Una rete di professori universitari thailandesi rilasciarono una dichiarazione dal titolo “ Le università non sono delle caserme ” in una conferenza stampa di Chiang Mai chiedendo il sostegno alla libertà di espressione e pensiero critico nelle istituzioni educative.
Titipol Phakdeewanich non discute di politica su Faceebook, né è mai stato “invitato” dai militari a sottostare alle sessioni di “aggiustamento delle attitudini”. I colleghi dell’Università di Ubon Ratchatani lo descrivono come non politicamente attivo, dotato di una critica che non è né ostile né provocatoria, ben dentro i confini della educazione thai.
Ma persino dopo il suo primo incontro non ufficiale con i militari di dicembre scorso, la presenza continua dei militari nelle classi, ai seminari e agli eventi con le organizzazioni internazionali ha lasciato il lettore di scienze politiche nella paura e nella preoccupazione.
Nella provincia di Ubon, roccaforte delle magliette rosse, Tititpol è stato sotto osservazione almeno otto volte, sempre in occasione di incontri con le organizzazioni internazionali. Eppure dopo 18 mesi di governo militare non è il solo docente universitario ad essere sorvegliato, ad essere sottoposto alle minacce, al controllo e alla guerra psicologica che non è solo violazione della privacy ma anche della libertà accademica.
Titipol pensa che i militari sono preoccupati non solo sull’influenza sugli studenti ma forse più sui suoi rapporti con le ambasciate e le organizzazioni internazionali.
Mentre hanno vietato gli assembramenti con oltre 5 persone, sotto questo divieto sono stati posti anche seminari universitari e discussioni tra studiosi. Molti organizzatori devono porre la richiesta alle autorità prima di dar luogo all’evento che, nel caso di argomenti legati alla democrazia, alla politica alla lesa maestà, è rigettato sena ulteriore spiegazione.
A dicembre in una rara occasione a cui era stato dato il via libera per un forum sulla democrazia e diritti umani alla presenza di rappresentanti della UE e dell’ONU, erano presenti vari ufficiali militari.
Prima del golpe Titipol non h mai pensato di diventare un obiettivo a causa del suo insegnamento. Per tanti anni ha organizzato e preso parte ad eventi come parte del suo ruolo di lettore di scienze politiche.
“Il mio lavoro non coinvolge l’opposizione al governo o alla NCPO” disse Titipol ai militari quando fu invitato ad una discussione insieme ad altri membri universitari e a studenti. “Mi presentai ed uno dei soldati disse ‘tu sei Ajarn Boy’, che mi scioccò un po’ perché sembrava che fossi sorvegliato.”
Da allora la sorveglianza è continuata nelle classi e seminari, compresi quelli in c’erano rappresentanti dell’ambasciata americana che su basi regolari invia personale per dare letture particolari per gli Studi Americani su questioni che vanno dalla corruzione alle borse di studio alle tematiche dei diritti LGBT.
Ad agosto vari militari parteciparono ad una discussione sui diritti LGBT dove erano presenti personale dell’Ambasciata americana come di Organizzazioni non governative.
“La prima questione che i militari mi chiesero fu ‘Ajarn, che cosa provano esattamente a farti credere oggi?’” ricorda Titipol “Vedevano tutto nel contesto della guerra del Vietnam, ma al posto della propaganda comunista credo che vedano la democrazia come propaganda e minaccia alla sicurezza nazionale”.
Il giorno dopo tornarono al campus per scattare le foto agli studenti nella facoltà di scienze politiche.
I militari ritornano nel campus ogni giorno a prendere foto. Durante una visita ufficiale di Gina Casar del UNDP ad ottobre, si misero ad ascoltare la conversazione di Titipol con i rappresenanti dell’ONU.
Ma argomenti come i diritti LGBT e la lotta alla corruzione sono difficilmente una minaccia alla sicurezza e sono infatti parte dell’iniziativa che aderisce alla politica del NCPO.
La cooperazione internazionale ed il buon governo sono tra le questioni assunte dal personale di Scienze Politiche su richiesta del governo. Prayuth stesso ha fatto del contrasto alla corruzione una priorità nazionale sin dai primi giorni del golpe.
“Considero la sorveglianza come una violazione della libertà accademica” dice Titipol. “Considerano le mie attività come una minaccia alla sicurezza nazionale, ma questo modo di pensare è problematico perché identificano questo termine in modo largo con tutto ciò che inflenza a stabilità del NCPO o del governo”.
Nessuna risposa alla richiesta di commento volta ai militari.
L’ambasciata americana continua ad essere preoccupata delle continue limitazioni ai diritti umani e alle libertà fondamentali in Thailandia tra le quali le restrizioni alla libertà di espressione e alle riunioni pacifiche.
