Quella scoperta e le successive indagini di cinque mesi, come chiesto espressamente dal primo ministro e capo della giunta militare Prayuth, portarono all’incriminazione di 155 persone, delle quali 91 risultano in carcere. Tra questi è comparso il nome di Manas Kongpaen, un generale dell’esercito e fedele servitore dello stato, che in quegli anni comandava nelle regioni estreme meridionali che sono sede anche di un’insorgenza feroce dal 2004 che ha fatto oltre 6500 vittime.
L’artefice di questa lotta a livello di polizia è Paween Pongsrin che alla fine dei cinque mesi è ancora al lavoro su questa questione.
In altri articoli abbiamo espresso, alla luce dei vari rapporti delle grandi agenzie e giornali, grandi dubbi sull’intreccio tra traffico di schiavi e le forze armate thailandesi perché la rotta del traffico porta proprio in una zona di confine fortemente militarizzata e in guerra. E’ ovvio che un’indagine seria non si possa fare in pochi mesi, ma la Polizia nazionale ha deciso che tanto basta.
Il generale Paween Pongsirin lamenta proprio la necessità di approfondire il lavoro per eliminare quelli che hanno gestito il traffico ed hanno le armi e la forza, nonché la libertà, di poter colpire chi finora si è battuto contro il traffico.
Il gruppo di lavoro sul traffico umano è stato formalmente sciolto, mentre il generale Prawenn Pongsirin è stato ufficialmente trasferito proprio a Yala, il centro del traffico di schiavi ed uno dei centri dell’insorgenza.
Leggiamo da Phuketwan da alcuni articoli dei soliti Alan Morison e Chutima Sidasathian. Per inciso, i due giornalisti devono attendere fino alla fine di novembre per sapere se la procura di stato non farà ricorso contro la sentenza di assoluzione dall’accusa di diffamazione lanciata contro di loro dalla Marina Reale Thailandese. Il loro lavoro fu di tradurre un articolo della Reuters che iniziò questa lotta al traffico di schiavi e mise in luce la collaborazione di elementi dello stato nel traffico.
“Il poliziotto che guidò le indagini della Thailandia nel traffico di schiavi è in ferie e pensa a lasciare la polizia a causa di un trasferimento nel profondo meridione che pone la sua vita in una posizione molto rischiosa. Il generale Paween Pongsirin guidò il gruppo di lavoro che fece 155 arresti in seguito alla scoperta di fosse comuni e campi di schiavitù nella giungla lungo il confine malese thai all’inizio di quest’anno. La sua unità è stata quindi disciolta.
Ci sono stati dati solo cinque mesi, il lavoro non è ancora finito dice il generale Paween Pongsirin che crede che sarebbero stati arrestati altri ufficiali anziani se la sua unità non fosse stata smembrata velocemente. Tra gli arrestati ci sono 5 ufficiali militari di cui un generale, quattro anziani della polizia e 4 ufficiali del ministero dell’interno, politici locali ed altri. Un ufficiale dell’esercito e uno della marina sono latitanti.”
A Paween hanno pensato bene di dare il premio nominandolo vice comandante della provincia di Yala che, insieme a Pattani e Narathiwat, rappresenta il cuore dell’insorgenza e del traffico di schiavi.
Si legge sul Phuketwan:
“Potevano nominarmi in altre province ma i miei signori hanno scelto il profondo meridione. Ho detto che non è un buon governo. Sono molto preoccupato per la mia sicurezza. Cosa ho fatto di spagliato” ha detto il generale che ricorda come il traffico di schiavi sia un problema per tutta la regione. Per la Thailandia rappresenta una grande spina nel fianco se si considera che ha perso una posizione privilegiata nel commercio con gli USA che hanno posto il paese al livello 3, quello più basso al fianco di paesi come Iran, Corea del Nord e Siria.
Questa situazione precaria del generale Paween non è sfuggita a Human Rights Watch che ricorda come all’impegno verbale dei generale thailandesi contro il traffico umano deve corrispondere l’impegno sul campo nella lotta alla schiavitù. Etra questi impegni “ci devono essere l’assicurarsi che chi ha lavorato duramente per giungere alla soluzione di questi casi siano apprezzati, e che i loro sforzi siano premiati quando con successo agiscono per porre fine all’impunità per questi crimini orrendi”
In un altro articolo sempre di Phuketwan si legge delle dimissioni di Paween Pongsirin.
