Due autisti thailandesi sospettati di aver trasportato i Rohingya sono sotto interrogatorio nel distretto di Hua Sai dove sono stati scoperti.
La polizia aveva intercettato cinque veicoli tra i quali tre camion, in un posto di blocco di Hua Sai nella provincia di Nakhon Sri Thammarat domenica scorsa, con decine di persone in condizioni fisiche molto precarie, tra le quali bambini e donne. C’erano 42 ragazzi, maschi e femmine, di età inferiore a 14 anni. Una persona Rohingya era anche morta.
Il capitano che conduce le indagini dice: “Questa è la nostra prima scoperta di un gruppo di Rohingya e ci dice che il commercio in questa regione potrebbe essere cresciuto recentemente”.
Il gruppo è stato posto in centri di raccolta del governo dove rimarranno probabilmente vari mesi prima che il governo decida cosa fare. Dagli interrogatori sembra essere emerso che la meta doveva essere Songkla vicino al confine thailandese con la Malesia (zona per altro dove esiste una insorgenza malay musulmana).
In vari articoli precedenti si è denunciato come molti dei Rohingya presenti in questi centri venivano inviati indietro in Birmania al confine per finire un’altra volta, in qualche modo, vittime del traffico di schiavi, come denunciato dalla Reuters e da altri giornali, in campi di concentramento lungo il confine thailandese malese in quanto la meta preferita dei Rohingya sembra essere la Malesia e Indonesia.
Secondo Manit Pianthong, responsabile del distretto di Takua Pa della Provincia di Phang Nga e molto attento e presente nel combattere il traffico di schiavi: “La scala del problema del traffico di schiavi in questa regione è grande. Questi punti di controllo per le strade è un modo per provare ad intercettarli.
Su queste inchieste due giornalisti del Phuketwan sono stati denunciati per diffamazione dalla Marina Reale Thailandese e nei prossimi mesi si farà il processo.
Proprio per queste denunce e per la situazione più generale del traffico umano e della schiavitù sui pescherecci, si ricorderà che il governo americano retrocesse la Thailandia al terzo livello al pari della Corea del Nord ponendo il paese a rischio di sanzioni commerciali.
Ora il governo Prayuth sembra voler affrontare questa questione con decisione e vuole prendere decisioni e misure concrete contro il traffico di schiavi.
Secondo la Reuters:
Il dipartimento di stato americano a giugno aveva definito la Thailandia come una dei peggiori centri al mondo per il traffico di schiavi affermando che non stava facendo sforzi significativi ed era fonte, destinazione e transito per il lavoro forzato. La gran parte delle vittime del traffico di schiavi provenivano da paesi vicini e costretti o frodati a lavorare forzatamente, mentre in migliaia sono sfruttati sia nell’industria del sesso, sui pescherecci o come domestici.”
Dopo aver detto che tra le misure da adottare si pensava a dotare i pescherecci di sistemi di posizionamento tipo GPS e di multe pesanti, oltre all’assunzione di personale per combattere specificatamente il traffico di schiavi.
“Il vice ministro degli esteri Don Pramudwinai ha descritto in dettaglio le nuove misure per cancellare il moderno commercio di schiavi facendo notare che nel 2014 c’erano stati 130 muovi casi di traffico di schiavi e 104 persone condannate. Inoltre è stata approvata una nuova legge per combattere ‘la pesca illegale, non registrata e non riportata’ che colpirà le violazioni con multe fino a centinaia di migliaia di dollari. Per i grandi pescherecci ci sarà un nuovo sistema di monitoraggio satellitare da adottare nel giro di 60 giorni con multe e carcere per quei pescherecci che non si adeguano.
Un rappresentante del ministero ha anche detto che il governo ha adottato un finanziamento di 9 milioni di dollari a favore della NACC (commissione contro la corruzione) per assumere 700 persone per migliorare le indagini.
Alla fine del 2014 il governo ha aumentato l’età minima per lavorare sui pescherecci dai 15 ai 18 anni, ha disposto che ci siano 10 ore di riposo per giorno di lavoro e un mese di ferie.
Il vice ministro ha promesso da parte del governo la repressione di chi perpetra questo traffico di schiavi ‘indipendentemente da chi è il responsabile o dalla divisa che indossano’.
La Thailandia ha registrato al 31 ottobre scorso 1,6 milioni di lavoratori senza documenti, ma secondo le organizzazioni degli emigranti gli sforzi del governo sono ancora deboli.
Phil Robertson di Human Rights Watch teme che per il governo si tratti più di uno sforzo di capire quanto serve per poter passare di livello: ‘Questo è più un esercizio di numeri con i thailandesi che provano ad immaginar quanti casi e quante autorità il governo americano vuole che si condannino per poter ottenere una promozione … Gli sforzi della Thailandia quest’anno sono costituiti in tante parole, tanti cambi di assegnazioni presso i comitati delle agenzie governative, ma poca azione di sostanza per porre fine al traffico’ conclude Phil Robertson”.
Ovviamente si spera che l’impegno del governo thai e delle agenzie per combattere il traffico di schiavi sia reale e non di facciata e sostenga la lotta di quelle autorità che si stanno impegnando a farla.