Le popolazioni indigene delle province di Davao del Norte, Surigao del Sur e di Bukidnon condividono le medesime esperienze di essere maltrattate, uccise e ricollocate a causa delle truppe paramilitari e dei soldati governativi. A sostenerlo è Kalumaran, una confederazione di differenti etnie a Mindanao.
Ad essere colpiti, oltre alle morti e agli arresti, sono varie scuole lumad gestite da ONG che diventano un obiettivo delle forze paramilitari e dei soldati.
“E’ una forma di etnocidio, ma è anche peggio perché ci sono caratteristiche specifiche di impunità e di omicidi che prendono di mira i Lumad. Ed ad allarmare è che accade su tutta Mindanao” dice Dilphing Ogan di Kalumaran.
Da maggio sono 700 i lumad cacciati dalle loro case a Talaingod a Davao dopo che forze governative e gruppi paramilitari di Alamara hanno preso di mira vari villaggi nella città. Centinaia di studenti sono stati privati del diritto di andare a scuola dopo che almeno 24 scuole primarie e secondarie, gestite da Salugpungan Ta Tanu Igkanugon Community Learning Center e Mindanao Interfaith Services Foundation Inc, sono state chiuse e i docenti minacciati di morte.
Le popolazioni di vari villaggi attorno a San Fernando nella provincia di Bukidnon, che confina don Davao, sono state spostate da marzo dopo che il gruppo paramilitare di Alamara e i militari hanno occupato i loro villaggi.
Circa 700 lumad di Bukidnon e Davao restano nel Haran Center della United Church of Christ a Davao a causa della militarizzazione delle loro comunità.
Lo scorso 23 luglio 500 poliziotti e forse del governo avevano condotto una “operazione di salvataggio” presso Haran Center per costringere i lumad a tornare nelle loro case. Ne seguirono violenze dopo che la polizia aprì con la forza i cancelli del centro. Almeno 17 lumad e 2 poliziotti furono feriti nello scontro tra gli evacuati lumad e i poliziotti “salvatori”.
Il 18 agosto cinque lumad della etnia Manobo tra i quali due bambini du 13 e 17 anni, furono uccisi dalle forze militari speciali a Pangantucan a Bukidnon. I militari affermarono che i due uccisi erano ribelli del NPA, guerriglia comunista, che però ne ha smentito l’appartenenza e ha detto che si trattava di civili.
Il 27 agosto almeno 11 manobo e capi delle organizzazioni contadine sono stati arrestati dai soldati a Kitaotao a Bukidnon mentre eseguivano 57 mandati di perquisizione in una comunità di sospetti militanti della guerriglia. Sono stati ritrovati un fucile M16, un lanciagranate M79, vari esplosivi e documenti contro il governo.
Secondo il capitano Alberto Caber del comando militare di Mindanao orientale l’operazione aveva “liberato” il villaggio dalla guerriglia del NPA.
Secondo Isidro Indao di Kahugpongan sa mga Mag-uuma sa Kitaotao i capi e le loro organizzazioni erano obiettivo a causa della loro campagna contro le violazioni di diritti umani nelle comunità di montagna e chiedevano ai gruppi armati, specie i militari, di non occupare i villaggi civili.
Il 28 agosto varie famiglie sono fuggite dalle loro case dopo che il gruppo paramilitare Bagani, guidato da un certo Hasmin, ha ucciso i fratelli Crisanto e Loloy Tagugol a San Miguel a Surigao del Sur.
Il 1 settembre almeno 2000 residenti da Diatagon a Lianga a Surigao del Sur sono stati evacuati da un gruppo paramilitare, presumibilmente accompagnati da soldati, e veniva ucciso Emerico Samarca direttore del Alternative Learning Center for Agricultural and Livelihood Development (Alcadev). Alcadev è un’istituzione di apprendimento privata ma regolata dal governo che fornisce la formazione essenziale e tecnica per i bambini Lumad nelle comunità raamente raggiunte dai servizi del governo.
Uomini armati, conosciuti come Magahat, hanno ucciso Dionel Campos e il cugino Aurelio Sinzo. Campos era un capo comunità e presiedeva il gruppo di etnie locali Maluhutayong Pakigbisog Alansa sa Sumusunod, conosciuto per la sua posizione di protezione delle terre ancestrali e per la sua campagna contro le violazione dei diritti umani che prendono di mira i lumad.
“Questi sono i casi più eclatanti ma danno il quadro generale di un tentativo sistematico, pianificato e deliberato di distruggere i lumad. Gli attacchi vanno newlle aree lumad con scuole indigene affermate e organizzazioni di persone” dice Ogan.
Non esiste altra ragione dietro questi attacchi che la frustrazione dei militari e delle compagnie minerarie sulla caparbia delle varie etnie a non permettere le operazioni di attività economica estrattiva nell’area come attività minerarie e diboscamento. Questi sono i posti migliori per estrarre oro, nichel e rame. E queste aree sono le ultime foreste restanti a Mindanao, sostiene Ogan.
