Il modo di pensare a Bangkok deve cambiare per trovare le politiche corrette ed audaci che risolvano la crisi nel meridione thailandese
Nelle due scorse settimane le autorità thailandesi nelle province più meridionali si sono vantate di come abbiano accresciuto le misure di sicurezza per assicurare che gli ultimi dieci giorni del Ramadan siano un periodo di pace.
E mentre ci sono stati atti di violenza sporadica qui e lì, gli incidenti non erano abbastanza seri da costringere il governo a cambiare la sua posizione delle relazioni pubbliche. Poi è giunta l’autobomba enorme di venerdì nel distretto di Betong a Yala che ha reclamato tre vite e lasciato 34 feriti, alcuni dei quali gravemente.
Cionondimeno i nostri ufficiali amano giocare la carta religiosa per dare presumibilmente l’impressione di conoscere il fatto proprio.
A impressionare, comunque, è il loro fallimento di vedere l’arroganza complessiva. Pensateci: uno stato essenzialmente buddista usa la carta religiosa islamica per contenere l’insorgenza che è radicata nel sentimento etno-nazionalista.
Se il conflitto fosse religioso, i musulmani presenti in altre parti del paese, da Hat Yai a Chiang Mai, si sarebbero uniti anche loro. Il ragionamento dello stato è sempre stato che ci sono musulmani buoni e cattivi: i buoni sono con lo stato, i cattivi prendono le armi.
I nostri ufficiali non riescono a vedere che il conflitto attuale per quello che è poiché sono accecati dal proprio pregiudizio e dalle analisi superficiali fatte dalla loro gente.
Consideriamo lo scorso anno, per esempio, quando il governo di allora era coinvolto nei colloqui di pace con il gruppo che si proclamava BRN-C. L’ufficiale di collegamento del gruppo Hasan Taib avrebbe dovuto fare un annuncio pubblico sul cessate il fuoco del Ramadan, ma si tirò indietro poiché conosceva il reale BRN, cioè chi ha il controllo e comando dell’insorgenza sul terreno, non sosteneva questo piano fortemente politicizzato che in origine era stato messo su dagli ufficiali thailandesi.
Il primo giorno del Ramadan, 8 luglio dello scorso anno, vide uno scoppio potentissimo lungo la strada che ferì otto soldati nel distretto Mayo di Pattani.
Più di una settimana dopo, l’allora segretario generale del NSC, generale Paradorn, si stava aggrappando alla stessa fantasia sul cessate il fuoco nel ramadan quando nei fatti i dieci giorni precedenti erano stati pieni di violenza: Una coppia che vendeva verdure fu uccisa a Rangae di Narathiwat; una coppia di coltivatori di caucciù fu sparata a Yaring in Pattani; un capo villaggio di Katong in Yala sopravvisse ad una ferita di arma da fuoco; un ex ranger fu ucciso a Rusoh a Narathiwat; uno scontro a fuoco di 15 minuti a Joh Ai Rong di Narathiwat vide due feriti gravi nelle forze di sicurezza; altri scontri e morti a Bannang Sata e Rusoh; un attentato lungo la strada ferirono otto soldati a Raman.
Nonostante questi atti di violenza gli ufficiali thailandesi e gli autoproclamati analisti della sicurezza provavano a fare la faccia lavata come se ci fosse un accordo di cessate il fuoco. Quest’anno nessuno parla di un cessate il fuoco durane il Ramadan ma c’è stat la retorica sul come fosse stata rafforzata la sicurezza. Ed ecco lo scoppio a Betong di venerdì.
Invece di guardare a come fornire notizie ad uso interno le autorità dovrebbero forse provare a vedere il conflitto per quello che è e partire da lì.
La giunta militare che governa il paese non ha un’opposizione da cui guardarsi e quindi dovrebbero presentare qualche idea forte e comprendere che un fallimento di una politica non avrà effetto sulla loro posizione nazionale perché l’apatia popolare dei Thailandesi verso i Malay nel profondo meridione darà loro la libertà necessaria di fare quello che vogliono.
Se Bangkok può farla franca col massacro di Tak Bai, ritornare alla promessa di autonomia dopo essersi assicurati la vittoria elettorale, allora il fallimento della politica nel profondo meridione è l’ultima cosa di cui preoccuparsi. Non c’è nulla che può impedire loro di fare un’azione forte nella regione fortemente contestata che non ha mai ottenuto il rispetto che merita.