Gran parte delle ragazzine nella prostituzione minorile in Birmania giunge nelle grandi città commerciali per difficoltà familiari e mancanza di un lavoro decente nelle campagne
La sedicenne Wut Yee, lasciata sola a casa col suo fratellino, parve sollevata quando finalmente tornò a casa la madre esausta dopo che era scomparsa per una settimana, ma era un sentimento destinato ad esaurirsi presto.
Sua madre aveva due notizie devastanti per lei. Da quando suo marito l’aveva lasciata per risposarsi, aveva lavorato nella prostituzione per fare un po’ di soldi ed aveva appena accettato di vendere la sua verginità per 3000 dollari ad un uomo di affari.
Wut Yee dovette abbandonare la scuola per gestire la casa e badare al fratello, non aveva altre fonti di entrate. Il denaro era sempre poco. Il monsone era in arrivo ed il tetto di paglia della loro capanna nella cittadina di Hlaing That Yar vicino Yangoon aveva urgente bisogno di essere riparato. Poi le tasse per la scuola del fratello ed i vecchi debiti da ripagare.
“Mia madre ha detto di aver già preso il denaro e sentiva il dolore perché non l’ho mai fatto prima. E’ andata ad una clinica privata per avere un anestetico. Piansi per tutta la notte” diceva Wut Yee ricordando gli eventi della notte di due anni prima.
“La mattina dopo dovetti seguire quell’uomo dopo che il dottore mi iniettò l’anestetico. Mi portò con la sua macchina in una casa della periferia dove passai tutto il giorno con lui. Non avevo dolori quando mi rimandò indietro a casa la sera a causa della medicina, ma non riuscivo a camminare bene” ricorda la piccola ragazza.
Presto Wut Yee si trovò a lavorare in una salone di massaggi che fa anche da bordello vicino al mercato di Na Yint Naung, uno dei posti più affollati di Yangoon. Dopo due mesi smise di lavorare per diaaccordo con le altre e per lo sfruttamento del padrone, e decise di lavorare da sola per le strade, seguendo spesso uomini che avevano il doppio della sua età in stanze di qualche hotel sporco.
Poiché la prostituzione minorile e non è vietata in Birmania, non si riesce a sapere quante ragazzine minori come Wut Yee lavorano a Yangoon, la città più grande del paese con oltre 5 milioni di abitanti. Questo giornale ne ha trovato una dopo averne intervistato una decina, ma non è poco comune trovare ragazzine nel commercio.
Chi lavora nel settore degli aiuti dice che la cosa potrebbe peggiorare se le autorità ignorano il problema mentre il paese si apre dopo un secolo di isolamento di governo militare. La stessa riabilitazione e il sostegno sono più importanti delle misure punitive.
“E’ una questione direttamente legata alla povertà” dice Sid Naing, direttore di Marie Stopes International Myanmar che gestisce programmi di educazione sanitaria e di sostegno. “La Prostituzione minorile esiste da un po’ e quindi è bene che le autorità non ne neghino l’esistenza. Il numero altrimenti potrebbe crescere. E’ ugualmente importante che la società non li critichi ma comprenda il perché è accaduto e li aiuti a tornare sul percorso giusto”.
“In un momento in cui si dice che il lavoro minorile non è accettabile usare dei bambini per sesso dovrebbe essere totalmente al di là di ogni limite.”
Il mercato delle ragazzine per la prostituzione minorile è alimentato in parte dalla superstizione che dormire con le vergini ha benefici alla salute, come allungarne la vita e curare il virus HIV, dice Sid Naing.
Gran parte delle ragazzine giungono nelle grandi città commerciali per una combinazione di difficoltà familiari e mancanza di opportunità di un lavoro ben pagato nelle campagne, dice Thu Zar Win della rete di Sex Worker in Myanmar.
“Gran parte di loro entra nel mercato poiché i genitori o i loro tutori ne hanno venduto la verginità” dice la donna. “In gran parte dei casi loro vedono pochissimo denaro perché intermediari e protettori si dividono la gran parte del denaro”.
Secondo le cifre dell’ONU e del governo del 2013, si stimano che almeno da 40 mila a 80 mila donne tra 15 e 49 anni sono nel campo del sesso a pagamento, 0.45% delle donne birmane.
Poh Poh, una ragazza di 21 anni, dice che la maggioranza delle ragazze diventate prostitute attraverso il mercato della verginità si trovano davanti a varie difficoltà nel lasciare quel mondo. Molte tendono a lavorare in bordelli mascherati come saloni di estetiste o di massaggi, perché danno una protezione migliore del farlo per strada.
“Ho anche paura di battere il marciapiede” dice Poh Poh madre sola che divenne una prostituta un anno fa dopo che suo marito la lasciò.
L’arresto e la condanna delle ragazze non fermerà la prostituzione, dice Sid Naing: “Non voglio dire nulla se questo lavoro dovrebbe essere legalizzato o meno. Quello che posso fare è accettare la realtà che esistono e aiutarli perché non trovino maggiore sofferenza.”
