“In questo momento credo sia il momento migliore della nostra relazione specialmente per il mio contatto personale col ministro Wang Yi, una persona educata e piacevole.” ha detto il generale Thanasak nel descrivere le relazioni della Thailandia con la Cina che hanno più di mille anni. “Se fossi una donna, mi innamorerei di sua eccellenza” ha aggiunto Thanasak.
Ci sono tantissime ragioni dietro il rinnovato cameratismo con la Cina. Dal golpe del 2014, la Thailandia si è ritrovata isolata dalla comunità internazionale. Vari governi occidentali hanno imposto sanzioni toste contro il regime militare di Prayuth che si nominò primo ministro.
Mentre l’Europa e l’Australia hanno messo in atto loro misure punitive contro il regime, gli USA si sono spinti oltre rivedendo seriamente la propria cooperazione con la Thailandia.
Washington è sempre stata al centro della politica estera thai e i due paesi sono stati alleati con trattati militari, rafforzati efficacemente da esercitazioni militari Cobra Gold ogni anno. Ma il golpe ha costretto gli USA a declassare questa importante operazione militare.
Allo stesso tempo gli USA hanno anche riclassificato la Thailandia al terzo livello nel suo rapporto TIP, Schiavitù di persone” per il secondo anno di seguito, la quale è ora relegata nella stessa categoria di stati noti per il traffico umano come Siria, Iraq e Corea del Nord.
Di fronte alle sanzioni internazionali, la giunta militare ha ricercato disperatamente nuove fonti di legittimazione per sostenere la propria esistenza. Perciò era parte di questa strategia l’aperto ammiccamento verso la controparte cinese da parte del ministro degli esteri thai. Ma potrebbe diventare più controproducente per la Thailandia e la regione.
Questa confessione di affetto da Thanasak verso Wang di certo causa qualche imbarazzo tra gli altri membri dell’ASEAN le cui relazioni con la Cina sono da tempo affette da sfiducia e sospetto.
Una delle questioni più spinose che forgiano le relazioni tra gli stati dell’ASEAN è stata la questione del Mare Cinese Meridionale. L’avvicinamento verso la Cina potrebbe ulteriormente complicare le richieste territoriali sovrapposte in quelle acque turbolente.
Per anni l’ASEAN non è riuscita a presentare una posizione univoca rispetto alla soluzione del Mare Cinese Meridionale ed un ostacolo principale è stato l’interesse politico differente di alcuni stati membri riguardo al conflitto. Paesi che non hanno territori da reclamare, come Thailandia, Cambogia e Birmania, sono riluttanti a condannare la Cina nella sua posizione aggressiva verso gli altri paesi membri dell’ASEAN che hanno reclamato la sovranità di parti di quelle isole. Quindi il rafforzamento delle relazioni tra Cina e Thailandia potrebbe spostare il bilancio di potere regionale.
Nel frattempo la strategia cinese verso la Thailandia è stata dinamica. I due paesi stabilirono legami diplomatici nel 1975. Per tutta la seconda metà della guerra fredda si sono trovati militarmente allineati contro i comunisti del Vietnam in Indocina. Nell’era seguente le relazioni bilaterali sono rimaste in salute grazie all’assenza di dispute territoriali, le connessioni forti tra la famiglia reale e la guida politica cinese e la comunità cinese ben integrata in Thailandia.
L’accordo di libero commercio sino-thai, il primo accordo tra la Cina ed un paese dell’ASEAN, iniziò il 1° ottobre 2003. La Thailandia ha di conseguenza costruito un’alleanza con la Cina in un modo simile a quanto fatto con gli USA. L’operazione Cobra Gold ha prestato la forma e o scopo all’avvicinamento militare con la Cina. Sin dagli anni 80, la Thailandia ha acquistato armi ed equipaggiamento militare sotto questo accordo a “prezzi di amicizia”.
I legami militari Sino-Thai sono tra i più sviluppati nella regione, giusto dopo quelli della Birmania che è un quasi alleato della Cina. La Thailandia è intenta a bilanciare la sua dipendenza militare e finanziaria con gli USA nutrendo migliori relazioni con la Cina. Sebbene progrediscano negli anni i legami di difesa Sino-Thai sono molto più arretrati qualitativamente e quantitativamente rispetto alle relazioni di sicurezza Thai USA.
Ed ora la Thailandia chiaramente sta scivolando verso le calda braccia della Cina. La maggioranza dei ministri del governo thai e le imprese potenti thai hanno significativi investimenti in Cina. La CP, Charoen Pokphand, una delle maggiori imprese della regione, hanno fatto affari in Cina sin dal 1949. Le attività ta i conglomerati Cinesi e Thai sono condotti con regolarità con visite di scambio e condivisione di informazioni.
La Thailandia ha anche dato il benvenuto al potere dolce della Cina a braccia aperte. Sempre più studenti thai vogliono imparare il mandarino spingendo la Cina a inviare un gran numero di insegnanti di mandarino in Thailandia. Chiaramente la politica estera verso la Cina è stata applicata attraverso una formula vincente basata sulla regola principale di “rispettare la sovranità reciproca”.
Dalla prospettiva della giunta thailandese, l’attuale politica di ammiccamento verso la Cina è solo la sola cosa possibile. Ma in tanti si domandano davvero se la Cina davvero rappresenti una soluzione per la Thailandia in questa particolare congiuntura della sua crisi politica. Per una ragione, diversamente dagli USA, la Cina non riesce a dare una fonte di legittimazione politica alla giunta Thai.
Inoltre il fatto che la Cina voglia cavalcare il regime militare thai potrebbe portare serie danni alla democratizzazione della Thailandia. La Cina ha già fatto un’altra infusione di fiducia tra i militari thai per mantenersi al loro potere nonostante le pressioni internazionali.sino JapanTimes