La morte del padre di Singapore Lee Kuan Yew e suo fondatore è stata celebrata tantissimo dalla gente di Singapore e dai media internazionali. In tanti hanno cantato le lodi del fondatore della città stato che avrebbe portato Singapore da colonia britannica arretrata a stato del primo mondo con il PIL più alto.
Ma con troppi riflettori non si devono nascondere le ombre vere.
A tentare di mostrare in questo momento di trapasso le ombre di questa città stato ci ha pensato, nel suo modo dissacrante e impertinente, un ragazzino di 16 anni, Amos Yee, studente, che ha pubblicato su Youtube un suo discorso profondamente irriverente nei confronti del premier, della sua celebrata onestà e della cristianità. Il titolo è “Lee Kuan Yew finalmente è morto”
Sono atti che non sono mai stati condonati dal Padre Fondatore a nessuno. Chi osa parlare contro è ridotto alla fame o al carcere o all’esilio. C’è da scegliere. La sua vera eredità è che il condono o il perdono non devono mai fare parte della genetica della città stato.
Amos Yee è stato arrestato con tre accuse diverse ed è stato rilasciato su cauzione di 14 mila euro. L’accusa è di aver la “delibera intenzione di ferire i sentimenti razziali o religiosi di una persona”, di aver insultato ripetutamente il Patriarca dello stato e di aver usato linguaggio osceno e violento.
“Lee Kuan Yew era una persona orribile, poiché tutti se la fanno sotto, tutti hanno paura di finire nei guai se dicono qualcosa del genere” è una delle frasi iniziali di Amos Yee.
Dopo aver messo a paragone Lee con Gesù “entrambi avidi di potere e maliziosi ma riescono a far pensare di essere compassionevoli e gentili”, Amos dice: “Stanno accumulando un sacco di soldi (la famiglia Lee) Perché non li spendono a favore della gente? Perché non lo fanno?” Si tenga conto che il premier più pagato al mondo è proprio il premier di Singapore. Ed ancora: “… Gran parte della gente di Singapore lotta per sopravvivere. Siamo una delle nazioni più ricche al mondo ed abbiamo una delle diseguaglianze maggiori”.
E le mostra alcune cifre sullo stato di Singapore che, benché abbia il PIL più alto, ha la spesa sanitaria e quella per l’istruzione più basse tra i paesi del primo mondo, nonostante una tassazione alquanto alta. Di qui la domanda: dove vanno a finire questi soldi, visto che non vanno al welfare?
In tribunale, prima del rilascio, al ragazzo è stato comandato di non postare più nulla sulla rete fino a quando non sarà fatto il processo. Il padre, portandoselo via mano a mano, ha detto alla stampa di essere profondamente dispiaciuto per quanto fatto da suo figlio.
La cattiva eredità democratica che il padre di Singapore ha dato al mondo, Marcus Gee
Le lodi per Le Kuan Yew, morto lunedì all’età di 91 anni, giungono da tutto il mondo. Quasi tutti sono d’accordo si quello che ha fatto meravigliosamente per il suo paese, trasformando Singapore da un porto coloniale di seconda mano ad una dinamo economica nel corso di una generazione. Quello che ha fatto per il mondo è meno degno di ammirazione.
Il contributo principale del padre di Singapore fu di legittimare l’idea che si può avere progresso senza democrazia, almeno quella con una opposizione robusta, di una stampa critica e di cambiamenti di governo. Lee fu il primo ministro della sua città stato per 31 anni di seguito tollerando pochissimo il dissenso. Suo figlio Lee Hsien Loong è il primo ministro attuale, sebbene sia considerato bravo e capace di suo. Il loro partito PAP mantiene il potere dal 1959.
“L’esuberanza della democrazia porta a condizioni indisciplinate e disordinate che sono nemiche dello sviluppo” disse Lee padre una volta.
Applaudirono gli uomini forti nel mondo. Gli sceicchi del Golfo lo celebrarono. Putin era un suo fan. Vari capi di stato cinesi cercavano il suo consiglio. Se era riuscito a far alzare il suo paese alla ricchezza senza il casino e i fastidi della politica della democrazia, perché non possono farlo loro?
