L’attivista, che aveva ricevuto già la nuova identità femminile dopo l’operazione chirurgica, era stata arrestata insieme ad un’altra attivista Tatchapong Kedum. Ad entrambi è stata contestata la loro partecipazione alle celebrazioni del golpe del 2014.
In seguito è stata concessa loro la cauzione. Ma il peggio è stato compiuto.
In precedenza l’associazione Thai Lawyer for Human Rights, TLHR, ha espresso la propria preoccupazione che Natchacha avrebbe potuto subire molestie sessuali nel suo invio in un carcere maschile anche dopo la chirurgia a cui si era sottoposta.
L’attivista era stata prelevata dall’ospedale da militari in borghese e portata in carcere dove è stata sottoposta a visita medica da un personale interamente maschile con tutto il personale maschile che avrebbe assistito all’esame medico.
Gli stessi carcerati presenti avrebbero fatti commenti inaccettabili che la militante ha vissuto come molestie sessuali vere e proprie.
Al momento della decisione della corte marziale, Natchacha ha chiesto ai giudici militari di poter essere inviata ad una prigione femminile poiché è una transdonna. Il tribunale ha rigettato la richiesta in quanto secondo la legge è ancora un maschio e non c’è legge che stabilisce che le transdonne sono appunto donne.
E’ stato denunciato che la decisione della corte è contraria ai Principi di Yogyakarta sull’applicazione della legge dei diritti umani e sull’identità di genere che stabilisce che la dignità e i diritti dei LGBT devono essere protetti durante la custodia. Lo ha detto la Coalition on Democracy and SOGIE Rights. “Nei casi in cui si hanno persone LGBT in prigione, devono essere protetti in accordo con le loro identificazioni sessuali e di genere e che in nessuna circostanza una transdonna deve subire una indagine medica fatta da personale maschile della prigione”.
La transdonna in precedenza aveva già subito altre minacce di violenza carnale da ufficiali militari in abiti civili incaricati di seguirla.
Un regime insicuro che usa una logica contorta per mettere in gabbia gli studenti
Qualunque regime che arresta studenti che si radunano pacificamente per chiedere la libertà e la democrazia deve essere terribilmente insicuro.
Il NCPO ha posto dietro le sbarre 14 studenti universitari che rappresentano il movimento della Nuova Democrazia. Questi giovani potrebbero avere 17 anni di prigione per aver presumibilmente violato il divieto della NCPO a radunarsi in più di quattro persone e a commettere il reato di sedizione.
Tre giorni dopo il loro arresto, decine di persone si sono radunate per mostrare la solidarietà al generale Prayuth che è anche capo del NCPO, offrendogli fiori e invitandolo a stare al potere per altri tre anni.
Chiaramente a queste adunanze di chi mostra la soddisfazione per il governo militare non si applicano i divieti del NCPO. Ora la lotta non è solo contro la dittatura militare ma anche contro l’ipocrisia e la logica contorta della giunta militare.
Prendiamo in considerazione i seguenti punti.
Proprio chi ha strappato la costituzione, la legge più alta dello stato, e ha fatto un golpe è chi richiama gli altri a obbedire alla legge.
Poi questa stessa gente afferma di lavorare verso la democrazia, limitando però allo stesso tempo e criminalizzando qualunque forma di dissenso contro di loro e il loro regime.
Poi i loro sostenitori alzano la voce per gli studenti a cui non viene impedito di sfidare ed opporsi al governo militare, seppure non ci sia una parola sulla decisione di arrestare e detenere manifestanti pacifici.
Ora il NCPO si trova di fronte ad una interessante situazione di imbarazzo. Afferma di essersi instaurata per riportare la democrazia eppure finora non è riuscita e ha provato che la sua sicurezza non si basa sulla legittimità ma attraverso l’illusione del consenso pubblico ottenuto dalla repressione di punti di vista opposti.
Alcuni hanno già espresso sostegno per gli studenti con le notti di veglia e chiedono il rilascio immediato e senza condizioni dei 14 studenti arrestati. Inoltre si dice che tanta gente odia la famiglia Shinawatra così tanto da prendere posizione contro il regime di Prayuth.
Molti hanno detto di credere che gli studenti siano manipolati. Comunque, mentre parlavo con alcuni detenuti, ho compreso che sono solo dei giovani idealisti che devono ancora indurire il proprio cuore nella crudeltà della vita e di anni di ripetute delusioni nel campo della democrazia. La maggioranza di loro non è sposata e non ha figli o prestiti. Sognano una Thailandia democratica, giusta, equa e sentono di avere il diritto di lottare per i propri diritti, qualunque cosa accada.
I 14 studenti che comprendono i 7 studenti dell’università di Khon Kaen del Dao Din e i sette di varie università di Bangkok, credono che sia giunto di prendere posizione. Sono consci che come studenti hanno più capitale sociale ed avranno più simpatia della gente.
Hanno anche capito che talvolta il miglior modo di lottare per la libertà è di perdere la propria.
Non è ancora chiaro ora se la detenzione di questi studenti porterà alla caduta del regine Prayuth. Dopo tutto cosa può fare la corte se i detenuti rifiutano di chiedere la libertà provvisoria? La loro continua carcerazione non servirà da catalizzatore del dissenso?
La gente dice che sono stati arrestati poiché, come dice un proverbio thai, “Hai ucciso un pollo per fissare l’esempio per una scimmia”.
Non si può fare comunque a meno di domandarsi se i poteri attuali hanno dimenticato che siamo evoluti fino a diventare umani lasciandoci dietro le sembianze delle scimmie.
Pravit Rojanaphruk, Nationmultimedia.com