La legge attuale che governa la prostituzione del 1949 limita l’accesso dei lavoratori del sesso al sistema di salute e li rende vulnerabili alle minacce e violenze da parte della polizia.
Secondo la legge è vietato l’adescamento, il favoreggiare la prostituzione, costringere o spingere una donna nel campo ed operare o gestire un bordello.
La legge fu emendata nel 1998 con sentenze più dure da uno a tre anni di carcere e per dare la definizione di cosa costituisce un bordello “qualunque casa, costruzione, stanza, ogni genere di veicolo, nave o aereo abitualmente usato allo scopo della prostituzione o usato con riferimento ad ogni genere di affari per lo scopo della prostituzione”.
Dall’inizio della riforma politica birmana, i parlamentari di opposizione e gli attivisti hanno domandato una riforma della legge. Sandar Min della NLD ha fatto una proposta in parlamento nel 2013 per chiedere la decriminalizzazione della prostituzione m è stata rigettata. Taw Win Khayay della rete delle lavoratrici del sesso chiede una analisi e riscrittura della legge.
A luglio i media locali riportavano che un comitato parlamentare propose un emendamento che rendeva punibile chi procurava sesso con un anno di prigione e lavoro duro oltre una multa. Proponeva un articolo in cui si parlava di riabilitazione delle prostitute attraverso la scuola.
La legge del 1949 non permette l’arresto e la detenzione dei clienti delle prostitute e la polizia li può solo fare una ramanzina, dice il sindaco Thi Thi Myint della polizia di Yangoon.
Dei 1772 reati legati alla prostituzione del 2014 pochissimi sono i casi di lavoratrici del sesso minorenni dice la poliziotta.
“Se arrestiamo lavoratrici minorenni non li mandiamo in prigione. Li mandiamo in scuole di rieducazione insegnando loro lavori manuali e conoscenze generali che li aiuti a lasciare il lavoro.”
Chi lavora nell’aiuto dice che la prostituzione minorile non è solo cattiva sotto il profilo morale ma anche pericolosa per il corpo. Gli organi sessuali non sviluppati sono più facili alle ferite e più vulnerabili alle malattie sessuali, dice Sid Naing. Inoltre hanno meno conoscenze per proteggersi specie in un paese dove la prevalenza dell’HIV è alta.
Un rapporto del UNAIDS del 2014 stimava che ci sono 189 mila persone che vivono con HIV in Birmania e che il 23% delle infezioni registrate a Yangoon e Mandalay lo si ha tra le prostitute.
Secondo Thu Zar Win non esiste virtualmente educazione sessuale per i giovani. “Non sono solo le prostitute minorenni che mancano di conoscenze. Anche i giovani che devono essere messi in guardia rispetto a tutte le malattie trasmissibili sessualmente, non solo HIV.”
“Genitori e gestori di affari hanno bisogno di proteggere i bambini che si sono prostituiti per varie ragioni. Sono entrati in questo giro perché sfruttati” dice la donna.
Wut Yee non ha mai avuto un’educazione sessuale. Guadagnava 30 dollari al giorno in un paese dove secondo un rapporto dell’ONU dello scorso anno, il 43% degli adulti vive con meno di 2 dollari al giorno.
“Ero felice di quanto riuscivo a guadagnare, ma ero terrificata dalla salute di mia madre che si deteriorava. Scoprimmo alla fine dell’anno che aveva preso HIV. Era cosciente della possibilità di infettarsi del virus per il lavoro che faceva, ma ebbi tanta paura quando accadde”.
Senza un diploma di scuola superiore le opportunità per Wut Yee erano scarse. Ma decise di lasciare la prostituzione per un lavoro meno pagato in un supermercato in un punto vendita di telefonini a Yangoon.
Si sforza molto di spiegare ai vari compratori i modelli, le marche ed i prezzi. Lavora appena da due mesi e ha difficoltà nel comprendere i termini tecnici eppure è determinata ad andare avanti.
“Guadagno solo 80 dollari al mese ma mi sento più sicura” dice. Si domanda sempre se dovrebbe tornare alla prostituzione anche se temporaneamente, per risolvere i problemi economici della famiglia. Sua madre ora è un’ambulante e riceve le cure da un’agenzia di aiuto, ed è contraria all’idea. Ora provano a farcela con le piccole entrate mentre suo fratello va a scuola.
Wut Yee spera che un giorno troverà suo marito con cui essere onesta rispetto al proprio passato. Per ora cosciente della profonda discriminazione verso le lavoratrici del sesso in una società fortemente conservatrice non si affida al caso. Nessuno dei suoi colleghi sa del suo passato.
“Non voglio accusare mia madre per quello che mi è accaduto. Mi sposerò un giorno e penso solo ad assicurare alle mie figlie di non dover sostenere lo stesso destino” aggiunge Wut Yee.
Htet Khaung Linn myanmar-now.org