nasconde nei dettagli.
L’uomo che fu designato come intermediario per il BRN, Hassan Taib, nei colloqui di Kuala Lumpur ha gettato la spugna ad agosto dello scorso anno ed è scomparso per ricomparire in Malesia a casa sua alcuni mesi dopo.
Gli sforzi di trovare qualcuno che lo rimpiazzasse, qualcuno che possa parlare per il BRN, si sono infranti su un muro di pietra poiché il consiglio che governa il BRN è rimasta silenziosa sulla questione. Infatti in primo luogo i capi del BRN non hanno mai sostenuto i colloqui di pace del 2013.
Inoltre secondo varie fonti il BRN non è preparato per entrare in qualunque colloquio se la sua ala politica non è riconosciuta e non gli è garantita immunità, e il tutto non è accettato come una legittima organizzazione da parte thailandese.
La decisione di Udomdej di mantenere la continuità dei colloqui di pace dovrebbe essere ben accetta, ma egli deve andare al di là di quello e liberare gli ostacoli davanti al BRN, come pure agli altri gruppi, prima che decidano di partecipare. Questo processo di pace non deve essere trattato come un gioco a somma zero.
Indipendentemente da quali gruppi vengono al tavolo del negoziato, è importante che la giunta comprenda che l’attuale violenza è parte di un più vasto negoziato in corso, o di relazione storica fallita, tra i malay di Patani e lo stato Thailandese. Negli anni 50 si stabilì un livello di pace dopo che la regione venne sotto il dominio di retto di Bangkok ma a metà degli anni 60 è emersa un’insorgenza armata.
Un’indagine della politica del governo di mezzo secolo nel lontano meridione potrebbe fornire alla giunta lezioni importanti su che cosa ha funzionato male.