Gli scorsi otto mesi in Thailandia sono stati di una guerra finta.
Nonostante tutti i discorsi di violenza del dopo golpe, di una insurrezione delle magliette rosse, nulla del genere è accaduto. I capi delle magliette rosse sono stati fermati nei primi giorni del dopo golpe ma poi rilasciati piano piano, dopo aver firmato le promesse di non fare politica.
Ed hanno mantenuto la promessa. Sono stati mostrati dai militari alcuni depositi di poche armi, qualche presunto capo di gruppi armati arrestato, ma nulla di più.
L’ex primo ministro Yingluck Shinawatra fu presto rilasciata e le è stato permesso di viaggiare all’estero.
Sembrava che fosse stato fatto un accordo. I sostenitori del governo cacciato non avrebbero distrutto gli sforzi del capo del golpe generale Prayuth Chan-Ocha per imporre l’ordine nel paese. In cambio sono stai lasciati in pace mantenendo in segreto le loro reti di sostenitori in preparazione di un ritorno alla politica democratica, quando si aspettano che il loro partito vinca all’urna, come è successo negli scorsi 14 anni.
Si deve ora presumere che quell’accordo sia ora chiuso. Il voto dell’Assemblea legislativa nazionale, NLA, per metter sotto accusa Yingluck con il divieto di fare politica per cinque anni, insieme all’accusa penale che comporta una sentenza di carcere di dieci anni, le presenta la brutta prospettiva di finire in esilio come suo fratello Thaksin.
Questo priverebbe il suo partito di qualcuno che realmente sa prendere voti, e suo fratello che è sempre il fondatore del partito di un fidato colonnello.
Le magliette rosse sanno anche che i militari stanno scrivendo una nuova costituzione che alla fine sposterà l’algebra elettorale in favore di altri partiti e rafforzerà i poteri dei corpi fortemente anti Thaksin come la Corte Costituzionale e la NACC. Sotto queste condizioni sarà difficile, se non impossibile, un ripetersi delle ultime quattro vittorie elettorali.
La tesi dei militari che dicono di non essere coinvolti nel verdetto contro Yingluck fa acqua. Come lo fa l’affermazione che si tratta solo di corruzione nel progetto di sostegno del prezzo del riso.
La NLA è un parlamento fantoccio i cui 220 membri sono stati selezionati con approvazione dei militari; in realtà metà di loro sono militari in servizio o in pensione. Il suo verdetto, così fortemente contro Yingluck, deve aver avuto il consenso preventivo di Prayuth.
Certo, il progetto del riso si è dimostrato molto costoso e c’erano preoccupanti avvisi di corruzione. Ma nessuna indagine appropriata è stata mai condotta negli abusi; nessuno è sotto processo o condannato. Quelle indagini del progetto che hanno pubblicato dati sono stati condotti da corpi che sono ormai sporchi agli occhi di tanti thai per la loro percepita posizione partigiana.
Chi si oppone alla famiglia Shinawatra spesso afferma che i loro governi erano i governi più corrotti di sempre che il paese ha mai avuto. Questo è impossibile da misurare in un paese che è da sempre è preso dalla corruzione ad ogni livello di ufficialità, e dove il sistema della giustizia penale appena funziona.
Ci sono tantissimi esempi di corruzione in vasta scala anche nei governi di altri partiti. Alcuni degli attori chiave del governo attuale sono macchiati già. Quindi se il processo contro Yingluck non era sulla corruzione, perché si è avuto?
Quelli delle magliette gialle che guidarono la protesta contro di lei lo scorso anno furono chiari nel loro desiderio di vedere gli Shinawatra e i loro partiti eliminati dalla politica. Alcuni di loro ora siedono nella NLA.
Ma i militari hanno preso un punto di vista più sofisticato, presentandosi come mediatori tra due parti. I comandanti regionali dell’esercito tennero persino incontri di riconciliazione tra i due schieramenti e fecero una campagna di “ridare la felicità al popolo”, completa di soldati che cantavano e di ballerine.
Dopo otto mesi, Prayuth annaspa. L’economia che promise di ravvivare quando ha assunto le posizioni chiavi come la presidenza della Board of Investment, si muove appena. Ci sono stati segni anche di lotte intestine tra differenti fazioni di militari. I dibattiti sulla nuova costituzione sono stati finora accalorati e inconcludenti.
Il governo è diventato vulnerabile alle critiche, non da parte delle magliette rosse, che si è tenuto calmo, ma da parte delle magliette gialle, che aveva inizialmente salutato il golpe ma ora teme di essere esclusi dal ridisegno delle istituzioni politiche del paese.
Ci sono state delle critiche feroci da parte di politici e commentatori del lato realista sulla scialba prestazione dei militari, ma anche di rumori di un possibile accordo tra militari e Thaksin.
Questa critica feroce potrebbe essere stata incoraggiata da figure potenti vicine al potere monarchico. E’ quindi probabile che il generale Prayuth abbia deciso di buttarsi dentro con loro per portarseli alle spalle.
Yingluck, che ha detto pochissimo in pubblico dopo il golpe, è uscita fuori con rabbia contro la sua messa sotto accusa denunciando quella che lei chiamava una mossa per distruggere la democrazia e il governo della legge nel paese.
Olltre quello non è chiaro quello che farà. Il suo avvocato già parla di negoziare una possibile amnistia da parte dei militari. Il che dice che non si offrirà come martire politica per il movimento. Finora ci sono pochi segni di una persona chiunque da parte delle magliette rosse che protesta contro la messa sotto accusa.
La legge marziale è ancora in piedi e i militari si muoveranno velocemente a per reprimere ogni atto di sfida. Ma i capi del movimento dovranno decidere quale sarà la strategia da ora in poi, se stringersi attorno a Yingluck, seguendo le indicazioni ella sua famiglia o se intraprendere un nuovo corso.
Il movimento delle magliette rosse è cambiato molto sin dalla sua nascita nel 2008. E’ costituito di centinaia di reti locali, nel cuore del nord e del nordest, ma anche nei più poveri distretti di Bangkok. Attraverso di loro tanti thai in queste aree si sono più intensamente politicizzati per la prima volta, con un forte senso di quello che le elezioni e i governi centrali possono dare loro.
Molti dei loro attivisti non sono particolarmente fedeli alla famiglia Shinawatra e alcuni credono che il movimento ha bisogno di tagliare il cordone ombelicale da loro. Ci sono elementi radicali nel movimento che chiedono una scossa intera della gerarchia tradizionale della Thailandia.
Non sono tempi adatti ad esperimenti politici sotto un governo militare conservatore che va a a tentoni e che è interessato essenzialmente alla gestione della successione reale. Ma starsene bassi e attendere semplicemente di vincere le prossime elezioni non è più una strategia valida.
Jonathan HEAD, BBC