L’organizzazione che raccoglie sei fazioni separatiste del profondo meridione thailandese, MARA Patani, ha deciso di incontrare la stampa ed i media. E’ il primo incontro da parte dei separatisti con giornalisti selezionati della stampa e dei media thai e malese d quando è cominciata l’insorgenza nel gennaio 2004.
Ci sono state foto e presentazioni come pure domande e risposte sul processo di pace attuale, sulle richieste dei gruppi separatisti, sul peso reale di questa rete sull’insorgenza reale.
E’ stato un incontro cercato da MARA Patani, Majlis Syura Patani, stesso e promosso dal facilitatore malese a cui hanno partecipato i sette membri principali. Essi sono Awang Jabat, Ahmad Chuwo, and Sukri Haree del Barisan Revolusi Nasional (BRN), Ariee Muktar del Patani Liberation Organization (PULO), Abu Ah Gim Hassan del Pertubuhan Pembebasan Patani Bersatu (PULO-DSPP), Abu Hafez Al-Hakim del Barisan Islam Perbersasan Patani (BIPP) e Abu Yasin del Gerekan Mujahidin Islam Patani (GMIP).
Di questi Awang Jabat è il presidente del MARA Patani, mentre Sukri Haree è il capo della delegazione del MARA Patani.
Lo scopo della conferenza stampa per Awang Jabat era di informare i media in modo corretto sulle loro buone intenzioni rispetto alla pace per Patani. Importante, secondo Jabat, che i media mettano da parte i pregiudizi nei confronti di MARA e presentare le notizie in modo responsabile e diretto.
E’ stata descritta nella presentazione e nei documenti la visione di una “amministrazione di Patani Darussalam”. La loro missione è di “cercare insieme una soluzione politica giusta comprensiva e sostenibile” con il MARA che è descritta come “una piattaforma consultiva per tutti i movimenti di liberazione di Patani, ONG, politici locali, professionisti e studiosi che sono chiari”
Gli obiettivi di MARA Patani sono:
promuovere l’unità e insieme portare la responsabilità con la gent di Patani del dirito alla autodeterminazione;
mantenere una lotta politica conduttiva, continua, progressista;
aprire lo spazio e l’opportunità per tutti i movimenti di liberazione di Patani, società civili di far conoscere le opinioni e suggerimenti e prendere decisioni collettive per determinare la direzione politica al tavolo dei negoziati;
conquistare la fiducia internazionale, la sua assistenza e sostegno per la lotta di Patani.
Abu Hafez ha spiegato che il termine Patani Darussalam è stato preferito a quello di Merdeka, sovranità, che la parte Thai non ama affatto. “Il nostro scopo ultimo è ancora la sovranità; non è cambiato. Comunque stiamo considerando altre opzioni nella partecipazione al processo di pace e nel raggiungimento del nostro obiettivo”. Al negoziato è affidato il problema dell’indipendenza.
I giornalisti hanno chiesto quanto fosse MARA Patani rappresentativa della gente di Patani, dal momento che ci sono tantissimi graffiti, manifesti che esprimono disapprovazione verso il percorso di pace.
MARA, secondo Ahmad Chuwo, è un’organizzazione aperta che non è ristretta alle sei organizzazioni, ma vuole includere gruppi della partecipazione dei cittadini. MARA vuole incontrare con le sue attività altra gente, i media e quanti vorranno partecipare.
“Includeremo i gruppi buddisti thai, gruppi delle donne, gruppi religiosi ed altri che vogliono essere con noi.”
A questo fine di essere inclusivi il gruppo ha chiesto al governo thai l’immunità per 15 delegati per poter quindi interagire con la società e la gente di Patani, ascoltare le loro opinioni.
Sukri ha poi esposto le tre proposte pregiudiziali di MARA.
La prima è di fare dei colloqui di pace del Profondo meridione una questione nazionale con l’appoggio del parlamento per evitare che un prossimo governo rigetti tutto e si ricominci da capo.
Seconda proposta è l’immunità per 15 delegati del MARA e la terza è che MARA sia riconosciuta ufficialmente. La autorità thai finora non hanno dato risposta. Solo quando la giunta accetterà queste proposte si potrà discutere di altre importanti questioni.
I giornalisti hanno chiesto quanto fossero rappresentativi i membri del BRN nel MARA. La risposta non è stata diretta, ma hanno sottolineato che la partecipazione al MARA era assolutamente nelle linee operative del BRN.
Ovviamente anche nel BRN ci sono opinioni discordanti riguardo la discussione e la comunicazione con lo stato thai, ma questo forse lo si deve dire anche dello stato thai e delle sue agenzie. MARA in primo luogo metterà al centro le opinione della gente di Patani e poi i disaccordi sulle discussioni interne.
