Il 30 marzo il governo birmano e un gruppo di 16 gruppi etnici di minoranza hanno sottoscritto una bozza di accordo per un “cessate il fuoco a livello nazionale” per porre fine a decenni di conflitti etnici nelle zone settentrionali del paese.
Ma anche mentre si raggiunge l’accordo, due gruppi armati MNDAA ed il gruppo Kachin KIA si scontravano apertamente con i militari birmani. Gli scontri nel Kokang e nel Kachin hanno portato a centinaia di morti e ad oltre 100 mila sfollati.
Se si considera la potenzialità che i militari usino i conflitti riaccesi come pretesto o per ritornare sui passi della riforma o per porre fine ad esso, sembra strano che gruppi di minoranza cerchino maggior autonomia e aiuto per le violazioni di diritti umani per accendere la violenza in un momento del genere. Ma la loro logica si chiarisce quando si comprende quello che in genere non è molto esaminato nei conflitti etnici: la competizione da parte dei ribelli e i militari birmani sul controllo di risorse minerarie e industrie illecite.
Rubini, giada, legname prezioso e papavero
Gli studiosi hanno indicato la competizione ed il controllo sull’estrazione di risorse naturali, quali minerali, metalli e legname prezioso, i fattori che conducono ad un peggioramento e allungamento della guerra. Risorse minerarie di valore danno incentivo alla formazione di gruppi armati non statali ed estendono la durata dei conflitti fornendo una fonte relativamente facile di entrate che i gruppi usano per acquistare equipaggiamento militare e reclutare combattenti.
Le aree controllate dai gruppi di minoranza o loro residenza storica, sono ricche di legname pregiato, di rubini e giada. Sono risorse estremamente ricercate e facile da controllare ed esportare per un gruppo armato.
Il KIA ed altri gruppi armati al confine con la Cina hanno beneficiato a lungo dallo sfruttamento delle foreste di Teak birmane come pure di altro legname di valore che sono raccolte e smerciate in Cina. Un rapporto di Forest Trends ha scoperto che la stragrande maggioranza delle importazioni di di legname cinese dalla Birmania sono illegali. In modo simile rubini ed altre gemme delle aree delle minoranze etniche prendono la via del mercato globale dopo essere contrabbandati alla frontiera.
Inoltre, le strategie militari di molti gruppi armati sembrano essere fortemente influenzate dal desiderio di mantenere ed espandere il controllo sulle risorse naturali. Dopo la ripresa delle grandi ostilità tra KIA e militari birmani nel 2011, il KIA, che era stata ridimensionata dalle offensive delle forze governative meglio equipaggiate, lanciò in modo sorprendente una propria forte offensiva. L’obiettivo? Hpakant, una delle zone più ricche di centri minerari di giada.
La grande produzione di droga in Birmania serve anche come una fonte da sfruttare di entrate per gruppi armati non statali. Vari gruppi potenti gestiscono le operazioni in grande scala delle produzioni delle anfetamine, oltre a controllare la produzione di papaveri da oppio per la produzione di eroina. Queste poi sono smerciate in Cina e Thailandia per rifornire la crescente domanda nella regione. Il recente scoppio del conflitto nel Kokang potrebbe essere un tentativo del MNDAA di riprendere il controllo sulle entrate del commercio della droga.
Un percorso alternativo?
Se si considerano la natura senza fine di questi conflitti decennali, le opzioni per la risoluzione sembrano essere limitate. La risoluzione militare attraverso un incremento della violenza è sia deplorevole da un punto di vista normativo e praticamente improbabile. E’ possibile allora che misure non violente cambino gli incentivi dei gruppi armati in modo che prendere il controllo delle risorse minerarie e industrie illecite siano meno importanti come mezzo di sopravvivenza? Ci sono varie opzioni.
Primo, il governo birmano e i paesi internazionali potrebbero reprimere le esportazioni illecite. Questo approccio potrebbe rivelarsi difficile da applicare perché le frontiere rugose sono difficili da monitorare. Inoltre la cooperazione locale delle comunità e dei governi locali di entrambe le parti sulla frontiera che ci guadagnano dal contrabbando sono improbabili. Militari di alto grado e rappresentanti governativi sono tra quelli che approfittano di più dal contrabbando al di fuori delle aree di minoranza etnica.
