Mentre le Filippine si aspettano un verdetto di vittoria nello storico caso di arbitrato internazionale contro la Cina, un esperto di legge marittima crede che la sentenza avrà parti positive e negative sullo scoglio della giurisdizione.
Jay Batongbacal, docente di legge presso la UP, dice che la sentenza più probabile è che il tribunale arbitrale dell’Aia divida le rivendicazioni nel mare cinese meridionale. Il tribunale poi deciderà su ogni singola richiesta se ha giurisdizione o il potere di portare avanti il processo.
“Considerato che il caso presentato dalle Filippine è alquanto complicato, con reclami che vanno da 13 a 20 a seconda del come li si conta, credo che sia realistico attendersi che almeno il tribunale presenterà una decisione mista affermando la giurisdizione su alcuni ma non su altri.” ha detto Jay Batongbacal a Rappler.com.
Le Filippine faranno delle introduzioni orali dal 7 luglio al 13 per convincere il tribunale a prendere la giurisdizione del suo caso. La giurisdizione è l’ostacolo maggiore di Manila, mentre Pechino afferma in un documento del dicembre 2014 che il tribunale non ha poteri sul caso.
Jay Batongbacal crede sia cruciale per le Filippine vincere la giurisdizione poiché sotto le regole del tribunale, si deve prima risolvere la questione per procedere poi nel merito.
Il caso più favorevole sarebbe che il tribunale abbia completa giurisdizione su tutte le richieste, mentre il caso peggiore, che chiuderebbe il caso, è che i giudizi arbitrali dicano che non hanno giurisdizione in merito.
“Può accadere che si convincano degli argomenti cinesi che le questioni non possano essere separate: la sovranità sulla terra non si può separare dalle caratteristiche fisiche marittime, e perciò i diritti marittimi e la giurisdizione non possono essere decisi se non si analizza la questione della sovranità” ha detto l’esperto.
La Cina afferma che il processo è su chi detiene le isole e le rocce in questione nel mare cinese meridionale. La sovranità territoriale è al di là dello scopo di una Convenzione dell’ONU sulla legge del mare, conosciuta come la costituzione degli oceani.
Per le Filippine il problema è a proposito del mare, non la terra, particolarmente dei diritti secondo l’UNCLOS come il diritto alla pesca e a sfruttare il petrolio e gas entro la sua zona economica esclusiva.
“La difficoltà sta in quella divisione” dice Jay Batongbacal “Poiché convenzionalmente o normalmente ogni volta che si hanno contenziosi di mare nei tribunali internazionali, devono prima accertarsi che ha la sovranità sulle caratteristiche di terra adiacenti prima che si possano muovere verso le acque adiacenti a causa del principio che la terra domina il mare”.
Il fondamento dell’UNCLOS dice che gi stati possono esercitare i propri diritti sulle acque a seconda dalla distanza dalla terra adiacente.
L’esperto concorda col giudice della Corte Suprema Antonio Carpio che se le Filippine superano l’ostacolo della giurisdizione il tribunale cancellerà la controversa carta delle nove linee che è uno degli obiettivi delle Filippine.
La Cina usa questa mappa per reclamare quasi per intero il mare cinese meridionale dove passano ogni anno milioni di miliardi di dollari di scambi commerciali. Il mare è luogo di aree di pesca enormi ed è dotato di vaste riserve di petrolio e gas su cui Vietnam, Malesia, Brunei e Taiowan hanno dei reclami territoriali.
Il grande reclamo di terra della Cina nella zona è un’altra questione che ha posto il paese.
Il docente ha detto che il reclamo di suolo “manomette la prova” poiché pone dubbi se le caratteristiche fisiche all’inizio erano rocce o isole a cui si associano differenti diritti marittimi.
Batongbacal ha detto che il problema è che 3 delle otto situazioni che la Cina ha trasformato in isole artificiali sono al di là della zona economica esclusiva delle Filippine, la zona entro le 200 miglia nautiche le Filippine hanno il diritto di esplorare e ricercare le risorse naturali.
L’UNCLOS permette agli stati di creare isole artificiali nel mare alto o in acque internazionali.
“Sebbene avessimo contestato la loro legalità, se le isole artificiali sono considerate dal tribunale come facenti parte del mare alto allora non ci aiuta poiché la Cina, come ogni altro stato, potrebbe dire che possono creare queste isole in mare aperto. E questo è sotto la teoria di ognuno ed ecco il problema.
Ha aggiunto che le Filippine ha solo la possibilità di contestare la legalità del reclamo in caratteristiche fisiche che sono entro la propria zona economica esclusiva come a Mischief Reef.
“Se riusciamo a convincer il tribunale che le isole artificiali sono dentro la nostra zona economica esclusiva e piattaforma continentale, e che nessuna altra isola o caratteristica può generare questa piattaforma o zona, allora possiamo chiedere al tribunale di dire che sono delle violazioni della legge internazionale poiché sono costruzioni sulla zona economica esclusiva di qualcun altro.”
Al di là della giurisdizione, l’altra sfida per le Filippine è che la Cina segua una possibile sentenza favorevole a Manila. SI attende che la decisione del tribunale giunga per il 2016.
Secondo Jay Batongbacal la strategia politica dell’amministrazione Aquino di gettare vergogna sulla Cina non funziona.
“Se si imbarazza la Cina essa sprofonderà ancor di più nelle loro posizioni come il reclamo di suolo. Ma dissuasione morale, affermazione chiara che queste sono regole che tutti devono seguire, avranno certamente una certa influenza nel lungo termine. Gli stati pongono importanza sulla propria statura e reputazione a livello internazionale.”
Lo studioso ha condiviso le osservazione secondo cui le Filippine si affidano troppo al percorso legale per risolvere la questione di mare. Se l’ammettono o meno, il caso dell’arbitrato domina le relazioni con la Cina dal 2012.
“Abbiamo bisogno di una diversificazione per massimizzare qualunque beneficio possiamo avere da ogni opzione. Questo può includere il negoziato bilaterale se necessario, se sentiamo sia necessario su un’altra questione. Possiamo usare ASEAN, alleanze militari, alleanze bilaterali che dovremmo usare in toto”
Esplorare altre strade è importante poiché ci vorrà oltre un decennio perché sia applicata una decisione della corte. Si vince o si perde sarà fondamentale parlare con la Cina.
“Una decisione ci aiuterà nel futuro a negoziare qualche altra cosa così alla fine si tratta di rafforzare i nostri argomenti e la posizione negoziale”.
Ayee Maracaig, The Rappler