“Crediamo che la libertà di espressione e di riunione insieme alla libertà accademica sono essenziali ad un robusto dibattito pubblico sul futuro della Thailandia” ha detto la portavoce Melissa Sweeney. “Quel dibattito è essenziale alla costruzione di istituzioni democratiche sostenibili, essenziali ad assicurare un futuro stabile, sicuro e prosperoso per la nazione thai e la sua gente.”
Il clima di paura comunque è entrato nelle classi dove il pensiero critico è tenuto basso e i lettori dicono di non voler discutere questioni sensibili per paura della sorveglianza dell’esercito. Inoltre c’è anche la paura che qualcuno possa fare da spione nella classe e riportare il contenuto tramite legami familiari.
“Abbiamo paura per la nostra sicurezza personale. Non c’è alcuna garanzia sulla sicurezza della mia vita” dice Tititpol. “Una delle cose da notare è che, se non si ristabilisce un ruolo di partecipazione per la popolazione in un qualche modo, le tensioni sociali e le minacce alla coesione persisteranno se non peggioreranno. E questo è una cosa che vorrei che la Thailandia evitasse.”
Dopo vari incontri non ufficiali ed informali per incontrare gli ufficiali di rango, Tititpol fu invitato ufficialmente dal NCPO ad un incontro a luglio per comprendere il loro processo di lavoro. L’università di Ubon era una delle quattro università della provincia a ricevere l’invito, e loro furono inviati nell’attesa che i loro professori da rappresentanti dell’università avrebbero presenziato.
Il focus dell’incontro era di cercare assicurazioni che le varie università monitoreranno le attività degli alunni e fu detto chiaramente che era una conseguenza delle attività del gruppo Dao Din.
Le preoccupazioni dei militari per l’opposizione studentesca del Nordest, una roccaforte delle magliette rosse, furono esaltate dopo che il gruppo di Dao Din dell’Università di Kohn Kaen non si presentarono alla polizia a luglio.
Gli studenti erano tra i 14 arresti del maggio 22, primo anniversario del golpe, durante una protesta al monumento della democrazia di Khon Kaen.
Quando Prayuth fece visita a Khon Kaen all’inizio del mese, Titipol ricevette una telefonata dalla sicurezza che voleva sapere se gli studenti pensavano di fare delle attività.
“I militari hanno paura che i nostri studenti di scienze politiche avrebbero condotto attività simili al gruppo di Dao Din.”, come pure c’era la preoccupazione per possibili finanziamenti da parte di donatori esteri come ONU ed altre ONG internazionali. “Siamo stati informati che dobbiamo agire per assicurarci che qualunque sostegno finanziario agli studenti sia approvato prima dalle università e che sia data informazione ai militari. Ci è stato detto che questo approccio è necessario perché afferiscono alla sicurezza nazionale”.
I militari espressero la preoccupazione circa la comunicazione di quegli studenti che sostengono o ammirano il gruppo Dao Din anche attraverso i media sociali. Tali attività potrebbero interferire col processo di riforma del NCPO e le università devono tracciare ale informazione come parte del loro lavoro di cooperazione con NCPO.
Dopo il golpe nel paese si diffusero dei manifesti contro il golpe con la frase “Abbasso la dittatura. La democrazia deve vincere”. La frase divenne popolare dopo che i militari sequestarono un manifesto simile agli studenti della Thammasat di Bangkok prima del loro incontro di calcio annuale di febbraio con gli studenti della Chulalongkorn.
Nello stesso mese apparve sui tavoli, sulle porte dei bus, le finestre, e persino sui muri della Chulalongkorn, l’università più antica e prestigiosa. Quando Vinai Poncharoen condivise la foto d un manifesto nella provincia di Ubon Ratchatani i militari la confusero con una simile stampata sulla bandiera bianca di fronte alla Maha Sarakham lo scorso anno. Vinai che lavora in quella facoltà fu considerato erroneamente il colpevole.
“Pensarono che stessi influenzando gli studenti” dice Vinai che dal golpe è stato convocato otto volte dalla polizia di Maha Sarakham.
La sua partecipazione a varie attività democratiche, come una campagna per promuovere le elezioni, si pensa che abbia attirato l’occhio dei militari persino prima del golpe. Non fu una sorpresa quando gli fu detto che era sula lista di persone che dovevano andare ai militari nei giorni del dopo golpe insieme ad altri membri di facoltà. Fu chiesto loro di non fare opposizione al golpe e furono minacciati di processo di front alla corte marziale nel caso di un loro arresto.
