La Thailandia, paese che è riuscito sempre bene a navigare nelle pericolose acque internazionali, potrebbe aver esaurito la propria buona sorte quando è scoppiata la bomba quel 17 agosto 2015 al tempio di Erawan, nel centro di Bangkok.
Mentre il paese è conosciuto come un punto di transito e porto sicuro per tutti i tipi di malizie e di veri e propri crimini, non è mai stato però un obiettivo. Lo scoppio della bomba di Erawan, che uccise venti persone ferendone altre 130, ha cambiato tutto questo.
Quello che le autorità thai devono ora fare è di rafforzare l’applicazione della legge e della raccolta delle informazioni, promuovere la vigilanza pubblica e ricalibrare la posizione della politica estera per assicurare un bilancio migliore dove la politica di stato interseca il crimine transazionale.
Mentre le indagini in corso sulla bomba portano più sospettati e informazioni, le prove raccolte sembrano puntare ad una rete opaca di crimine transnazionale che coinvolge il traffico di Uighurs, i quali sono essenzialmente musulmani cinesi di estrazione turca della regione Xinjiang cinese.
La scoperta di centinaia di passaporti falsi turchi in un appartamento abitato da un sospettato fondamentale suggerisce l’esistenza di un commercio organizzato ed illecito di migranti, cosa comune in questo paese. Operazioni illegali di emigranti esistono per altri gruppi etnici sotto repressione, come quelli birmani, laotiani e cambogiani. Persino i Nordcoreani hanno attraversato un punto di transito trafficato verso la Thailandia per tornar in Corea del Sud.
Questi traffici di migranti e di schiavi prosperano localmente a causa della società permissiva e ospitale della Thailandia e la facilità di vita, spinti da un’applicazione della legge scarsa e spesso corrotta. Per la gran parte la Thailandia è un punto di transito temporaneo ed un mercato per transazioni transnazionali ombra.
La Thailandia è stata più un passaggio che un obiettivo e destinazione diretti. Talvolta la gente di altre parti giunge con lo scopo di danneggiare altre persone non thai che sono qui. Stranieri non vengono a danneggiare i thai su base sistematica. I Thai da soli si sono fatti del male con la loro polarizzazione politica protratta.
Nella bomba di Erawan, i Thai e le altre nazionalità erano gli obiettivi diretti dell’attacco. Sempre più filoni di indagini portano alla deportazione fatta dal governo dei 109 Uiguri in Cina. La connessione dei Uighurs e il cattivo calcolo diplomatico del governo thai lo si nega dalle parti del governo ma le sempre crescenti prove indicano che un anello di disperato di Uighurs e di loro simpatizzanti hanno eseguito la vendetta.
Per quanto il governo ci prova a negare la pista Uiguri gli investigatori della polizia insistono che questo non è un atto di terrorismo poiché una tale ammissione colpirebbe drammaticamente la vibrante industria turistica del paese. Entrambi sono smarriti.
Abbiamo bisogno di guardare la questione chiaramente per spingere in avanti la Thailandia. Nel passato la Thailandia l’ha fatta franca. Una serie di attacchi terroristici sul nostro suolo sono stati sventati dalla buona sorte. Nel marzo 1994 un camion pieno di esplosivo destinato all’ambasciata israeliana rimase immobilizzata a causa di uno scontro con una moto. E nel 2012 si bloccò un piano di attentati terroristici da parte di un gruppo di iraniani contro obiettivi israeliani a causa di una esplosione prematura.
C’era in qualche modo una dose di buona sorte dalla part della Thailandia ma ora potrebbe non essere più il caso.
Stando alle prove a disposizione, è difficile non concludere che la bomba di Erawan sia un’operazione terroristica connessa agli Uiguri designata per uccidere e far male e vendicarsi della politica thai e delle sue manovre diplomatiche.
In questa fase, la Thailandia ha bisogno di ripensare il suo status classico come porto e transito di crimini illeciti transnazionali. Ha bisogno di tagliare queste reti criminali in modo sostenuto e dare il messaggio che le autorità ci credono veramente e che il futuro sarà una storia totalmente differente. Aver permesso per così tanto tempo al crimine internazionale di prosperare è in parte responsabile per la bomba di Erawan.
Più importante, si deve ricalibrare la politica di stato. Sappiamo ora che la Cina cercherà sempre più concessioni della Thailandia in un momento in cui il governo thai è debole all’estero.
Dopo l’ultimo golpe il governo militare del paese è impazzito per il riconoscimento e sostegno di Pechino di fronte alle critiche dei paesi democratici che includono Giappone, Indonesia e Filippine oltre le solite voci occidentali. Abbiamo visto che i termini finanziari del sostegno cinese allo sviluppo della ferrovia in Thailandia erano al quanto più rigide, con tassi di interessi più alti e periodi per ripagare più corti. Il governo cinese ha avuto altre concessioni come quella della deportazione degli Uighurs.
Bangkok sarà sempre come ha sempre voluto essere vicina a Pechino, la superpotenza gigante sua vicina, e la Thailandia sta nel retro del sudestasiatico continentale della Cina. L’asse Bangkok Pechino risale a vari secoli fa e vi è solo un solo brevissimo periodo oscuro della guerra fredda. Ma ora è tempo di riconsiderare le sottigliezze thai verso la Cina. Con una faccia aperta la diplomazia thai dovrebbe insistere che non cambia nulla. Allo stesso tempo la Thailandia ha bisogno di appoggiarsi alle altri grandi potenze fuori dell’orbita di Pechino, come Giappone, Corea e India.
Mentre è una questione di estensione, è chiaro che il governo militare della Thailandia si è spinto troppo lontano per un soccorso diplomatico della Cina. La bomba di Erawan potrebbe essere il costo di politica estera più pesante dell’ultimo golpe del paese.
Le autorità thai avranno bisogno di perseguire una linea sottile. Ora forse è un tempo buono per chiedere alle autorità cinesi del destino verificabile di quei 109 Uighurs che furono portati via incappucciati e affiancati singolarmente da un poliziotto cinese. Allo stesso tempo la Thailandia deve perseguire tutti i colpevoli ed esecutori della bomba di Erawan e portarli davanti alla giustizia.
Il messaggio dovrebbe essere come è sempre stato durante il periodo imperialista e le guerra mondiali. La Thailandia non vuole essere un nemico di nessuno e non sarà costretta a scegliere tra due nemici per la pelle.
Thitinan Pongsuhirak, Chulalongkorn University, Bangkok Post