Gli assassinii che hanno avuto luogo negli uffici del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi hanno scioccato tutto il globo, e le preoccupazioni immediate poste dagli analisti sono se la società francese avrà la capacità di resilienza richiesta per gestire questo evento nazionale, e se la società politica francese si sposterà di conseguenza ancora più a destra.
Senza dubbio in tanti sono preoccupati del fatto che elementi nazionalisti dell’estrema destra francese sfrutteranno questi omicidi, in questo momento, per chiedere un maggior controllo dell’immigrazione, per demonizzare le comunità di minoranza e chiedere una presenza della polizia più visibile su tutto il paese.
Se dovesse prevalere questo panico morale diffuso, sarebbe un segnale di vittoria per i terroristi che probabilmente sarebbero felici di vedere la società francese in uno stato di crisi e di panico, mentre polarizzerebbe ancora ulteriormente la società.
Noi nel sudest asiatico non siamo stati mai immuni da tali minacce. Si deve ricordare che la regione ospita quasi tutte le comunità delle grandi religioni maggiori al mondo: musulmani, cristiani. Buddisti, Induisti e confuciani vivono fianco a fianco in comunità che sono state etnicamente, culturalmente e linguisticamente differenti da secoli.
Comunque viviamo anche in un mondo che è diventato sempre più globalizzato e dove l’infrastruttura comunicativa globale che è stata messa in piedi connette noi con gli sviluppi in altre parti del mondo. Oggi i conflitti in luoghi come l’Iraq e la Siria si relazionano a noi quasi istantaneamente, su una base in tempo reale. In alcuni casi questi fattori variabili esterni hanno anche avuto un impatto su alcuni gruppi e società in modo da alimentare le tendenze centrifughe che già esistono tra di loro: individui marginalizzati provenienti dalla regione hanno abbandonato le loro zone sicure per prendere parte a guerre che non avevano a che fare con loro direttamente, ma che li colpiscono più su una base emotiva personale.
In aggiunta, la globalizzazione implica che le nostre società diverse sono ora costrette a confrontarsi con la diversità ogni giorno, a colpire in faccia chiunque possa obiettare alle opinioni e ai punti di vista che possono trovare contrario ai propri.
La preoccupazione degli analisti e studiosi della sicurezza sta nel modo in cui le società reagiscono a tale diversità, e fino a che punto le società riescono a gestire le differenze: Lo scienziato che insegna la teoria evoluzionista, per esempio, lo fa in nome della ricerca scientifica e non cerca di certo di offendere. Ma nelle situazioni di vita reale tale idee possono essere offensive ad altri che considerano tali teorie antitetiche al loro credo religioso.
In modo simile, mentre noi difendiamo il diritto di tutti i cittadini a mantenere i loro credi personali o pratiche culturali, non esistono leggi che possono impedire il disaccordo delle opinioni o costringere tutti ad accettare ogni teoria o sistemi di valore che esista al mondo.
Qui sta l’imbarazzo degli analisti di sicurezza: come gestiamo differenze e diversità e come possono convivere facilmente società plurali, complesse ?
La Globalizzazione e l’infrastruttura comunicativa che connettono il mondo non inventarono il pluralismo e la diversità, ma l’hanno resa più reale per noi su una base di vita quotidiana.
Una lezione che viene dalla tragedia di Parigi che possiamo imparare è: Vivendo come noi in un Sudestasiatico plurale e complesso, è fondamentale che società e governi apprezzino che la diversità è una realtà da cui non possiamo mai sperare di fuggire, e che non esiste uno spazio isolato dove ogni comunità possa vivere in uno stato di felice ignoranza dell’altro.
E’ anche importante comprendere che dovunque esiste il pluralismo ci deve essere diversità nei credi, nella visione del mondo e nelle opinioni, e quello che è importante per alcuni lo può essere meno per altri.
La sfida del sudestasiatico negli anni venturi sarà proprio di come si dovrà convivere e trattare con tutto ciò, ma è una sfida che dovremo affrontare insieme.
La prima condizione da soddisfare nel trattare questa sfida, per citare il filosofo Michel Foucault, è di trattarla con intelligenza, non con odio.
Farish Noor, StraitsTimes.com