Una delle tante lezioni della vita è che non si può riuscire a convincere tutti. Questa è una cosa con cui sembra che il governo militare non riesce ancora a concepire, specialmente quando si parla di politica estera verso l’Occidente. Quando si osserva la reazione del primo ministro e dei ministri della sua giunta, si nota una curiosa differenza nella narrazione che oscilla pericolosamente tra la ricerca disperata di approvazione e la derisoria negazione quando si ha a che fare con la critica dall’estero.
Nel periodo immediatamente dopo il golpe del 22 maggio 2014, molti paesi al mondo, in varia misura, espressero le loro gravi preoccupazioni sullo scenario peggiore. Alcuni condannarono la presa del poter ostile ed altri aggiunsero una richiesta di una rapida o immediata transizione al principio democratico e alle elezioni.
La giunta militare è apparsa offesa ed anche chiaramente imperturbata allo stesso tempo, dirigendo le proprie attenzioni allo stesso tempo ad altri paesi della regione e cercando legami stretti con la Cina, come chiaramente appare nell’approvazione della rete ferroviaria da 23 miliardi di dollari che connetterà i due paesi. Ma nel lungo periodo questo ruolo dato alla Cina dalla giunta thailandese potrebbe rivelarsi un gioco inutile. I paesi vicini come Cambogia e Birmania invece l’hanno accolta a braccia aperte e benedetto la giunta, cosa che dovrebbe mettere in allarme l’ASEAN e la sua lunga tradizione di non intervento nelle cose interne.
Era evidente che la giunta e il governo thailandesi, praticamente la stessa cosa, hanno avuto un compito difficile a convincere la comunità internazionale che il loro intento vago seppure chiaro di «riformare» il sistema politico è per un ritorno veloce alla «vera democrazia» con delle elezioni da tenersi alla fine del 2015, che potrebbero pure essere spostate al 2016 a seconda se i loro piani di riforma di fatto funzionano.
La parte più difficile resta quella dei diplomatici e capi di stato occidentali. La nomina del recente comandante supremo in pensione generale Thanasak Patimaprakorn a ministro degli esteri, una vera umiliazione per vari diplomatici di carriera, certamente non ha aiutato a sollevare la credibilità diplomatica del governo militare.
La sua prima vera missione è stata lo scorso mese all’Assemblea Generale dell’ONU a New York dove il generale Thanasak ha buttato fuori le solite affermazioni secondo cui la giunta non stava ritirandosi dalla democrazia, ma che l’intervento militare si era reso necessario per il deteriorarsi del conflitto politico (tralasciando la natura manovrata delle proteste contro il governo che hanno reso possibile il golpe in primo luogo.
Ora il suo capo è salito sull’aereo e dopo la sua prima visita all’estero alla vicina Birmania, il generale Prayuth sta visitando questa settimana l’Europa. Più specificatamente partecipa all’incontro ASEM10 a Milano giovedì e venerdì.
Questo segna una curiosa svolta degli eventi dopo che le sanzioni e la condanna universale da parte occidentale, mentre Prayuth si incontrerà con il presidente dell’Europa Van Rompuy e il presidente della Commissione Barroso come altri capi dell’Europa e dell’Asia.
Il fine principale di questo viaggio è chiaro: scongelare le relazioni Thailandia Europa e ritornare alle solite relazioni, letteralmente. La Thailandia è destinata a posizionarsi nell’ASEAN con una posizione di guida ed essendo per il 2015 coordinatore dell’EU ASEAN aiuta di certo, anche in prospettiva del lancio della Comunità Economia dell’ASEAN che si avvicina.
Ma la normalizzazione delle relazioni con un governo militare thailandese che tutto è tranne che democratico è il modo giusto di andare avanti?
«La ragione per cui cerchiamo un contatto con la giunta è che questo è il miglior modo di far capire loro il nostro punto di vista» ha detto una fonte della comunità diplomatica a Bangkok. «Su alcune questioni abbiamo i modi per fare pressioni, anche se siamo coscienti dell’impressione che possiamo dare alla gente».
Infatti il problema che qualunque coinvolgimento da parte di inviati esteri con la giunta potrebbe apparire come dare loro legittimità.
«Prayuth a Milano sta vuole fare incetta di approvazione» dice Junya Yimprasert, una militate esiliata, ad un forum della gente Asia Europa a Milano, che ha chiesto all’ASEM di non far partecipare Prayuth, come anche chiesto esplicitamente nella dichiarazione finale del AEPF a Milano.
Mentre Prayuth parteciperà all’ASEM incontrando gli stessi capi che lo hanno condannato questo mese, avrà qualche difficoltà a convincere tutti che è tempo di ritornare alla normalità (e ci vorrà probabilmente un po’ di tempo in più, lo ha confermato Prayuth stesso).
Dal golpe del maggio, dall’assunzione del potere assoluto e dall’inizio di sconvolgimento del sistema politico, le cose in Thailandia sono lontane dalla normalità e non bisogna essere un diplomatico per capirlo. Questa volta Prayuth non potrà convincere tutti.
Saksith Saiyasombut & Siam Voices http://asiancorrespondent.com/127403/thai-junta-prime-minister-in-europe-collecting-stamps-of-approval/