Talvolta persino le democrazie occidentali si domandavano se non avesse ragione quando disse che l’individualismo rampante e la irascibile politica particolare degli interessi non li trattenesse.
Il tipo di leader che personificava Lee, austero, paterno, dalla spalla dritta, dalle capacità visionarie, un buon pastore per il suo gregge, ha un grande fascino persino nell’era democratica. Se un capo così può fare del bene, dicono molti, allora chi se ne importa della stampa libera o dell’opposizione critica?
Il problema è che il mondo ne produce pochi di capi così. Lee era unico, un uomo forte incorruttibile che mise davvero il paese al di sopra dei suoi guadagni personali. “Il modello Singapore” è un prodotto diretto della sua personalità. E’ difficile pensare ad un paese che porta così marcatamente l’impronta del suo capo.
Avvocato brillante laureatosi a Londra, Lee guidò Singapore all’indipendenza e si mise al lavoro per rifarla a propria immagine: dura, disciplinata, pragmatica, indipendente. Quando era primo ministro i suoi burocrati e ministri sembravano tutti dei piccoli Lee con il loro accento di Singapore e le loro espressioni senza senso del “come facciamo le cose qui”.
Lee aprì il paese al commercio e all’investimento esteri ma mantenne il controllo della politica, tenendo a bada i media e la piccola opposizione intimorita. Non lo si nega affatto: la formula ha funzionato. Per decenni Singapore segnava una crescita da 7% annuo superando alla fine il suo padrone la Gran Bretagna per entrate procapite. Il suo sistema di trasporto è esteso, le strade immacolate, le sue scuole le migliori, i suoi parchi bellissimi.
Singapore non è proprio uno stato totalitario sebbene si possa essere fustigati per vandalismo o essere impiccato per traffico di droga. Si tengono elezioni libere. Il partito al governo ha persino perso qualche punto nelle ultime elezioni nel 2011. Pulita, verde e forse un po’ noiosa, Singapore è l’emblema di quello che si definisce un totalitarismo soffice.
Ma la formula non avrebbe funzionato senza un ingrediente essenziale, lo stesso Lee. Si guardino i paesi intorno. Il Suharto indonesiano di fianco lo incensava come un padre benevolente della nazione ed il suo regime cadde sotto il peso della propria corruzione nel 1998. Qualcosa del genere accadde al suo simile Ferdinando Marcos delle Filippine nel 1986.
Senza il controllo dell’opposizione, lo scrutinio dei media e la minaccia di essere mandato a casa dagli elettori, gran parte dei capi scendono lungo la scala che va verso la corruzione e la brutalità. Non era nel carattere di Lee, non nelle virtù del modello Singapore.
Quello che si definisce una dittatura benevola è di solito un falso. La guida collettiva della Cina ha innalzato gli standard di vita, ma ad un prezzo di una enorme corruzione e della distruzione ambientale. Il governo a petto nudo di Putin si sta trasformando in nazionalismo aggressivo.
Gran parte dei dittatori non fanno giungere i treni in orario. I governi autoritari, che non sono affatto modelli di efficienza, sono disastrosamente inefficienti, colpiti dalla corruzione e, senza meccanismi di un trasferimento ordinato di poteri da un capo al successivo, possono crollare improvvisamente.
Il governo di Lee fu l’eccezione alla regola. Il suo successo, triste a dirsi, non è trasferibile. Ha lavorato su una tela piccola: una nazione isola di 5,5 milioni di persone.
Per modelli migliori di sviluppo si guardi ad altre storie di successo in Asia. Taiwan e la Corea del Sud si sono affrancate dall’autoritarismo a democrazie complete senza sacrificare nulla del proprio dinamismo economico.
Quindi celebriamo certamente Lee Kuan Yew. Merita quello che sta ricevendo per quello che ha fatto per il suo paese come una improbabile storia di successo. Ma non si pretenda che sia un modello. Il governo dell’uomo forte senza una responsabilità davvero democratica porta di solito al fallimento.
Marcus Gee, Globeandmail.com