Dall’altro lato la guerriglia del NPA e la corsa ad accaparrarsi le risorse naturali costringono ad una militarizzazione enorme del territorio in cui spadroneggiano la guerriglia NPA, forze paramilitari, armate private di potenti e Forze armate Filippine, AFP. Delle tante morti che colpiscono quotidianamente questa grande isola meridionale filippina vogliamo solo ricordare Padre Tentorio, la cui morte è da imputare a questo gioco di armate.
L’articolo che segue, a firma di Carlos Condé, giornalista filippino e membro di HRW per le Filippine, ci ricorda ancora questa guerra, del destino di migliaia di persone dislocate che vorrebbero solo vivere nei propri territori ancestrali ed avere una voce senza per questo essere costretti a scappare alle violenze di gruppi paramilitari e delle forze armate filippine.
Un gruppo di 700 lumad si rifugia sul terreno di una chiesa per non essere costretti ad arruolarsi nelle bande paramilitari e combattere NPA o per proteggere grandi progetti minerari che sconvolgeranno la loro comunità. Fanno chiaramente capire al rappresentante dell’ONU per le persone dislocate internamente, Beyani, che il problema sono le bande dell’Alamara e le forze armate filippine, AFP.
Ma il comando di Mindanao Orientale, interessato dalla questione, preferisce distorcere le parole di Beyani e far credere che i 700 Lumad sarebbero possibili vittime del traffico umano di schiavi.
Non bastano le scuse per le Forze Armate Filippine
Chaloka Beyani, rappresentante speciale per l’ONU sulle persone dislocate internamente, ebbe dure parole per le forze armate filippine, AFP.
Beyani, che indagava le vicissitudini di centinaia di membri delle comunità etniche di minoranza Lumad dislocate internamente, ha attaccato duramente le forze armate filippine perché gli avevano attribuito una affermazione della situazione che era “errata, inaccettabile e una grave distorsione del punto di vista” del rappresentante speciale.
Beyani si trovava nelle Filippine dal 21 al 31 luglio 2015 su invito del governo.
Le forze armate filippine accusavano Beyani che avrebbe dichiarato che i 700 lumad rifugiatisi sul terreno di una chiesa a Davao erano vittime “di traffico umano. Bayani ha detto di esser rimasto esterrefatto da come le forze armate filippine abbiano così male interpretato le sue considerazioni.
“Le popolazioni indigene che avevo intervistato mi informavano che si erano spostati a questo posto liberamente e in risposta alla militarizzazione delle loro terre e territori e al reclutamento forzato in gruppi paramilitari che operavano sotto la guida delle forze armate filippine” aveva detto Bayani in una affermazione.
Questo fa vedere il profondo gap tra la retorica delle forze armate filippine sulla questione dei diritti umani e la realtà ben più violenta.
Le forze armate filippine hanno nei loro armadi lunghi resoconti che provano a di ostrare di essere un corpo che rispetta i diritti mentre ignora i gravi abusi dentro le proprie fila. Quelli sforzi che includono le operazioni dell’Ufficio dei diritti umani delle Forze Armate Filippine, stendono un velo di preoccupazione sugli abusi dei diritti per nascondere gli abusi dei militari che attivisti e rappresentanti dell’ONU come Beyani denunciano sempre.
Un portavoce per il comando militare di Mindanao Orientale si è scusato e si è dimesso sul fiasco delle dichiarazioni di Beyani.
Ma le Forze armate filippine devono rispondere a Beyani e alla popolazione filippina non solo chiedere scusa. Questo episodio illumina il bisogno urgente che il capo delle Forze armate filippine Iriberri affronti il marcio dentro le proprie fila e affronti seriamente gli abusi di diritti umani.
Un luogo importante da guardare sarebbe una indagine completa e trasparente nel ruolo giocato dalle forze militari e paramilitari nel dislocamento della popolazione specie i gruppi etnici di minoranza nelle zone di conflitto di Mindanao.
Carlos Condè, Giornalista e ricercatore di Human Rights Watch, Interaksion