La giunta militare di Prayuth, nel proporre il budget nazionale, ha visto nella scuola un momento importante quando ha deciso di non tagliare la spesa in quel dicastero. Comprendendo in parte la funzione della scuola ha fatto alcune azioni di regime come imporre la recita dei dodici precetti di Prayuth da parte degli studenti di tutte le scuole, il canto di canti patriottici e nazionalisti, il creare il passaporto del merito per quegli studenti che eccellono in queste ultime attività.
Oltre a nominare ministro dell’istruzione un ammiraglio che crede nel paranormale, il regime di Prayuth ha inteso modificare la storia scritta nei libri delle superiori cancellando il nome di Thaksin.
Il New York Times scrive a riguardo:
“Il governo non ha spiegato perché sia svanito nel nulla il nome di Thaksin; i libri dicono che il governo del tempo, quello presieduto dal cacciato Thaksin, divenne popolare attraverso la spesa pubblica. Il presidente del comitato sull’insegnamento della storia e dell’educazione civica, dice che l’omissione era un’aberrazione che non sa spiegare. Questa cosa è fortemente sospetta visto che giunge da un governo militare che ha provato aggressivamente a cambiare la percezione e il comportamento pubblici, specialmente tra i giovani, e i cui ministri dell’istruzione dicono agli studenti di scrivere il loro comportamento e attitudine giornaliera in un passaporto del merito.
I militari thailandese hanno una storia di governi democratici abbattuti e di repressione del dissenso. Cacciarono Thaksin dal governo nel 2006 e all’inizi dell’anno hanno cacciato un governo guidato da sua sorella Yingluck, il cui nome è anche scomparso dai libri nuovi…. Le ultime tattiche della propaganda governativa sono di cattivo auspicio e suggeriscono almeno che Prayuth, nominato primo ministro ad agosto, non ha alcuna fretta di far tornare il paese ad un governo democratico.”
A questa analisi vogliamo accoppiare un’interessantissima riflessione di Pavin Chachavalpongpun sulla questione del Riscrivere la Storia, fatta da tanti paesi autoritari e che è più frequente di quanto sembri.
Riscrivere la storia senza Thaksin Shinawatra, Pavin Chachavalpongpun, Prachatai.org
Riscrivere la storia di un paese è una questione complicata. Le nazioni prosperano con la storia straordinaria che deve essere piene di eroismo, sacrifici, coraggio e patriottismo. La storia è impiegata per riaffermare la longevità di una nazione. Più lunga è la vita di una nazione, più profondo diventa il senso di appartenenza ad essa. Data questa importanza la storia è uno strumento potente per istigare il nazionalismo. Per rendere perfetta una nazione si rende necessaria una storia perfetta. Nel mondo delle nazionalità la storia racconta storie di miracoli, di traguardi e di accadimenti memorabili.
Allo stesso tempo la storia è uno strumento di manipolazione. Gli storici conservatori desiderano sottolineare i racconti incredibili della nazione mentre sotterrano i suoi momenti passati di imbarazzo. Uno storico importante, Charnvit Kasetsiri, che è stato rettore della Thammasat University, ha messo in guardia: “Se non conoscete nulla della storia, siete ciechi in un occhio. Ms se credete nella storia senza porre domande, allora siete totalmente ciechi”.
Un articolo di Thomas Fuller della scorsa settimana, apparso sul New York Times, svela un presunto progetto dello stato thailandese di riscrivere la storia thailandese cancellando dai testi di storia della scuola superiore Thaksin Shinawatra, il 23° presidente del consiglio thailandese che fu al potere dal 2001 al 2006 quando fu deposto dai militari.
Finora le autorità del ministero hanno dato resoconti in conflitto sul perché sono stati cancellati dai libri di testo di storia quanto scritto su Thaksin. Un racconto sostiene che la storia politica thailandese sia stata fatta terminare al governo di Chuan Leekpai (1997-2001). Essenzialmente questo è il caso di libri di testi non aggiornati. In un altro racconto le autorità del ministero hanno ammesso di non aver incluso il nome di Thaksin, menzionando però il periodo di difficoltà politiche. Qualunque sia la storia, nasce il sospetto che da parte dello stato thai voglia precisamente far dimenticare il periodo di Thaksin che ha visto il governo eletto più longevo nella breve storia politica della nazione thai.