Alternativamente, un accordo di pace di lungo termine ed un accordo politico, che pongano il controllo delle entrate dalle risorse estrattive nelle mani dei governi locali diretti da rappresentanze delle minoranze etniche, potrebbero eliminare alcune delle motivazioni potenti che alimentano il conflitto. Appaiono tenui anche le prospettive di un accordo di lungo termine. I militari hanno dimostrato la loro volontà a minare o ignorare gli accordi quando sono in conflitto con i loro interessi. In modo simile i gruppi etnici non avranno fiducia sufficiente per fidarsi che lo stato accetti questo piano, se dovesse richiedere di deporre le proprie armi.
Forse l’opzione più fattibile nel medio lungo termine sono programmi di sviluppo che hanno obiettivo di diversificazione delle economie locali, riducendo il peso delle risorse estrattive e le industrie illecite per la sopravvivenza delle comunità etniche. Con la diminuzione del peso economico delle risorse estrattive diminuiranno gli incentivi delle comunità a sostenere conflitti armati intesi a mantenere il controllo di queste industrie.
Questo approccio ha le sue proprie problematiche. E’ difficile sapere se lo stato birmano e i militari abbiano l’acume di permettere tali programmi di sviluppo nelle regioni tenute dai ribelli. Nell’attuale forma di governo sembra improbabile, ma se continua la liberalizzazione, forse diventerà più possibile. Inoltre quelli che comandano le strutture dei gruppi armati traggono beneficio dalla situazione attuale. Questo approccio dipende quindi dalla capacità di erodere dal basso il sostegno per la continuazione di conflitti guidati dalle risorse, minando gradualmente il vantaggio economico comparativo sia per i civili che i membri dei gruppi armati a continuare il conflitto.
La ripresa del conflitto ci dovrebbe ricordare che fin quando gli incentivi a controllare risorse naturali sfruttabili e industrie illecite sono maggiori degli incentivi a creare stabilità, c’è poca speranza per una pace duratura in Birmania. Il progresso sostenibile è possibile, ma solo se le strutture economiche sottostanti dei gruppi di minoranza sono modificate dalla diversificazione delle economie locali se il governo continua nel suo processo di apertura. Benché questo non sia una panacea per il conflitto, potrebbe iniziare a cambiare le circostanze economiche che portano ad una pace più duratura.
Jay Benson, TheDiplomat
BIRMANIA: Si vendono risorse naturali e si comprano armi
Il governo birmano spenderà quasi il 24% del suo budget solo per la difesa, mentre la sanità assorbirà 1,3%, circa 110 milioni di dollari contro i 2 miliardi dedicati alle armi. Alla giunta saranno allocati 22 milioni di dollari. Il valore totale della finanziaria birmana è di 8,45 miliardi di dollari.
Questa allocazione è stata decisa il 27 gennaio, cioè alcuni giorni prima che ufficialmente si riuniva il nuovo parlamento eletto dalle ultime elezioni, e non necessita dell’approvazione del parlamento per entrare in vigore il 1 aprile.
Mentre il settore energia riceverà 11 miliardi di dollari, la seconda allocazione più ricca costituendo circa il 13% del budget, alla scuola vengono assegnati 349 milioni, circa il 4% del budget.
In una nazione ricca di risorse naturali avidamente accaparrate dai suoi vicini più ricchi, come Thailandia, Singapore, Cina ed India oltre che molte nazioni europee, gli investimenti nel settore sanitario sono tra i più bassi al mondo rendendo la nazione, specie nelle aree di frontiera ed etniche, fortemente vulnerabile alla tubercolosi resistente agli antibiotici, alla malaria, alla aviaria e all’AIDS, pericolose non solo per la Birmania ma anche per tutte le nazioni dell’area e del mondo intero.
Il valore delle esportazioni di risorse naturali (gas e giada) sono state valutate dell’ordine dei 5,5 miliardi di dollari mentre le importazioni si aggiravano attorno ai 3,3 miliardi.
Di questi soldi il settore sanitario e la scuola hanno visto pochissimo, mentre a far da padrone è stata sempre la difesa con un esercito di 400 mila persone di cui 70 mila sono i bambini soldato facendo della Birmania la nazione che ha più bambini al mondo nell’esercito.
Sono circa 1,5 milioni i rifugiati che hanno abbandonato la Birmania verso le nazioni confinanti o che si sono nascosti nelle zone di giungla per sfuggire alla guerra.
A Marzo la Birmania riceverà il primo dei 20 Mig29 ordinati alla Russia per un costo di 533 milioni di dollari. la Russia fornirà anche i simulatori, l’addestramento dei piloti e parti di ricambio, mentre si fanno sempre più stretti i legami tra Birmania e Corea del Nord per la produzione di missili balistici che porrebbero la Birmania leggermente al di sopra degli altri paesi dell’area, in termini di armamenti. (marzo 2011)