Lo scorso mese un colonnello ed i suoi subordinati tennero un incontro all’università co Viani, il rettore ed il vice rettore.
“Dissi loro che non avrei smesso di parlare di politica su Facebook. Il colonnello mi minacciò che questa era la sua ultima richiesta, rifiutandosi però di dire cosa sarebbe successo se avessi violato la regola” dice Vinai che nel 2011 fu tra le 118 persone che firmarono una petizione per emendare la legge di lesa maestà e che in vari post espresse la sua posizione di emendare o abolire l’articolo 112 del codice penale.
In classe quando insegna politica è attento a discutere della monarchia e fa oscuri riferimenti. Un membro del personale aveva presenziato ad una sua lezione e il consigliere legale dell’università tentò di aggiungerlo alla lista di amici di Facebook. “I militari dicono che hanno una spia nell’università che mi controlla”.
Dopo una riunione di gabinetto del 27 ottobre Prayuth denunciò i lettori universitari per aver istigato pensieri ed azioni ribelli tra gli studenti. Quattro giorni dopo una rete di professori universitari rilasciarono una dichiarazione dal titolo “ Le università non sono delle caserme ” in una conferenza stampa di Chiang Mai chiedendo il sostegno alla libertà di espressione e pensiero critico nelle istituzioni educative.
“Unitamente dichiariamo che per far uscire il paese dal conflitto … c’è bisogno di creare una società tollerante verso le differenze di opinioni, trasparenza nella soluzione di conflitti e un sistema giudiziario equo e responsabile. Tale società è una che è governata secondo una democrazia liberale ..e le istituzioni educative hanno un ruolo diretto nel creare una società democratica.”
Dopo questo evento la polizia di Chiang Mai convocò il professore di storia Attachak Sattayanurak e il docente di legge Somchai Preechasilapakul perché ascoltino le accuse di aver violato l’ordine del NCPO che vieta assembramenti politici di oltre 5 persone.
Il rettore della facoltà di scienze politiche della Università di Ubon Chaiyan Rajchaigool definisce barbarici la pattuglia costante dei militari nel campus perché intimidisce gli studenti e i lavoratori al pari di gente colpevole di crimini duri.
“E’ come bocciare gli studenti che non hanno le mie stesse opinioni, la cosa giusta da fare? Invece di andarsene in giro per il campus dovrebbero passare il tempo a leggere e meditare.”
Sebbene i docenti universitari non abbiano subito pressioni dirette dalle loro istituzioni, gli studiosi intervistati dicono che i loro datori di lavoro non li hanno sostenuti abbastanza.
Secondo iLaw fino allo scorso mese NCPO aveva convocato o si era presentato alle case di 790 individui e 65 di questi sono professori universitari.
Sawatree Suksri, assistente alla Thammasat, aveva avuto visite mensili alla casa da parte dei militari con visite che duravano massimo 15 minuti. Parlavano in modo educato e amichevole al contrario della loro attitudine dura quando parlano con politici e militanti. Ma chi ha descritto gli incontri li definisce intimidatori, nonostante la mancanza di rudezza.
“Indipendentemente dai modi non credo si possa considerare normale la presenza di ufficiali militari a casa” dice la Sawatree. “E’ una forma di intimidazione. Manda il segnale che non siamo più liberi”
Sawatree e Worachet Pakeerut della stessa facoltà fanno parte del gruppo Nitirat che nella campagna del 2012 per emendare la legge di lesa maestà subì fortissime critiche. Furono entrambi convocati dopo il golpe e Worachet dovette subire la sessione di “aggiustamento delle attitudini”. A loro è chiesto di non far dichiarazioni pubbliche e devono avere il permesso per andare all’estero. Nel caso violassero tale norma, le loro proprietà sarebbero bloccate e andrebbero sotto processo.
Il risultato finale fu che invece di tenere una conferenza stampa sulla costituzione i membri di Nitirat dovettero emetter affermazioni scritte o dare interviste personali. Finora Worachet ha limitato la sua presenza pubblica a tre sole volte, molto meno che nel passato.
Worachet fu accusato dalla procura militare il 4 agosto 2014 per aver sfidato l’ordine di riportare ai militari. Da allora ogni due mesi, in modo molto educato, incontra un gruppo di militari nella facoltà.
“Ho chiesto loro perché dovessi essere ancora controllato quando mi è stato ordinato di riportare al tribunale. Ma non mi hanno saputo dare una risposta” dice “Avere delle persone che ci controllano ogni volta è come avere Il Grande Fratello che ci osserva. E per cosa? Perdono tempo ma d’altro canto è forse un’azione psicologica”.
NANCHANOK WONGSAMUTH BangkokPost