Il proprietario dell’unico stabilimento in Indonesia che ha gli strumenti per produrre cellulosa in fase liquida, Toba Pulp Lestari, TPL, è ora considerato un caso emblematico dei rischi che la crescita impressionante recente dell’industria pone alle foreste in via di estinzione.
L’Indonesia non è il primo produttore di cellulosa in fase liquida al mondo, ma la crescente presenza della TPL nel mercato della Cellulosa in fase liquida è vista come una grande minaccia ale foreste di Sumatra settentrionale, dove ha un’area di concessione delle foreste di quasi 200 mila ettari appena a meridione del Leuser Ecosystem. La compagnia è anche accusata di usare pratiche di sfruttamento del lavoro e di violazioni di diritti umani nelle sue piantagioni che producono legname per i suoi impianti.
L’integrazione verticale è un tratto comune nell’industria. Quasi il 54% del commercio globale di cellulosa in fase liquida da polpa di legno è gestita da solo 5 multinazionali non tanto per l’acume affaristico.
La produzione di cellulosa in fase liquida è un processo fortemente inefficiente ed alcune pubblicazioni affermano che converte appena il 35% del legname usato nel processo in cellulosa in fase liquida ed è tale da richiedere che le lavorazioni avvengano vicino alla fonte del legname per tagliare i costi di trasporto.
Considerata l’inefficienza del processo di dissoluzione della cellulosa e il fatto che la domanda globale cresce, non sorprende proprio che i militanti abbiano adocchiato questo tipo di industria con un occhio particolare proprio alla Toba Pulp Lestari.
La TPL fa parte di un “cartello malvagio di compagnie”, così chiamato da Rainforest Action network, controllato da Sukanto Tanoto conosciuto come proprietario della AsiaPacificResources International, APRIL, anch’essa conosciuta per le sue pratiche cattive nei confronti dell’ambiente e del lavoro.
Rainforest Action network che definisce la TPL “una delle imprese peggiori nel campo della polpa e della carta” sostiene che oltre 17 mila ettari di foresta naturale è stata distrutta dalla TPL con un impatto e ricollocazione di oltre 13 mila persone delle tribù indigene.
Sin dalla sua fondazione nel 1989 a Nord Sumatra la TPL è spesso stata al centro di conflitti sociali e l’obiettivo di varie proteste di popolazioni locali indigene e altre persone che dipendono dalla foresta che denunciano come la compagnia abbia rubato le loro terre tradizionali e che le sue operazioni inquinano l’aria e l’acqua. “La lavorazione ha implicato effluenti tossici che hannpo inquinato l’area e ha portato alla deforestazioni” dice RAN al sito Mongabay.com
La direttrice esecutiva di Canopy, Nicole Rycroft dice di aver visto con i suoi stessi occhi l’impatto delle operazioni della TPL sull’ambiente locale e sui suoi abitanti. “Sono australiana, mi piace l’eucalipto ma non è quello che si dovrebbe vedere a Sumatra settentrionale, di sicuro”
Secondo la Rycroft la paga dei lavoratori della piantagione è di 5 dollari al giorno e lo scontro tra la TPL e le comunità che sono cacciate hanno portato a violenze ed arresti. Le acque reflue sono così piene di fertilizzanti e pesticidi che diventa sempre più difficile coltivare il riso con un’alta mortalità dei bufali d’acqua su cui contano per i lavori di campagna la gente del posto. “La piantagione del TPL ha una lunga storia di pratiche cattive nell’ambiente e di conflitto sociale”.
Secondo una email di Joseph Mitai della TPL a mongbay.com la sua ditta produce 175 mila tonnellate di Cellulosa in fase liquida annualmente nella sua impresa a Sumatra Settentrionale che è conosciuta per poter produrre sia polpa per carta che cellulosa in fase liquida. La scelta di cosa produrre dipende dalle condizioni del mercato tra i tanti fattori.
Egli nega fortemente le accuse secondo cui i prodotti chimici usati nella lavorazione della polpa siano state rilasciate nell’ambiente. “La TPL fa di più che aderire alla legge, che si riflette nel ricevere per il Sesto anno di seguito la proprietà VERDE da parte del governo indonesiano.”
Mitai contesta la cifra dell’efficienza del 35%. “La TPL ha una politica i rendere minimi i rifiuti e utilizza al 100% la fibra dell’eucalipto. Perché si dovrebbe spendere per accrescere la foresta e poi utilizzare solo il 35%. Non è un buon senso degli affari”
Il RAN ammette che la TPL ha realizzato alcune miglirie nella sua tecnologia, permettendo alla compagnia di evitare l’uso dei composti organici del cloro per esempio. Ma questo però non è sufficiente.
“TPL deve riconoscere la sua storia di uso di sostanze tossiche, di violazioni dei diritti delle comunità e della distruzione delle foreste. TPL deve ora deve essere attenta ad assicurarsi che non sta violando i diritti delle comunità che vivono vicino alle loro piantagioni e deve immediatamente terminare la distruzione delle foreste naturali.”
La cellulosa in fase liquida è utilizzata per fare tantissimi prodotti che vanno da dentifrici ed alimenti, a schermi LCD, benché la stragrande maggioranza vada alla produzione di fibre tessili come Rayon, la viscosa ed altre fibre. Delle oltre 6 tonnellate prodotte all’anno quasi cinque milioni vanno a finire nel vestire.
Sia RAN che Canop hanno fatto campagne per l’industria della moda affinché adotti una catena di rifornimento di prodotti che non prevede la cellulosa in fase liquida non provenga da aziende problematiche come la TPL.
L’Indonesia è un netto importatore di cellulosa in fase liquida per la sua industria tessile con un totale di 432 mila tonnellate del 2012 secondo i dati della FAO, un dato che potrebbe cambiare se continua la tendenza attuale.
La cellulosa in fase liquida è un buon sostituto del cotone, la ragione per cui la sua produzione prese il volo nel 2010 e 2011 quando il prezzo del cotone salì alle stelle a causa dei cattivi raccolti in India e Pakistan. Ma la produzione globale è ritornata normale tanto che il prezzo del cotone è il più basso in cinque anni mentre crescono le paure che la produzione supera di molto la domanda.
In tutto il tempo la produzione di cellulosa in fase liquida è continuata a buon ritmo. Dal 2004 al 2012 la sua produzione è cresciuta del 84% con un’attesa di crescita del 5-7% all’anno, spingendo sempre più imprese della produzione di polpa di legno e carta a entrare nel business della cellulosa in fase liquida. E gli alberi devono pur provenire da qualche parte per alimentare tutte queste imprese.
L’Indonesia ha perso due milioni di ettari di copertura arborea nel solo 2012 dei quali 840 mila di foresta primaria nonostante tutti gli impegni che il governo indonesiano e le compagnie hanno preso nel ridurre il deforestamento.
Sumatra settentrionale, dove lo stabilimento della TPL produce cellulosa in fase liquida o polpa di legno, ha poca foresta intatta secondo Global Forest Watch che mostra come molta della provincia è stata usata dalle concessioni di piantagioni di fibra di legno ed olio di palma. Eppure la foresta che resta ancora in piedi ospita alcune delle specie uniche sotto pericolo di estinzioni come L’orangutan di Sumatra la cui popolazione è decresciuta notevolmente a causa del massiccio deforestamento delle foreste dell’isola.
Mike Goworecki news.mongabay.com