Il governo lavorerà per cinque anni e vogliamo gente pulita poiché vogliamo essere accurati e giusti
Ad una settimana dall’insediamento, Joko Widodo Jokowi ha fatto conoscere il proprio governo dopo una gestazione difficile che ha visto le commissioni nazionali contro la Corruzione fare lo screening dei nomi sottoposti da Jokowi che ne ha cancellati così alcuni.
L’immagine che Joko Widodo vuol dare di sé e del suo governo è quello di una presidenza fatta di gente pulita, in un paese che a livello internazionale ha sempre avuto voti bassi a causa della diffusa corruzione che contribuisce non poco a tenere lontano investimenti esteri.
Ha deciso perciò d di assicurarsi della irreprensibilità del suo governo sottoponendo la lista dei suoi prescelti al vaglio della Commissione Per la Eradicazione della Corruzione che in Indonesia si è distinta per aver mandato in carcere vari politici corrotti:
“Il processo di definire i ministeri è stato fatto molto attentamente e con cautela dal momento che è una priorità. Il governo lavorerà per cinque anni e vogliamo gente pulita poiché vogliamo essere accurati e giusti”.
Il governo è fatto di 34 ministri dei quali ci sono 18 tecnici, mentre il resto è andato a membri dei quattro partiti che hanno sostenuto Jokowi alla corsa alla presidenza. Il suo governo è stato salutato come il primo della storia indonesiana a presentare otto donne, delle quali una è la figlia di Megawati Sukarnoputri, figlia dell’eroe dell’indipendenza indonesiana. Ad essa Puan Maharani, è stato affidato il coordinamento dell’intervento sociale dei ministeri dell’istruzione, degli affari sociali e della cultura.
Un’altra donna è stata nominata al ministero degli esteri, Retno Marsudi, già ambasciatrice in Olanda, diplomatica di carriera, che ha guidato i negoziati tra Indonesia e Europa. Andreas harsono di Human Rights Watch dice di lei: “E’ una diplomatica progressista che ha aperto l’ambasciata in Olanda alla società civile indonesiana”.
Nel campo dell’economia Jokowi ha nominato a ministro coordinatore dei ministeri economici il presidente di un’impresa di stato Sofyan Djalil e ministro delle finanze Bambang Brodjonegoro. Del primo Jokowi ha detto: “Djalil è un esperto di strategie economiche e di finanza è gli do la fiducia della guida del team economico”.
“Essi sanno i problemi ed sono altamente integri ed una storia alle spalle. Mi attendo che porteranno le riforme strutturali e fiscali affinché il paese acceleri la sua crescita economica.” ha detto l’economista capo della Bank Mandiri. Uguale apprezzamento è stato dato da Baradita Katoppo della Fitch Rating che ha riposto una grande fiducia nei due che già erano nel governo precedente di Yudhoyono. Di fronte ai due Djalil e Brodjonegoro ci sono le incertezze economiche sostenute del paese, la crescita che sembra rallentare e varie politiche economiche da implementare.
La natura di arcipelago del paese richiede forti investimenti strutturali in porti, aeroporti, servizi di salute e scuole, essenziali per la crescita economica e sociale. Fondamentale quindi è un forte investimento estero che però risente del peso sia della corruzione che della burocrazia.
A questo quadro sono da aggiungere un rallentamento delle esportazioni di materie prime ed alti tassi di interesse che pesano sul consumo interno e sugli investimenti.
A lavorare su questo piano Jokowi ha chiamato un altro presidente di impresa pubblica Sudirman Said, come ministro dell’energia e delle risorse minerarie, e il presidente di un’altra impresa pubblica al ministero delle imprese pubbliche, Rini Soemarno Soewandi.
Una scelta salutata positivamente è stata quella dell’unificazione del ministero dell’ambiente e delle foreste che nell’amministrazione passata hanno del tutto mancato di coordinamento. La responsabilità è stata data ad un’altra donna Siti Nurbaya Bakar, burocrate di lungo corso. Il ministero delle foreste è stato da sempre una delle agenzie più potenti con il suo controllo di oltre la metà del suolo indonesiano. Da sempre è stato fortemente criticato per la mancanza di controllo, per la corruzione e per l’incapacità o non volontà a proteggere le foreste pluviali dell’arcipelago, nonostante i protocolli REDD+ sottoscritti dal presidente Yudhoyono negli anni scorsi. Il ministero dell’ambiente invece è stato invece sempre molto debole, tanto che il paese è stato quello che ha perso più foresta pluviale al mondo nei tropici.
Ma alcuni ministri non hanno ricevuto il gradimento atteso, come la scelta del ministro della difesa, Ryamizard Ryacudu, già ministro della difesa sotto il governo di Megawati, durante il periodo della lotta separatista di Aceh, con una storia passata sotto l’Ordine Nuovo di Suharto. E’ certo una persona che dovrà difendere il proprio passato per molte atrocità commesse ad Aceh, la provincia autonoma musulmana dell’isola di Sumatra, e per quelle commesse a Papua, altra zona calda.
Questa nomina non promette bene per le aspirazioni di chi vuole chiarire i punti oscuri della storia indonesiana dalla purga degli anni 65-66 a tutte le altre vicende di abusi di diritti umani, tanto da far dire a qualcuno che Jokowi e Kalla non hanno alcuna sensibilità per la situazione dei diritti umani al momento in Indonesia.
Qualche altro commentatore invece vede questa nomina come il volersi assicurare le spalle coperte sul versante delle forze armate che avrebbero per altro bisogno di uno svecchiamento e di puntare anche su nuovi armamenti per tener conto della pressante presenza cinese.
Jokowi ha promesso di triplicare il budget riservato alle forze armate sia per migliorare gli armamenti che gli stipendi dei militari, all’interno di un progetto complessivo che veda il progredire delle imprese statali e di un quadro di cooperazione internazionale.
E qui si pongono due tipi di domande sul ministro. La prima è se proprio il passato di violazioni di diritti umani non possa essere di ostacolo nei rapporti con Australia e USA, come il massacro di attivisti ad Aceh, il sostegno all’omicidio del capo dell’indipendenza di Papua Theys Eluay e l’omicidio di due cittadini americani a Papua nel 2002 da parte di militari.
La seconda riguarda invece il modo di spendere una grande somma nell’acquisto di sistemi d’arma, se ci sarà una trasparenza come promesso da Jokowi o se ancora una volta ci si atterrà ai segreti militari per giustificare scelte poco chiare.
Al ministero delle donne e del fanciullo Jokowi ha nominato una scrittrice e docente universitaria papuana, Yohana Susana Yembise, che lavora da tempo sui problemi di genere e sulla situazione papuana. Della scelta di Yohana come ministro per le donne il patore Neles Tebay di Jayapura dice: “Jokowi ha fatto crescere le speranze delle donne papuane di poter diventare un giorno ministro” in un paese che, parlando di Papua, si parla di ministri maschi. “E’ una rivoluzione mentale”.