La legge di lesa maestà in Thailandia continua ad essere lo strumento preferito per attaccare la libertà di espressione e l’opposizione democratica contro la giunta.
“Un rapporto segreto indicherebbe l’intenzione della giunta del NCPO, guidata da Prayuth, di attuare una sorveglia di massa, di controllo e “sniffaggio” degli utenti thailandesi mirati ad individuare quelli che producono e leggono contenuti assoggettabili alla legge di lesa maestà che nel frattempo comincia ad essere usata in modo sempre più spropositato.
A citarlo è il giornale Prachatai che avrebbe ricevuto il rapporto da due fonti differenti. In uno si sostiene che obiettivi sono le parole collegate alla lesa maestà ed ad essere oggetto sono tutti i possibili modi di trasmissione tramite internet. Un’altra fonte sostiene che ad essere monitorate sono anche le comunicazioni che usano i cosiddetti protocolli sicuri.
Questa notizia ha rafforzato il clima di paura tanto che un gruppo editoriale thailandese è stato costretto a una maggiore autocensura ed ha avvisato il personale a non andare in siti che parlano di questi temi mentre sono al lavoro e a pensarci due volte prima di riportare nei loro articoli tutto ciò che riguarda la lesa maestà.
L’intercettazione di comunicazioni online è vietata secondo la legge del Crimine Informatico del 2007 e deve essere autorizzata dal Dipartimento di Indagini Speciali DSI che deve chiedere, caso per caso, di poter entrare nella posta elettronica di un sospettato.
Nel 2010 questa operazione fu applicata contro la email di Emilio Esteban un inglese residente in Spagna a cui molti thailandesi inviavano materiale legato alla lesa maestà da essere pubblicato su un blog. Tre persone furono arrestate ed ora sono incarcerati per lesa maestà.
Ultimamente la giunta del NCPO di Prayuth ha emesso un ordine che rende gli utenti thailandesi di internet suscettibili alla sorveglianza di massa.
L’ordine del NCPO del 29 maggio “Sul controllo e la sorveglianza dell’uso dei social media” stabilisce che, per prevenire la disseminazione di falsa informazione su internet, il segretario permanente del ministero dell’informazione può nominare un gruppo di lavoro per varie cose. Primo è monitorare ed accedere al traffico del computer, l’uso dei siti web, dei social media, foto, testi, video e audio che servono ad istigare violenza e scontento e che sono perciò illegali e contrari all’ordine della giunta.
Questo gruppo di lavoro ha l’autorità di fermare la diffusione di siti web e tutto ciò di cui si è detto sopra. Terzo usare l’autorità garantita dalla legge di perseguire chi sbaglia.
L’idea della sorveglianza di massa non è cosa nuova e negli inizi del 2010 il ministero iniziò un piano di costringere i provider ad installare mezzi di sniffaggio per sopprimere i contenuti sensibili ai diritti di autore. L’allora direttore del MICT, ora direttore di un media di estrema destra disse: “Monitorare il traffico sospetto sulla rete è il modo per abbiamo per affrontare la causa principale. Ed è meglio che arrestare chi sbaglia dopo aver commesso il crimine”.
La risposta di allora dagli utenti e dai media fu forte e contraria. Ma nel 2011 il ministro del governo Yingluck, Chalerm, per esaltare la serietà della amministrazione nella lotta contro i reati di lesa maestà disse ai media che il Ministero aveva pianificato di spendere 400 milioni di Baht oltre 1 milione di euro per comprare un sistema che permettesse il blocco dei siti che parlavano di lesa maestà.
Attualmente il ministero non ha dato alcuna risposta in merito a queste voci.” Prachatai,
Ma di gente libera ne esiste ancora in Thailandia, come Sulak Sivaraksa, da sempre critico della legge di lesa maestà ed esso stesso reduce da una condanna alcuni anni fa. Riportiamo liberamente dal Prachatai.
“Sulak, un rinnovato realista e critico della legge di lesa maestà, in risposta alla difesa da parte della giunta della legge, ha condannato la soppressione della libertà di espressione, specialmente l’uso della legge di lesa maestà per arrestare e minacciare i civili, gli studiosi e gli artisti, affermando che più il regime si dimostra dispotico, più si darà la caccia alla gente per il fatto i esprimere quello che pensa.
Secondo Sulak il golpe recente colpiva la monarchia e che la giunta usava la legge di lesa maestà, articolo 112, per sopprimere la libertà per i propri benefici.
“L’articolo 112 è sempre stato usato dai militari, da Yingluck Shinawatra, dal governo di suo fratello, da quello di Abhisit per perseguire le persone perché questa legge da un potere tremendo alle autorità.” ha detto Sulak in un’intervista video da un gruppo clandestino.
Per Sulak la caccia a chi diffamerebbe il re è come la caccia alle streghe ed è il modo in cui la giunta ha creato un clima di paura.
“La caccia alle streghe mette la libertà di espressione a rischio, non importa se si tratta di una commedia o di altre forme di arte. In Birmania tanti artisti furono arrestati per questo. Ora è la Thailandia che segue i passi della Birmania”
Il golpe del 22 maggio ha segnato il numero più alto di prigionieri della storia thai. Dopo il golpe 15 persone sono state incriminate per lesa maestà, dei quali 12 sono già in prigione. In totale si tratta di 18 persone con questa accusa.
Sulak ha inoltre sollevato le preoccupazioni dell’uso dell’articolo 112 per reprimere gli artisti. Due attori sono stati accusati per il coinvolgimento in una commedia centrata su un monarca. A giugno furono convocati dieci studenti alla ricerca di chi avesse partecipato alla commedia. Uguali preoccupazioni sono state sollevate dagli USA che hanno espresso la loro seria preoccupazione per l’arresto dei due artisti.
“Abbiamo una legge che si applica normalmente a chiunque per proteggere la nostra monarchia. La gente deve comprendere che la nostra monarchia è al di sopra della politica e di tutto, ma la gente forse mira a distruggere la sua reputazione e quindi dobbiamo essere attenti e farlo capire agli altri” ha detto Prayuth in televisione.
Mentre le autorità thailandesi fanno un’equazione che uguaglia la stabilità della nazione con la stabilità della monarchia, gli accusati di lesa maestà raramente escono per cauzione. Inoltre mentre le corti finora hanno interpretato la legge per tener conto di vari discorsi ambigui, ora saranno le corti marziali a giudicare chi è accusato di lesa maestà, che significa condanna certa e senza appello.”