“.. La ragione principale per cui si dimette oggi è perché se accettasse la nomina a vice comandante della polizia di Yala nel profondo meridione thailandese, si troverebbe esposto lla vendetta della rete di trafficanti di schiavi che sono ancora liberi….
Pensa che ci sono ancora gente anziana in uniforme che non è stata ancora incriminata per il loro ruolo nel traffico che è fiorito per anni attraverso la Thailandia fino a maggio, quando furono scoperte le fosse comuni di Rohingya e Bangladeshi lungo la frontiera con la Malesia….
Con lo smembramento dell’unità di indagine del traffico di schiavi la moglie incinta di uno dei testimoni chiave dei Rohingya contro alcuni sospettati importanti è restata in balia di se stessi senza protezione o aiuto.
Il generale Paween ricorda che porre fine al traffico di schiavi fu resa una priorità dal generale Prayuth stesso. Ho lavorato duramente a beneficio del paese ed ho arrestato alcuni ufficiali militari e la loro rete, ha detto Paween.
Yala è una provincia dove il generale Paween Pongsirin sa che i trafficanti sono ancora liberi decidendo perciò di rigettare la nuova nomina e dare le dimissioni dopo una lunga carriera rispettata ed onesta.
E’ molto triste ma non ho scelte. La mia prima priorità è proteggere la mia vita e le vite della mia famiglia, ha detto il generale.”
Su altri giornali, il generale parla di minacce alla vita senza però sostanziarle, dovute a 5 personaggi dell’esercito latitanti. Un sesto sarebbe morto nel frattempo.
Il traffico di schiavi è andato avanti per anni ed ha incluso Rohingya, gente del Bangladesh come pure Uighurs cinesi e chiunque altro è intenzionato ad andare in Malesia e Indonesia. Ha generato un’industria miliardaria che di certo prima o poi ritornerà in auge.
Contro di essa ci sono tanti che si battono e che avrebbero voluto vedere una maggiore denuncia ed una radicale eliminazione della rete.
HRW dice in proposito:
“Il problema serio della Thailandia del traffico di schiavi si allontana ancor di più dalla soluzione con la perdita del generale Pawin Pongsirin che ha fatto un lavoro esemplare di indagine contro le bande del traffico di schiavi, coinvolte nel perpetrare la miseria dei Rohingya, e perseguendo chiunque fosse coinvolto, indipendentemente dai gradi e dalle connessioni importanti. Trasferire un ufficiale così efficiente e fortemente impegnato in un modo punitivo, e lasciare i testimoni senza protezione sono proprio i modi che l’elite del paese ha storicamente usato per mandare in fumo le indagini contro i diritti umani violati.
C’è bisogno che il governo USA e la comunità internazionale faccia qualche domanda forte su questo caso a chi comanda in Thailandia nella lotta contro il traffico.
Queste indagini penali di persone influenti andranno a finire nello stesso modo in cui tante indagini del passato sono andate a finire? Che gli accusati si prendano tempo, voltare lo sguardo di fronte all’intimidazione o alla corruzione dei testimoni per poi dichiararsi senza colpa e fare la parte egli sconfitti quando i tribunali sgonfiano le accuse permettendo ai trafficanti di andarsene liberi?
E’ ora il momento di fare qualcosa per far sì che non avvenga tutto ciò”.
Se il governo non deciderà altrimenti sul trasferimento, il generale Paween Pongsirin, con una carriera lunga e rispettata, entro trenta giorni toglierà il disturbo.
A rimetterci ancor di più sarà di certo la moglie del testimone chiave Rohingya. Dice Phuketwan
“Mentre il testimone chiave contro i trafficanti è mantenuto in un luogo sicuro in Thailandia la moglie incinta che partorirà a gennaio, è stata lasciata a vedersela da sola. Vive in base alla carità e all’aiuto di altri Rohingya che vivono in Thailandia per sopravvivere. La sua salute sta sempre più peggiorando. Da quando hanno sciolto l’unità di indagine speciale varie settimane fa non ha avuto nessuno a cui rivolgersi per un aiuto. Sono stati visti varie persone intrufolarsi nella casa dove vive.
E’ una situazione di potenziale disastro. La sua salvezza è vitale per il successo della campagna per porre fine il traffico di schiavi in Thailandia. Eppure lei, incinta, è separata dal marito ed è ora terrorizzata per la propria vita”.