Quando un gruppo di generali guidati da Prayuth Chan-ocha rovesciò il governo democraticamente eletto di Yingluck Shinawatra lo scorso maggio, il loro programma era chiaro: placare la crisi di legittimità crescente. Per molte settimane i manifestanti erano stati per le strade per condannare la gestione della signora Shinawatra dell’economia ed una legge controversa di amnistia di cui avrebbero beneficiato il fratello Thaksin, ex primo ministro in esilio volontario i cui partiti hanno dominato le elezioni sin dal 2001.
Ora le conseguenze economiche della presa del potere dei militari sono diventate lampanti. Le proteste che avevano portato al golpe avevano già rallentato la crescita in parte per il blocco della spesa governativa, il ristagno delle esportazioni e una politica monetaria restrittiva. E la situazione non è migliorata granché da allora.
La Banca di Thailandia ha di recente tagliato le proiezioni di crescita del PIL per il 2014 a 0,8% dal 1,5%, contro il 2,9% del 2013 prima del golpe, dati questi dell’agenzia di pianificazione della Thailandia. Piuttosto che raggiungere quello che la propaganda ufficiale afferma, vale a dire ordine stabilità e crescita, il ritorno all’antiquata autocrazia minaccia di portare l’economia vicino alla stagnazione e e probabilmente accrescerà l’ineguaglianza economica.
La presa del potere di maggio è stata almeno la dodicesima in Thailandia sin dal 1932, quando fu introdotta la monarchia costituzionale. Quando i generali nel passato presero il potere usarono l’opportunità per sviluppare il paese. Ci fu la rapida crescita economica dal 1983 fino al 1996 per lo più sotto il governo di Prem che tenne il premierato fino al 1988. Allora l’economia ebbe un sussulto da una grande svalutazione della moneta ed una serie di misure che promuovettero una rapida industrializzazione, incoraggiando l’investimento estero essenzialmente giapponese, l’espansione delle infrastrutture e l’esportazione di prodotti industriali.
In teoria la giunta attuale potrebbe dare un grande contributo economico. Ma nel tentativo di passare al setaccio il sistema dell’influenza di Thaksin, i generali hanno voltato le spalle a varie politiche di quel governo incluse quelle che hanno funzionato.
Le conquiste economiche a firma Thaksin furono quelle di incoraggiare il consumo tra le classi più popolari con il dare accesso ad un sistema di salute decente, dare accesso al credito per le comunità delle campagne e creando un sistema di trasferimento che dava benefici agli studenti poveri e ai vecchi. Oggi i generali riducono i trasferimenti ai gruppi di reddito basso concentrandosi nell’espansione di non meglio precisate infrastrutture senza fare nulla per accrescere le esportazioni o il turismo.
Non funzionerà di fronte ad una popolazione che invecchia e un sistema educativo rotto e al rallentamento globale della crescita. Specialmente quando la stagnazione già minaccia il contratto sociale.
L’agenzia di pianificazione thai riconosce che 0,1% dei thai possiedono metà dell’economia del paese. In confronto l’America capitalista dove 0,1% della popolazione detiene un quinto dell’economia sembra proprio un paradiso socialista.
Alcune misure ben conosciute e semplici potrebbero nell’immediato fare del bene. La banca centrale potrebbe accelerare le esportazioni stagnanti ed il turismo comprando dollari per portare giù la moneta thai. Il governo potrebbe accrescere il consumo privato con programmi di trasferimento grossi verso i contadini, gli studenti e i vecchi. La Banca centrale potrebbe rendere il credito più accessibile accrescendo la moneta circolante e potrebbe smetterla di usare il tasso di interesse per gestire la politica monetaria che non si è dimostrata efficace.
Eppure sono scarse le possibilità che queste politiche siano applicate. La banca centrale sembra menomata dalla conservazione e dall’incertezza. La politica fiscale è in mano a burocrati che temono di spendere il denaro pubblico. La base di sostegno dei generali è troppo piccola per poter far loro proporre, e anche meno ottenere, qualcosa di contenzioso. Ed alcune delle loro proposte economiche sono state finora nazionalistiche rischiando di scoraggiare l’investimento estero.
Qualunque percorso razionale di uscita dalla stagnazione sembra bloccato dal governo autocratico. La Thailandia non si trova, come sostengono molti economisti, in una trappola di media entrate ma si trova nella trappola del golpe. E’ una condizione che si è inflitta con le proprie mani.
Per migliorare il benessere di tutti i thai e ridurre le ineguaglianze economiche che sottintendono il conflitto politico, il tasso di crescita del PIL della Thailandia, secondo nostre stime, dovrebbe essere incrementato almeno al 6%. Per questo sono necessarie misure forti.
E’ necessario dare maggiore accesso al credito degli investitori medio piccoli. Il settore finanziario deve essere reso più competitivo anche con la creazione di nuove istituzioni di prestito, banche commerciali più nazionali. La giunta dovrebbe incoraggiare più investimento estero diretto nell’alta tecnologia sia per accrescere la produttività nella manifattura attuale, come l’industria automobilistica, e per accrescere una manifattura di più alto valore come la farmaceutica e prodotti delle telecomunicazioni.
Negli anni 80 e 90 la Thailandia ha sviluppato la sua “Costa Orientale”, trasformando le infrastrutture costruite durante la guerra del Vietnam nel Golfo Della Thailandia in una piattaforma di esportazione e produzioni più grandi in Asia nel settore automobilistico e petrolchimico. Una simile strategia di grandezza potrebbe ravvivare la vecchia idea di creare una via alternativa allo stretto di Malacca, la via marittima più trafficata, scavando un canale nell’istmo di Kra con due grandi porti ai lati dell’istmo. Un’altra opzione potrebbe essere di costruire una vasta zona economica nel nord e nordest del paese per rifornire il mercato cinese.
I generali affermano di voler individuare questi problemi con urgenza. Devono adottare un approccio forte per vincere l’inerzia burocratica o la ripresa sarà lenta. Ravvivare l’economia iè la loro sola scelta migliore per giustificare il golpe e stabilizzare il paese.
Forrest E. Cookson. Tom F. Joehnk NYT