Karlos Manlupig, Inquirer
Di seguito traduciamo parte di un articolo di Teddy Casino della sinistra filippina su queste vicende.
I soldati, i ribelli e le popolazioni Lumad, Teddy Casino
Da vari mesi seguo la questione delle popolazioni indigene o Lumad di Mindanao particolarmente quelle evacuate nelle aree urbane per evitare le intense operazioni militari nelle loro comunità.
L’ultimo triste episodio coinvolge 700 evacuati Manobo che fuggivano a Davao dalle loro comunità militarizzate di Davao Orientale e Bukidnon. “Un “salvataggio” della autoproclamata principessa Nancy Catamco, parlamentare del secondo distretto di North Cotabato, che è diventato violento quando la polizia e gruppi paramilitari hanno tentato di aprire i cancelli della chiesa che ospitava gli evacuati Manobo.
Ero a Davao di recente e mi sono preso il tempo di parlare ai capi Lumad che stavano al haran Center. Ho incontrato una decina di datu compreso il capo Manobo Bai Bibyaon Ligkayan Bigkay, la donna che sarebbe dovuta essere “salvata” dalla Catamco ma che alla fine ha attaccato la parlamentare perché ha imbrogliato la sua propria gente.
Tutti i datus hanno espresso all’unisono la paura, l’angoscia e la frustrazione per il modo in cui erano condotte le operazioni militari nelle loro aree. Una tipica lamentela era così: “Quando arrivano i soldati costruiscono un distaccamento o stanno nelle nostre scuole anche se non lo vogliamo. Non chiedono il permesso quando si prendono i nostri polli e i nostri raccolti. Feriscono o uccidono i nostri capi. Abusano e violentano le nostre donne. Sono sempre sospettosi degli uomini. Non hanno rispetto per come facciamo le cose. Seminano confusione e discordia e mettono l’uno contro l’altro nelle famiglie”.
“Ci è permesso recarci nei nostri campi per sole due ore, oltre questo tempo siampo sospettati di incontrare la NPA, Nuovo esercito popolare. Se sei svelto e hai buone risposte alle loro domande dicono che hai ricevuto l’insegnamento della guerriglia. Vogliono chiudere le nostre scuole perché dicono che sono scuole della guerriglia”.
Lamentano anche che molti uomini sono stati costretti ad arruolarsi nel gruppo paramilitare di origine lumad Alamara. Chi rifiuta è considerato un simpatizzante del NPA.
Quando ho chiesto loro del NPA mi hanno detto: “Passano ma non insistono nello stare presso le nostre comunità o nelle case. Non costruiscono accampamenti o non stanno nelle scuole. Se vogliono i nostri animali chiedono permesso e li pagano. Ci ascoltano e seguono le nostre regole come quando diciamo che in un luogo non vogliamo le armi. Non le portano. Quando abbiamo lamentele su di loro ascoltano e puniscono quelli che hanno sbagliato. Rispettano noi e il nostro stile di vita. Ci insegnano cose e ci aiutano in molti modi”
Ascoltando ai loro tanti paragoni tra i soldati filippini e NPA, ho provato un senso di affetto per i ribelli e nessuno per i soldati governativi.
Sono sicuro che i militari diranno che gli evacuati sono stati istruiti molo bene dal NPA e dalle “organizzazioni del fronte comunista”. Ma persino il parlamentare Asley Acedillo ammette che il 70% del NPA in Mindanao proviene dalle comunità lumad. Se fosse vero, allora la guerriglia del NPA deve essere veramente popolare presso i lumad.
Quindi ho chiesto ai datus: “Ma perché siete fermamente contro la presenza dei soldati ma non contro NPA?”
La risposta è stata semplice e unanime: “NPA rispetta i nostri diritti, i nostri modi e tradizioni mentre i soldati no. Anche quando giungono i soldati sono lì per proteggere gli interessi di qualche altro, non i nostri”.
Di nuovo i militari diranno che si tratta di propaganda, che i lumad esprimono le parole del NPA. Qui sta il problema.
Se le forze armate vogliono essere efficaci, forse dovrebbero iniziare a dare ai lumad il rispetto che meritano. Questo comporta accettare le parole che loro dicono e comprendere il loro problema. Le popolazioni indigene possono essere gentili, analfabeti e timidi, ma non sono stupidi.
Se i lumad voglionio che le forze armate si ritirino, allora i militari devono rispettare questa scelta, ritirarsi e non considerarla una sconfitta tattica. Trovassero modi migliori.
I militari insistono che le scuole lumad insegnano l’odio verso il governo. La sua soluzione? Occupare le scuole, minacciare i genitori a non mandare i figli a scuola o peggio chiudere del tutto le scuole. Ma è una soluzione che causa ancor maggior risentimento.
Forse è giunto il momento che i nostri soldati non vedano più i lumad come dei nemici o come simpatizzanti del NPA, o ignoranti e semplicioni ingannati, ma esseri umani che possono pensare e agire di conseguenza.
Teddy Casino TeddyCasino