Dimenticare il passato rappresenta un trucco che purifica una nazione, un trucco designato a nascondere qualche verità sconveniente. Ancora più di importanza serve ad aggiungere uno strato di legittimazione al regime del momento. Cancellare figure importanti o episodi politici dalle pagine di storia non è una pratica poco comune.
I testi di storia cinese non parlano del massacro di Tianammen nel 1989 che vide la morte di centinaia se non addirittura migliaia di attivisti democratici. A paragone, i libri di testo di storia trattano con scarso significato il massacro degli studenti del 6 ottobre alla Thammasat nel 1976. In entrambi gli accadimenti quello che resta dei ricordi brutali servì solo a far sapere la mancanza di scrupolo dei regimi dispotici del passato. Gli storici conservatori preferirebbero modellare una storia più pittoresca che le persone possano ammirare, anche se resterebbero nel mondo delle fate.
Dalla caduta di Thaksin, l’ex premier ha continuato a lanciare un’ombra lunga sul presente e sul futuro della politica thailandese. Il colpo di stato attuale è parte del tentativo di eliminare l’influenza di Thaksin sulla realtà politica. Ma i nemici di Thaksin hanno chiaramente scelto l’approccio sbagliato. Invece di riconquistare i sostenitori di Thaksin attraverso piattaforme politiche di buona politica e attraverso le elezioni, hanno sostenuto un colpo di stato come una scorciatoia per liberarsi di Thaksin e dei suoi amici dalla politica.
Ma il colpo di stato si dimostrerà controproducente. I sostenitori di Thaksin lo vedono come un altro tentativo di derubarli del loro diritto di voto. Peggio, cancellare Thaksin dalla storia sarà anche percepito come una rimozione dalla loro coscienza e dalla loro memoria il loro caro primo ministro. Il passato smemorato non sarà dimenticato ma si radicherà ancora più profondamente nella mente di alcune persone.
Falsificare la storia è solo totalmente sbagliato. Che sia amato oppure odiato, Thaksin deve avere un posto nella storia thailandese. Sta poi alla gente imparare da questa storia, analizzandola e costruendo il proprio giudizio sull’eredità buona o cattiva che Thaksin si è lasciato dietro. La storia cattiva non è necessariamente cattiva perché potrebbe fornire una lezione alla gente delle prossime generazioni. Questo spiega perché la storia europea è piena di guerre, di animosità etniche, di perdite di nazioni, di capi politici senza cuore e di morti di massa. Eppure, dal ricordo del loro passato più brutto sono riusciti a creare un futuro per se stessi persino più luminoso.
Per gli storici conservatori, cancellare Thaksin dalla memoria popolare è molto più difficoltoso di quanto mai pensato prima. E’ persino più difficile ora rispetto a qualche decade passata quando i media sociali neanche esistevano. Oggi la popolazione ha altri mezzi e canali per imparare di più del loro passato senza dover affidarsi ad una versione distorta della storia propugnata dallo stato.
Tali storie alternative permettono alla gente di assodare fatti, paragonare eventi e dare il proprio giudizio critico su quanto accaduto nel passato. La manipolazione della storia da parte dello stato sarà, da questo punto in poi, confinata all’interno di un nuovo contesto sociale.
Sfruttare la storia per creare una società uniforme incontrerà varie sfide. Per esempio, i misteriosi “uomini in nero” che si supponeva fossero dietro l’omicidio di alcune agenzie dello stato nel 2010, sono diventati un argomento controverso. Varie persone hanno usato prove trovate su Internet per mettere in dubbio l’esistenza di tali uomini in nero. Questo è il modo in cui si discuterà di storia da ora in poi.
Alla fine, la Thailandia non è la Corea del Nord sebbene le due nazioni condividano una miriade di similarità. Come una società aperta, persino quando è sotto un governo militare, la Thailandia non può più chiudere il proprio spazio sociale in cui le differenze devono essere tollerate.
La storia è uno spazio sociale più vasto in cui gli eroi nazionali o i malvagi meritano il proprio spazio.
Pavin Chachavalpongpun