Abu Hafez ha specificato le ragioni per cui MARA Patani ritiene le tre proposte fondamentali per il processo di pace: esso deve andare avanti anche se c’è un cambio di governo. Per questo è necessario il sostegno del parlamento a riguardo.
Col governo Yingluck si ebbe un certo passo in avanti nel negoziato che fu poi rigettato dalla giunta di Prayuth. Al momento a sostenere questo processo c’è solo un Ordine 230 di Prayuth che, di per sé, non è una garanzia della volontà del prossimo governo di portare avanti il processo attuale di pace.
“Supplico i media che si affrettino a spingere affinché il processo di pace raggiunga un livello di importanza nazionale. Non facciamo questo per noi ma per la pace a Patani.” dice Abu Hafez. “Persino gli allagamenti sono diventati una questione nazionale. Prayuth ha l’articolo 44 della costituzione provvisoria nel palmo della mano. Qualunque cosa voglia la può fare.”
Sul fatto che il governo thai riconosca MARA Patani, Abu Hafez ha specificato che sino ad ora la giunta chiamava l’insorgenza al tavolo dei negoziati Parte B, cioè persone che hanno un punto di vista differente dallo stato. “Finora Prayuth non vuole ancora chiamarci col nostro nome”.
Se queste raccomandazioni non saranno soddisfatte MARA continuerà i negoziati in modo non ufficiale, cioè colloqui su questioni che non sono importanti.
Lo stato thai ha anch’esso fatto delle raccomandazioni il 25 agosto che sono: creare uno spazio sicuro, sviluppare la qualità della vita e accessibilità per tutte le parti al processo di pace. MARA al momento non può dire nulla perché lo stato deve ancora rispondere alle sue tre richieste cosicché si possano iniziare i negoziati ufficiali e prendere le decisioni.
Benché il quadro temporale della risposta thailandese sia “quanto prima”, MARA ricorda le difficoltà a parlare con la gente di Patani sul posto senza doversi incontrare in Malesia. La Malesia, ricorda Abu Hafez, ha stilato pagine di esempio di Termini di riferimento, TOR, che entrambe le parti devono modificare secondo quanto loro serve.
Sulla sincerità del governo Abu Hafez ha detto: “E’ difficile misurare la sincerità ma è facile misurare la serietà. Vediamo, per esempio, che non sono seri riguardo la questione di portare i negoziati di pace a livello nazionale. Per quanto riguarda la sincerità del MARA, il rappresentante del BRN ha detto che la minore violenza nel Ramadan era una prova della loro sincerità nei colloqui di pace.
Una prova, forse, della poca fiducia di parte della stampa nel MARA viene dalla domanda di un giornalista il quale chiede al BRN se avessero comunicato qualcosa al governo thai sulla bomba a Ratchadaprasong, sul loro non coinvolgimento. BRN ha preferito non commentare.
Sul futuro di questa conferenza stampa, Abu Hafez fa notare come la parte thai, al contrario dei suoi predecessori durante il governo Yingluck, non ami queste comunicazioni che ritiene possano essere fuorvianti, comunicando una cattiva comprensione di quanto detto. La parte thai richiede invece una conferenza stampa congiunta che però il MARA ritiene possibile solo dopo che il processo di pace diventerà ufficiale.
Sull’uso della violenza contro i civili, Sukri Haree del BRN ha detto che il BRN non ha politiche sull’esercizio della violenza contro i civili ma solo verso la sicurezza thai. I danni contro i civili non sono intenzionali ma danni “collaterali”.
Abu Akrim Bin Hasan ha sottolineato il ruolo dei media nel descrivere il conflitto in atto: “Se i media fanno un resoconto positivo del processo di pace, il processo continuerà, altrimenti fallirà”
Si ricorda che i negoziati tra lo stato Thai e il movimento armato procedono da sempre, dall’inizio del conflitto, sebbene molto spesso siano avvenuti di nascosto.
Per molti analisti lo stato thai non è stato mai sincero né serio nei negoziati che spesso ha usato per raccogliere le identità dei partecipanti e poi poterli incriminare.
Col governo Yingluck a febbraio 2013 iniziano a Kuala Lumpur i primi negoziati chiari, sotto la facilitazione malese, che terminarono quando scoppiarono le proteste guidate dal PDRC che portarono al colpo di stato. Con L’ordine 230 di Prayuth sono ricominciati ed il primo incontro si è avutonel giugno 2015.
dall’articolo di Thaweeporn Kummetha su Prachatai