Mentre ci si avvicina al quarto mese della presa del potere del maggio 22, il regime militare thailandese si è appropriato nettamente dell’intero apparato del governo e del processo di decisione politica.
Era dagli anni 50 e 60 che la grande gerarchia militare non si era così direttamente e personalmente coinvolta nella gestione del paese. Quello che ora deve fare è di evitare gli errori fatali dei passati governi autoritari e fare in modo che le buone intenzioni non marciscano producendo cattivi risultati.
La lezione più istruttiva per i governanti supremi della Thailandia di oggi viene dal periodo 1991- 1992. Quello che cominciò allora come un rovesciamento militare di un governo civile corrotto diventò un chiaro dirottamento della democrazia thailandese. Allora non lo volemmo vedere, ma divenne inevitabile una volta che si misero in moto la logica del golpe e le dinamiche del potere.
Questa volta, non abbiamo altra scelta, considerata la prolungata legge marziale e il governo assoluto che non risponde a nessuno, se non sperare che uscirà qualcosa di meglio nonostante la storia recente.
I capi della giunta del NCPO dovrebbero ascoltare la storia di cautela di oltre 22 anni fa, quando erano a quei tempi ancora dei colonnelli, mentre i loro capi con le quattro stelle che lanciarono il golpe del febbraio 1991, con l’allora Consiglio nazionale del mantenimento della pace NPKC, spadroneggiavano in Thailandia.
Liberarsi dei politici corrotti eletti fu una cosa, ma istituzionalizzare il potere del post golpe fu un’altra.
A quei tempi, il NPKC delegò e condivise i poteri con un governo facente funzione civile sotto il premierato di Anand Panyarachun la cui amministrazione diede dei risultati di politica, fornì uno schermo e produsse la credulità in favore del NPKC. Il fatto che la giunta del NCPO abbia essenzialmente mantenuto il potere concentrato nel suo gruppo più stretto pone molte sfide che probabilmente vedremo nei prossimi mesi.
Perciò possiamo solo sperare che la storia del 1992 non sarà ripetuta nel 2015 ed oltre.
La formazione del governo thai nel 1992 smascherò i motivi ulteriori di un gruppo di militari che prese il potere nel febbraio 1991, distruggendo 14 anni di governo democratico.
Quando i militari decisero di intraprendere il golpe, un gruppo fraterno di generali invocò cinque giustificazioni per sequestrare il piano dell’allora primo ministro Chatichai Choonhavan (anche lui ex generale, NDT) e di sequestrare l’autorità da rappresentanti eletti. Attraverso il periodo precedente le elezioni del marzo 1992, furono invalidate una giustificazione dopo l’altra.
La nomina il 7 aprile del 1992 del generale Suchinda Kraprayoon come 19° primo ministro alla fine confermò quello che era stata il dirottamento della democrazia da parte dei militari thailandesi.
Dopo il golpe del febbraio 1991 i capi militari thailandesi, specialmente i generali che uscirono dall’accademia militare del 1958, spregiudicatamente srotolarono il loro grande disegno di istituzionalizzare il loro potere. Le loro prime azioni includevano la formazione di un gruppo per indagare sulle proprietà dei membri del precedente governo e sulla nomina di un comitato per redigere una nuova costituzione.
L’indagine sulle proprietà rivelò che tanti politici non potevano spiegare le origini della loro ricchezza, spesso milioni di dollari. Eppure si permise ad una squadra di questi stessi politici di riuscire a comprarsi il ritorno in parlamento attraverso la compera dei voti e divennero parte del governo di Suchinda.
Per conquistarsi la legittimazione, NPKC organizzò e cooptò due grandi partiti politici, pieni di politici cacciati tra i quali un capo di partito politico con presunti legami con traffico della droga che alla fine si prese una posizione di vice ministro.
La dubbia ricchezza di questi politici senza scrupoli fu usata per comprare voti nelle regioni più povere della Thailandia. Di conseguenza Chart Thai e Samakki Tham collusero per formare il cuore della coalizione di governo a cinque partiti del generale Suchinda.
In modo ancora più ambiguo, la giunta manipolò il processo di stesura della costituzione per assicurarsi il potere dopo le elezioni. Il suo presidente generale Sunthorn Kongsompong si prese il potere di nominare 270 senatori che, nelle leggi di bilancio e mozioni di sfiducia, avevano uguali poteri con i 360 deputati eletti. Sunthorn era il solo che poteva nominare il primo ministro.
Nel frattempo un’assemblea, i cui membri furono scelti uno per uno dalla giunta, sovrintendeva alla revisione e approvazione della costituzione che permetteva ad una persona non eletta di assumere il premierato.
Quando il generale Suchinda divenne primo ministro, rinnegando la sua promessa di stare fuori dalla politica, la classe dei suoi amici del 1958 riempirono i posti che vuotava. Suo cognato e amico di scuola Generale Issarapong Noonpakdee divenne il comandante dell’esercito, mentre il capo dell’aviazione Maresciallo Kaset Rojananin in aggiunta divenne il comandante supremo delle forze armate. Con un altro amico di classe come capo della Marina, il generale Suchinda invitò altri amici di scuola militare ad unirsi al governo compresi un professore universitario e un commissario di polizia di Bangkok.
Come era tipico in quel momento, i capi militari si vantarono dei loro poteri. Ma l’eccessiva fiducia divenne fatale. Mentre la popolazione aveva sopportato le dittature militari negli anni 50 e 60, l’ambiente politico dei primi anni 90 era profondamente diverso. Con una crescita economica forte e sostenuta dai tassi di oltre il 7% annuo nei tre decenni precedenti, si era radicata in modo chiaro a Bangkok una classe media robusta e crescente. La nuova classe non tollerava abusi.
Inoltre in modo differente dal passato la popolazione thai aveva capi politici alternativi a cui guardare. Le elezioni del 22 marzo per esempio diedero un’indicazione inconfondibile delle spirazioni dei votanti di Bangkok. Dei seggi parlamentari contesi di Bangkok, il partito Palang Dharma Party dell’ex governatore di Bangkok Chamlong Srimuang vinse 32 dei 35 parlamentari, un risultato impressionante che rifletteva la sua popolarità e l’immagine di politico pulito.
Nel 1992 il gruppo di governo dei militari non avrebbe dovuto sottostimare la volontà politica e la sofisticatezza della popolazione di Bangkok che estirpò una dittatura militare in una sollevazione popolare tragica nell’ottobre 1973 dando i natali alla democrazia thai.
Le dimostrazioni nella capitale erano già più frequenti negli inizi del 1992 e divenne una tragica ironia nel maggio 1992 quando la Thailandia dovette sottostare ad una ripetizione di quel doloroso ottobre quando la popolazione thai si riprese il paese ed estirpò il governo militare.
Thitinan Pongsudhirak ISIS, Chulalongkorn University, Bangkokpost